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"Diritto a stare bene": una proposta di legge da sostenere

Servizi psicologici pubblici, gratuiti e universali: nasce la proposta di legge “Diritto a stare bene”. Ce ne parla la Professoressa Michela Di Trani di Sapienza.

Venerdi, 22/08/2025 - Cara Michela,
colgo la preziosa opportunità di farti qualche domanda per «Noi Donne». Tu sei infatti uno dei Supervisor dell'Area Cure Primarie e fai parte del Coordinamento che ha redatto l'interessante proposta legislativa d'iniziativa popolare per il benessere psicologico: «Diritto a stare bene».

Com'è nata questa proposta legislativa e quali sono i suoi punti di forza?

Nel mio lavoro in qualità di docente presso il Dipartimento di psicologia dinamica, clinica e salute dell’Università Sapienza mi occupo da anni di studiare e raccogliere storie ed esperienze dirette e indirette sui servizi pubblici di psicologia italiani, sia ospedalieri che territoriali. Nel tempo ho avuto la possibilità di condividere molte riflessioni con il maestro e collega Paride Braibanti, docente presso l’Università di Bergamo e presso la Scuola di specializzazione in Psicologia della salute dell’Università Sapienza. Il momento che ha dato una svolta operativa all'idea progettuale di una rete di servizi psicologici è stato rappresentato però dall’incontro con Francesco Maesano, giornalista e attivista che aveva già supportato in maniera sostanziale l’istituzione del bonus psicologo.
Mettendo in campo le diverse competenze e mossi da un obiettivo comune, quello di rendere l’accesso ai servizi psicologici diretto, universale e gratuito, per circa due anni abbiamo lavorato alla stesura della proposta di legge e contemporaneamente abbiamo incontrato centinaia di cittadini e professionisti di diversi ambiti che ci hanno aiutato a costruire una proposta che rispondesse ai bisogni della popolazione ma anche puntuale dal punto di vista giuridico e legislativo, nonché coerente ed integrabile con la struttura dei servizi sanitari esistente. Forse proprio questo è il maggiore punto di forza della proposta di legge, di essere stata generata dal basso, di essere l'espressione di un bisogno profondo di supporto ma anche dalla forza incredibilmente generativa dei cittadini.

La proposta di legge mi sembra molto articolata, capillare e puntuale. Mi interessa approfondire soprattutto il tema della scuola e dell'università: quali saranno i benefici o i vantaggi per le istituzioni che fanno pedagogia, formazione e alta formazione?

La proposta di legge prevede l’istituzione, entro il sistema sanitario nazionale, di una rete di servizi pubblici di psicologia, nei luoghi in cui le persone vivono, esprimono il loro potenziale ma possono incontrare anche delle difficoltà. La scuola e l’università sono contesti estremamente importanti, che accompagnano la vita delle persone nelle fasi più delicate del loro sviluppo e che possono fare la differenza, in positivo e in negativo, rispetto alla possibilità che i giovani creino le premesse per realizzare i propri progetti di vita. Abbiamo pensato a servizi di psicologia scolastici e universitari che andassero oltre il classico “sportello”, in cui il singolo può trovare uno spazio sicuro nel momento di difficoltà, ma che può finire per accentuare l’idea che i problemi siano individuali e devono essere trattati individualmente. Sappiamo invece che, in molti casi, i problemi dei giovani sono dovuti a modalità inadeguate di stare in relazione con gli altri ed è prevalentemente lavorando sui gruppi che possiamo non solo risolvere le condizioni di difficoltà ma anche prevenire la creazione di situazioni di disagio future. Il servizio lavorerebbe in coordinamento con gli insegnati, la dirigenza e i genitori, coinvolgendoli attivamente nelle diverse progettualità, potenziando l’aggregazione, la partecipazione e la condivisione della responsabilità sociale che gli enti di formazione hanno. L’idea è soprattutto quella di sostenere scuole e università “sane”, promuovere il benessere delle comunità, oltre che, ovviamente, curare il disagio.

Nella vostra proposta c'è un focus molto importante sul tema della disabilità; puoi dirci di più?

Il Servizio di psicologia per le persone con disabilità costituirebbe il punto di riferimento per l’accompagnamento verso una vita indipendente per le persone con disabilità. Lo abbiamo pensato come un presidio territoriale strettamente connesso con gli altri Enti, pubblici e del terzo settore, che si occupano di disabilità, ma anche in collaborazione con le persone e le strutture in cui le persone disabili vivono quotidianamente (famiglie, scuole, luoghi di lavoro, ecc.), perché gli interventi siano progettati e realizzati insieme. Gli obiettivi del servizio sono la promozione individuale e sociale del rispetto per la dignità intrinseca, dell’autonomia individuale e dell’indipendenza delle persone; la non discriminazione e il rispetto per la differenza; la parità di opportunità. Un aspetto rilevante riguarderebbe, inoltre, l’attenzione al diritto alla sessualità delle persone con disabilità, questione quasi del tutto ignorata nel nostro paese. È evidente che questi obiettivi non riguardano il singolo ma tutta la nostra comunità nella sua interezza; il servizio ha anche una funzione sociale, di diffusione e rafforzamento di una cultura della disabilità sempre più consapevole, meno discriminatoria e più capace di accettare il limite, nostro e altrui.

Ho l'impressione che questo disegno legislativo faccia tesoro dell'esperienza covid. Nel testo si fa riferimento anche all'istituzione di un servizio pubblico per il coping di situazioni di emergenza. Cosa cambierebbe, quindi, in concreto?

Purtroppo la pandemia da covid ha reso solo più evidenti le fragilità con cui tutti i giorni facciamo i conti, non solo in termini di disagio dei singoli, ma anche rispetto ai limiti e alle criticità dei servizi che di queste difficoltà dovrebbero occuparsi. La proposta di legge include l’istituzione di un Servizio di psicologia per le emergenze, con lo scopo di individuare situazioni di particolare criticità, individuali, di gruppo o collettive, bisognose di un intervento mirato, anche in fatto di prevenzione, predisponendo e attuando risposte rivolte alla comunità quanto ai singoli. Il Servizio si occuperebbe anche del coordinamento dei diversi enti che si attivano nelle condizioni di emergenza, funzione fondamentale perché si realizzi una progettualità condivisa e si raggiunga un obiettivo comune. Il lavoro del servizio sarebbe dunque orientato al benessere dei cittadini, con lo scopo di prevenire le condizioni post-traumatiche e di attivare invece le risorse delle comunità, ma anche agli operatori, spesso volontari nelle condizioni di emergenza, che vengono esposti a condizioni estreme e dunque bisognosi di spazi di elaborazione delle esperienze vissute. L’aspetto più importante, rispetto al presente, è che il servizio sarebbe stabile e fortemente radicato nei territori; paradossalmente non si attiverebbe nelle condizioni di emergenza, ma rappresenterebbe un presidio che fondamentalmente lavora per prevenire ed individuare precocemente, laddove possibile, le situazioni di rischio collettivo.

Mi sembra, cara Michela, che la proposta di legge cambi in modo sostanziale la considerazione del servizio psicologico, visto in definitiva come un servizio necessario anche in condizioni di salute. È così o mi sbaglio? Puoi spiegarci meglio?

La salute, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma, non può definirsi come un’assenza di malattia, quanto piuttosto come un processo dinamico, in continua evoluzione, che si costituisce nella relazione tra la persona ed il suo ambiente. Inevitabilmente tutti noi incontreremo sfide, difficoltà, malattie, questo non significa che non saremo più in salute. Questa, infatti, si costituisce nella possibilità di tenere insieme aspetti di benessere e malessere, senza perdere il senso della nostra vita e la possibilità di continuare a crescere, evolverci verso la realizzazione di noi stessi. La salute è dunque un fenomeno complesso, che può essere osservato e su cui si può intervenire in tanti modi. Il modello medico, che include la psichiatria, affronta la salute combattendo la malattia, con un approccio alla risoluzione delle problematiche che è assolutamente necessario ma non rappresenta l’unica possibilità di intervento sulla salute. Il Dipartimento di psicologia del territorio previsto dalla proposta di legge ha lo scopo di integrare il modello medico con un modello psicologico volto al rafforzamento delle competenze individuali e comunitarie, al fine di creare reti di promozione della salute. Cerco di farti un esempio: pensiamo ad una donna di 35 anni che ha un lavoro precario e che è in difficoltà perché desidera avere un figlio ma ha paura di perdere il lavoro. A quali servizi pubblici può rivolgersi oggi? Non presenta una psicopatologia, dunque non sarà accolta presso i Centri di Salute Mentale che sono oberati di casi psichiatrici. Nei consultori familiari purtroppo ci sono pochissimi psicologi e i tempi di attesa sono lunghi, ammesso che un caso come questo, dopotutto una problematica di vita quotidiana, trovi accoglienza. Inoltre, la questione riportata dalla donna non è di ordine strettamente psicologico, ha evidenti risvolti sociali, economici, biologici, relazionali. Spero che questo piccolo esempio sia utile a comprendere che solo fuori dal modello medico possiamo pensare di offrire servizi di accompagnamento alla vita delle persone, che sostengano le loro posizioni, scelte, traiettorie di vita, perché queste si realizzino entro una cornice di consapevolezza individuale e sociale. Inoltre, risulta fondamentale l’accesso ad una “rete dei servizi”, in grado di orientare la persona nei diversi livelli che una problematica di vita può assumere. Chi sa quale scelta farà la nostra amica…


Quando si concluderà la campagna di raccolta firme? E, soprattutto, cosa diresti a chi è indeciso se sostenere o no l'iniziativa?

La raccolta delle firme si concluderà il 10 dicembre 2025, attualmente abbiamo raggiunto il grande traguardo delle 20.000 firme (in meno di due mesi), ma abbiamo bisogno di arrivare a 50.000 per poter portare la proposta di legge in Parlamento. Siamo ottimisti, la risposta dei cittadini è stata immediata, l’iniziativa è arrivata all’attenzione di giornali e tv, e i social media hanno svolto un ruolo di diffusione sostanziale. Per noi sarebbe importante arrivare in Parlamento con un numero di firme molto superiore al necessario, per cercare di dare voce a tutte le persone che hanno bisogno di sostegno psicologico ma non possono permettersi un supporto privato o non trovano nell’organizzazione attuale dei servizi una risposta adeguata. Per sostenere l’iniziativa bastano due minuti e lo spid, dal sito www.dirittoastarebene.it si può accedere alla piattaforma del Ministero di Grazia e Giustizia per firmare la proposta, ci sono tutte le indicazioni che facilitano la procedura. A chi non lo ha ancora fatto direi che è il momento di agire, siamo in tanti a chiedere equità e gratuità dei servizi psicologici, ma abbiamo bisogno che la nostra voce diventi sempre più forte in maniera tale che non possa restare inascoltata.

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