In vista della seconda edizione del Festival di Bioetica (Santa Margherita Ligure, 27 e 28 agosto 2018), una riflessione
Giovedi, 09/08/2018 - “Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’anima”. Le parole con cui Epicuro inizia la sua Lettera a Meneceo assumono un particolare significato in un momento storico, come l’attuale, in cui essere felici non è più solo un’aspirazione individuale ma si è venuto trasformando in un diritto/dovere collettivo. È così che gli economisti hanno cominciato a usare il termine ‘felicità’ al posto del Pil per misurare il benessere delle nazioni - si parla infatti di ‘felicità nazionale lorda’ - nella consapevolezza crescente che, come è stato efficacemente detto,” il Pil misura tutto, tranne le cose per cui vale la pena di vivere”. In questo appunto risiede il suo paradosso. Molti parametri infatti contribuiscono alla felicità, intesa non come uno stato, un fatto strettamente personale, ma una categoria più ampia di benessere che vada oltre la mera misurazione del reddito. Ancora una volta, la felicità è un concetto sfuggente e ancor più lo è la percezione della propria felicità: l’oggetto del desiderio è più che mai oscuro.
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