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Chiara e Benedetta: dall'ascesa all'Olimpo mondiale del nuoto alla caduta nel duty-free shop

Chiara e Benedetta: dall'ascesa all'Olimpo mondiale del nuoto alla caduta nel duty-free shop

Il furto documentato dalle telecamere e, in attesa della definizione del 'caso', alcune riflessioni sul senso e sul valore del ruolo pubblico e di rappresentanza di un Paese

Martedi, 02/09/2025 - Il femminile di giornata. sessantanove / Chiara e Benedetta: dall'ascesa all'Olimpo mondiale del nuoto alla caduta nel duty-free shop
Agosto è terminato e, ripassando il femminile delle notizie del solleone, ci sarebbe davvero la possibilità di editare un giornale intero, anzi un libro.
Donne in guerra, donne al ludibrio delle genti per attività ludiche dei propri uomini, compagni ed altro: nude, pornografiche, eccitanti, umiliate, rubate della loro dignità da siti come “Moglie mia”,” Phica.eu”” e oltre. E ancora donne stuprate in parchi pubblici, in casa, all’ombra del tramonto nelle città e poi il protagonismo di donne nello sport, nel cinema, della politica, iniziando dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni permanentemente in missione e quant’altro e/o la Segretaria del primo partito all’opposizione Elly Schlein, impegnata nel districare “le beghe” per le prossime elezioni regionali e contemporaneamente contrastare il governo; senza, ancora, dimenticare le donne vittime delle guerre in corso, le emigranti affogate cadendo in mare dalle barche, alla fine di quel viaggio a cui affidavano, seppur con molta paura, una nuova vita.
Donne che hanno subito, donne che hanno agito in prima persona.
Quindi donne protagoniste, tante come vittime, tante come attrici in prima persona di notizie e storie che nessuna informazione ha potuto sottovalutare.
Una molteplice e multiforme femminilità di cui, riprendendo il filo di questo incontro settimanale, scelgo di soffermarmi sulla “bravata” delle nuotatrici campionesse olimpiche che hanno infangato se stesse per “giocare” senza ricordarsi chi sono e cosa rappresentano.
La storia è sicuramente nota per lo scalpore che ha generato, ma è utile e corretto ripercorrerla prima di fare qualche riflessione. Benedetta Pilato e Chiara Tarantino, due atlete nazionali del nuoto e vincitrici di importanti medaglie internazionali, dopo alcuni giorni di vacanza a Bali insieme ad altre nuotatrici, sono in attesa del volo di ritorno a casa, nel duty free shop dell'aereoporto di SIngapore le telecamere riprendono la situazione da cui nasce questa triste storia testimoniando la mano di Chiara Tarantino che, acchiappati un paio flaconi di oli essenziali, velocemente li infila nella borsa dell’amica Benedetta Pilato.
La reazione della polizia aereoportuale è immediata. Benedetta e Chiara vengono fermate insieme ad altre due compagne e sono controllate. Le due compagne sono subito rilasciate dopo una perquisizione assai attenta essendo state costrette a spogliarsi completamente, come hanno raccontato. Sorte diversa per Benedetta e Chiara che solo dopo alcuni giorni in albergo sono state rilasciate grazie “all’intercessione” impegnata, costruttiva e decisiva dell’Ambasciatore italiano a Singapore Dante Brandi, non solo efficiente ma anche testimone di un mandato che conosce bene essendo un ex pallavolista.
La vicenda di Tarantino e Pilato rimbalza sulla stampa per il valore delle atlete e apre interrogativi su come si evolverà penalmente, ma  sollecita una serie di considerazioni circa la “leggerezza” di alcune prese di posizioni che hanno accompagnato l’episodio, riguardo le conseguenze come sportive, come persone e, d’altra parte, il conflitto che divide già oggi le due atlete. Secondo le telecamere sotto accusa risulterebbe Chiara Tarantino che, trafugate le due boccette d’oli essenziali le avrebbe infilate nella borsa di Benedetta Pilato. Quest'ultima avrebbe affermato di essere stata coinvolta a sua insaputa, ovvero a tradimento dall’amica.
Le ragazze secondo le notizie di stampa, avrebbero già rotto la loro amicizia e solo il tempo racconterà se si ritroveranno.
La vicenda che, forse non sarebbe neanche divenuta notizia, a tutta pagina e per più giorni, se non si stesse parlando di due atlete d’eccellenza, entrambe vincitrici nel nuoto di medaglie importanti a livello internazionale, in particolare per Benedetta Pilato, ma anche per Chiara. E allora oltre “la curiosità” di come finirà rimangono aperti importanti interrogativi e riflessioni di non poco conto.
Entrambe chiuse nel silenzio delle famiglie dal loro ritorno, mentre aspettano il definitivo verdetto di Singapore, devono affrontare le decisioni della Federazione nazionale del nuoto. Di particolare criticità è la situazione di Chiara Tarantino poichè appartiene alla Guardia di Finanza che, in grave imbarazzo, in base alla sentenza deciderà per la 'dipendente' e anche, forse, sulla sua carriera agonistica.
Comunque evolveranno i fatti, la tendenza che si avverte è quella di considerare quanto accaduto una ragazzata, una stupidata. Si sottolinea, anzi, un sospiro di sollievo essendo il tutto avvenuto fuori da una convocazione nazionale delle ragazze e, come sottolineato dalla Federnuoto, durante una vacanza e non con la maglia azzurra.
Un’analisi che merita la triste riflessione se sia possibile, o giusto valutare a scompartimenti stagni il modo di essere e agire di atlete, come le nostre, che per le vittorie raggiunte in una dimensione internazionale, sono sempre e in ogni momento simboli del paese che rappresentano e della dignità dello stesso; una verità di cui sembrano, vedremo se entrambe o una di loro, non essere consapevoli, visto che si sono spinte fino al rischio della propria carriera atletica.
A meno di pensare che la fama mette al riparo dalle conseguenze di azioni non consone.
Più aumentano note e commenti a questa vicenda e più viene da pensare che agli estenuanti allenamenti per affrontare gare e competizioni andrebbe aggiunta qualche lezione su cosa significhi rappresentare un Paese, gareggiando e in particolare vincendo, la sua dignità e la sua cultura divenendo testimoni di valori etici e morali che lo caratterizzano. Un fardello, ma anche un onore che trova sintesi simbolica negli inni nazionali intonati durante le premiazioni nelle gare internazionali, Olimpiadi comprese. Ci emozioniamo insieme alle/agli atleti che ripetono le parole con commozione. Sono immagini che raccontano la responsabilità degli atleti che gareggiando e ancor più vincendo in nome di un Paese, di fatto lo rappresentarlo al meglio di sé.
Tornando alle nostre ragazze non sarà minimizzando, riducendo le conseguenze del loro gesto a una ragazzata che si farà loro un regalo. In verità potranno riprendere il cammino e, volendo, ritrovare l'amicizia solo comprendendo che le azioni hanno un valore, un significato, un peso diversificato a seconda di chi ne è il protagonista.
Onori ed oneri coinvolgono le persone nella vita, e conseguentemente, un pensiero non superficiale viene da sottoporre alle nostre valenti atlete: comprendere bene la superficialità del loro comportamento che è andato oltre loro stesse, coinvolgendo ciò che rappresentano, ovvero il loro Paese. L'augurio è che possano riprendere a gareggiare avendo imparata la lezione con umiltà e senza minimizzare i fatti che le hanno coinvolte.
Paola Ortensi
2 settembre 2025

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