In un bilancio femminil- femminista bisogna riconoscere che ormai sono tante le donne elette alle massime cariche senza “quote rosa”e scopriamo che, nel mondo, siamo più reazionarie che progressiste
Sabato, 20/12/2025 - Due underdog al governo: esempi del trionfo della parità. La prima, figlia del droghiere di Grantham, Gran Bretagna; l’altra giapponese, con babbo metalmeccanico e mamma poliziotta. In entrambe, una volta laureate, è prevalsa l’ambizione politica e hanno fatto carriera. Economiste. Conservatrici. Tekaichi addirittura ultraconservatrice. Margaret era nata nel 1925 e oggi festeggerebbe cent’anni, non amata dal popolo, ma ritenuta maestra da Tekaichi: certamente reazionaria se, da giovane parlamentare intendeva mantenere la pena di morte e da ministra tagliò il latte ai bambini delle elementari. Ma fu anche capace di votare per l’aborto e i gay. La signora giapponese - presto oggetto di incontro con Giorgia Meloni - si è impegnata contro i migranti, è militarista, ha procurato qualche preoccupazione al suo partito, il liberal-democratico Pld, durante la campagna elettorale per aver sostituito il partito Komeito buddista (ora all’opposizione) con il piccolo Partito dell’Innovazione, destrorso, scelta ben precisa essendo assai critica la situazione economica giapponese. Infatti Trump aveva imposto al Giappone 550 mld di investimenti negli Usa e dazi sull’importazione auto: Taikichi ha affidato le finanze a una donna non progressista, capace di una nuova Abenomix (del primo ministro Abe ucciso nel ’22), mentre il paese soffre di instabilità, non cresce, soffre troppi scandali e, come la nostra Meloni, ossequia Trump in visita mercantile.
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