Login Registrati
Cieli blu, Fiorenza de Bernardi

Cieli blu, Fiorenza de Bernardi

Prima pilota di linea in Italia, è mancata il 6 dicembre

Domenica, 07/12/2025 - Fiorenza de Bernardi, prima donna pilota di linea nel nostro Paese, si è spenta il 6 dicembre 2025 all’età di 97 anni.
Pioniera dell’aviazione civile, ha contribuito a promuovere la presenza femminile nel settore aeronautico. Già presidente dell’Associazione Donne dell’Aria (ADA), vice-presidente della Federazione Pilote Europee, membro delle “99” – associazione internazionale che riunisce le pilote di tutto il mondo – e dell’ISA (International Society of Women Airline Pilots), de Bernardi ha sempre sostenuto con il suo esempio aspiranti pilote e colleghe.
Soprattutto, un modello: una donna capace di aprire strade in un ambiente che per anni ha fatto della virilità – e talvolta del machismo – il proprio biglietto da visita. Un ambiente che rappresenta però uno dei più alti laboratori di competenza, innovazione e sicurezza, sino alle frontiere dello human factor, il “fattore umano”, quello studio multidisciplinare che ha integrato ergonomia, organizzazione, gestione degli errori e dei rischi, con gli aspetti dei comportamenti e della psicologia, indagando fra l’altro il concetto di potere e le competenze di leadership in cabina, negli equipaggi e nelle compagnie aeree.
Grazie all’esempio di de Bernardi, molte ragazze hanno trovato l’incoraggiamento per intraprendere una carriera fino ad allora quasi interamente maschile.
Il ricordo di Antonella Celletti, prima donna Comandante in Alitalia
Numerosi i messaggi di cordoglio e di ricordo, fra cui quello di Antonella Celletti, prima donna Comandante in Alitalia, che con de Bernardi aveva instaurato un rapporto di profonda amicizia e stima reciproca. “Purtroppo la nostra grande Fiorenza de Bernardi è venuta a mancare; anche se ha vissuto molto, mi auguravo che questo momento arrivasse il più tardi possibile. Cieli blu, carissima Fiorenza, ed un enorme grazie per tutto quello che hai fatto per noi donne” ha scritto Celletti. C’è una foto che le ritrae insieme a lei nel giorno in cui festeggiava l’esito positivo del corso comando.
“È una foto che porto nel cuore – racconta Celletti –. Io non sapevo niente: avevo fatto l’esame, avevo in mente solo il mio primo volo come Comandante, e mi ero presentata come in un giorno qualunque. Non c’erano riflettori: era una giornata che per me aveva già un significato enorme, non mi aspettavo davvero nulla. Quando arrivai e vidi tutta quella gente, con lei in prima fila che teneva lo striscione ‘brava Antonella’, fu una grande emozione, spontanea, vera. Non c’erano giornalisti, non c’erano telecamere: era una cosa tra noi, fra colleghi. Ricordo ancora la prima tratta da comandante, destinazione Parigi”.
Con Fiorenza de Bernardi, Celletti aveva instaurato un rapporto di stima profonda: “Io sono romagnola, di Ravenna, e all’epoca non vivevo la realtà delle grandi città. Cercavo di fare la pilota in un panorama in cui la carriera militare non era aperta alle donne e nell’aviazione civile c’era una discriminazione enorme – spiega ancora Celletti –. Facevo domande, vedevo i miei colleghi maschi essere convocati e avviati ai corsi, e io, con gli stessi requisiti, restavo fuori. Mi crucciavo, perché non contava il merito, ma il fatto che io fossi donna. Ed era assurdo, ingiusto, inconcepibile. Ma non mi rassegnavo: cercavo notizie, informazioni, e venni a sapere che c’era questa pilota che stava fondando un’associazione di donne aviatrici. Riuscii a trovare il suo numero di casa. La chiamai senza molte aspettative e, dall’altra parte del telefono, rispose proprio lei: Fiorenza de Bernardi. Fu di una dolcezza infinita. Parlammo mezz’ora, forse di più, e con le sue parole mi diede energia, speranza, una direzione. In un tempo in cui non c’erano chat, cellulari, nulla che permettesse alle poche donne interessate al volo di scambiarsi informazioni, lei era un riferimento”.
Fiorenza de Bernardi partecipava a mille iniziative con “entusiasmo travolgente. Faceva bene che fosse così ‘pubblica’: rendeva visibile un problema che altrimenti molti avrebbero voluto ignorare. Aderiva alle associazioni internazionali – come ISA+21, negli Stati Uniti – e lì la amavano tutti. Era stimata dalle americane quanto da noi. Andavamo agli eventi annuali: Helsinki, Cipro, Roma... Quell’anno, l’88, proprio quando Alitalia aveva iniziato a considerarmi, a fare le selezioni eravamo solo quattro donne e fui la sola a iniziare il corso. E lei era sempre lì, punto fermo, pioniera, amica. Una donna che davvero ha aperto una strada che nessuno voleva aprire. E che avrebbe meritato molto più di qualche pacca sulla spalla”.
L’esperienza come comandante, il futuro delle ragazze, le ombre del machismo
“Essere pilota e poi Comandante è stato il mio sogno realizzato – dice ancora Celletti, che non nasconde il senso di gratitudine verso Fiorenza de Bernardi –. Questo lavoro mi ha dato tutto: la sensazione di essere nel posto giusto, di essere completa. Nonostante le difficoltà, sentivo di contribuire a qualcosa, di spostare un millimetro più avanti l’idea che una donna possa fare qualunque lavoro voglia. Mi sarebbe piaciuto continuare ancora, perché questo mestiere non ti lascia mai davvero. Per questo guardo con attenzione alle ragazze che oggi entrano in aeronautica o nelle compagnie. Ho conosciuto giovani pilote, preparate, fiere, e mi dispiace vedere che – mano a mano che gli anni passano – si perde la consapevolezza di perché oggi loro sono lì: perché qualcuna prima ha lottato, ha insistito, ha resistito. ‘Siamo uguali ai maschi’, dicono alcune. Ma non è proprio così. I numeri lo dicono: le donne sono ancora poche, significa che c’è qualcosa nella mentalità che ancora frena. Penso al nodo della maternità: in Italia lo viviamo come un aut-aut, un ricatto culturale. All’estero lo vivono diversamente: i figli si adattano, le strutture funzionano, le donne non pagano un prezzo così alto. Da noi invece c’è ancora l’idea che, per essere affidabili, dobbiamo dimostrare di non voler ‘abbandonare’ il lavoro per avere un figlio. È un retaggio che pesa”.
Il machismo forse non è diminuito: ha cambiato forma. “Quando entrai io in Alitalia ero sola, una su 1800 piloti. Per questo, paradossalmente, si sentiva meno ostilità diretta: ero quasi una mascotte, una curiosità. Io però non volevo essere una mascotte: volevo essere un pilota, punto – prosegue Celletti –. Ma sapevo di entrare in punta di piedi, con tutti sopra di me, senza possibilità di insidiare nessuno. Il problema vero è nato quando, con gli anni, le donne sono diventate un po’ di più: 44 in totale, numeri sempre minuscoli. Lì forse abbiamo iniziato a dare fastidio. E infatti alle donne non venivano dati incarichi: niente istruttori, nessun ruolo di rilievo. Avevamo colleghe bravissime: laureate in psicologia, in ingegneria… e nessuna considerata per ruoli di responsabilità. E questo valeva allora e vale oggi: la discriminazione è trasversale. Per 35 anni ho visto passare generazioni di colleghi e dirigenti, e posso dire che solo una donna ha avuto un incarico vero, ma solo perché proveniva da un’altra compagnia dove quell’incarico ce l’aveva già. Le altre, anche le migliori, vedevano chiudersi porte che ai colleghi maschi si aprivano spontaneamente. E poi le battute: ‘Eh, poi rimanete incinte’, ‘E le mestruazioni?’, come se fossimo un problema”.
Alitalia, cultura, politica, e l’eredità morale di una pioniera
Come molte realtà italiane, anche Alitalia è stata specchio della cultura del Paese: grandi eccellenze tecniche, professionalità straordinarie, e allo stesso tempo limiti culturali. Conclude Celletti: “Le donne erano osteggiate, anche quando erano evidentemente qualificate. In un Paese civile, una pioniera come Fiorenza – figlia di un asso dell’aviazione, collaudatore, figura centrale nel mondo militare e civile – se fosse stata maschio sarebbe diventata Capo di stato maggiore. E invece, essendo donna, non è stata ammessa nemmeno nella nostra compagnia di bandiera. Questo dice molto del contesto. Poi le cose sono cambiate, tuttavia negli anni l'Alitalia è stata osteggiata da certa politica, come altre aziende. Quando non servi più al potere di turno, vai in pasto all’opinione pubblica, alla stampa, ai luoghi comuni. Per anni si parlava del settore aeronautico come di ‘donne e champagne’, di ‘baroni dell’aria’. Una narrazione tossica che ha cercato di cancellare il lavoro di migliaia di professionisti. Quei luoghi comuni venivano alimentati per creare un giudizio semplice, superficiale, nascondendo i veri motivi degli sprechi e della corruzione ad altri livelli. Ma la verità è che noi eravamo un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo.
E in tutto questo, Fiorenza era avveniristica. Ha guidato fino a 90 anni, con una lucidità incredibile, ironica, autentica. L’ho chiamata il 22 maggio, per il suo compleanno: mi ha risposto con una voce che sembrava quella di una ragazzetta, piena di energia”.
Con Fiorenza de Bernardi se ne va dunque un’icona dell’aviazione civile che, a cavallo fra secondo e terzo millennio, può ancora ispirare chiunque abbia voglia di volare.
Il funerale è previsto martedì 9 dicembre a Roma, ore 9:00, piazza Ungheria a S. Bellarmino.
 

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®