E se fosse solo una questione di rispetto delle regole?
Riflessioni dopo le manifestazioni del 13 febbraio.
Domenica, 20/02/2011 - In molte abbiamo partecipato alle manifestazioni colorate e allegre del 13 febbraio. Ci siamo sentite in dovere di essere presenti e i risultati ci hanno dato ragione. Mi chiedo se sia iniziata una nuova stagione, un nuovo modo di fare politica per cambiare in modo pacifico e civile il “sistema”. Ma quale sistema?
E’ da tempo che è ripreso il dibattito sul fallimento del femminismo, reo di non aver saputo trasmettere quei valori e quelle conquiste che sono state importanti a partire dagli anni settanta. Credo che questa riflessione debba essere allargata anche ad altre questioni, ma, in realtà, il nocciolo del problema è un altro. L’eredità di questi sedici anni di cosiddetta “Seconda Repubblica” sta mettendo in crisi tutti, donne e uomini, perché ci si trova ad affrontare un fallimento generale, l’assenza di rispetto delle regole e il suo conseguente mancato insegnamento.
Senza cercare citazioni colte, filosofiche e morali o rintracciare le cause, le più svariate, la chiave di volta della questione sta in ciò che si può considerare il pilastro di una vera democrazia. Nel nostro paese il rapporto con le regole è schizofrenico: fare la fila, pagare ciò che va pagato, evitare raccomandazioni e così via non sembrano atti così automatici. Perché, dunque, affrontare questo tema etico e di responsabilità riguardo alle questioni sollevate il 13 febbraio? Perché parlare di “etica di vita”?
Tra le donne che hanno sottoscritto il manifesto dedicato alla manifestazione del 13 febbraio, ci sono alcune scrittrici, attrici che all'inizio della loro carriera sono state figlie di, amanti di... Più che stupore, ciò mi ha suscitato una risata amara.
Mi sono chiesta fino a quando deve durare questa ipocrisia?
E' da una vita che alcune donne utilizzano la via più facile per arrivare in ogni ambiente di lavoro, dalle professioni, all’università, alla politica. Si tratta, dunque, di un problema di regole e serietà, che nel pubblico non sono così scontate
Il vero cambiamento sta nel rivoluzionare i modi di comportamento: il coraggio di dire di no, di fare le cose secondo le regole.
Siamo in tanti, donne e uomini, che ci alziamo al mattino per adempiere ai nostri doveri, ci impegniamo seriamente, ci sacrifichiamo, cerchiamo di dare un senso alla nostra vita e, spesso, stiamo in silenzio di fronte alle ingiustizie subendo i modi indecenti dei furbi e delle furbe, dei mediocri e delle mediocri che utilizzano le scorciatoie per carriere ingiuste.
E’ così difficile dire che è sufficiente seguire le regole per avere più democrazia? E osando di più, potremmo concepire una rivoluzione dei comportamenti a partire da “un’etica di vita”?
Se avessimo avuto più donne in Parlamento, una donna presidente del Consiglio o presidente della Repubblica ci troveremmo in queste condizioni? Ho l’impressione di no.
Durante la manifestazione romana Alessandra Bocchetti ha evidenziato giustamente che l’essere donne non corrisponda all’essere automaticamente perfette. La nostra antropologia è altrettanto complessa di quella maschile, abbiamo vizi e virtù, insomma, è la natura umana. Ma qualcosa di diverso possiamo fare, ne sono convinta.
Alessandra Bocchetti ci dice ancora che “è ora di dare la spallata”. Noi donne dobbiamo smettere di stare in seconda fila e fare le gregarie. Abbiamo un cervello e abbiamo il dovere di metterlo in moto. Basta tacere. Sul posto di lavoro, in famiglia, all'università, a scuola occorre pretendere di più. Non è necessario imitare il modello maschile nella gestione del potere, noi abbiamo infinite risorse ed è sufficiente vedere come sappiamo gestire la nostra vita tra lavoro, famiglia, genitori, casa. Riusciamo a imporre regole ai nostri figli, perché non riusciamo ad estenderlo alla società? Aggiungerei anche che bisogna recuperare la pratica della solidarietà femminile, che da tempo si è persa, perché si è creduto in una parità, fatta di competizione in nome di assurdi e vuoti valori.
Vorrei invitare a riflettere sulla necessità di smentire i luoghi comuni su di noi e sull’importanza di non rinnegare le nostre fragilità, i nostri limiti e di condividere gioie e dolori con i nostri compagni, mariti, amici.
Credo che valga per tutti il fatto che, alla fine, i conti li facciamo con la nostra coscienza, nell’oscurità della nostra notte.
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