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'Elettra' nell’interpretazione di Sonia Bergamasco - di Maria Inversi

'Elettra' nell’interpretazione di Sonia Bergamasco - di Maria Inversi

Per la regia di Roberto Andò con Rosario Tedesco, Anna Bonaiuto, Roberto Latini (Oreste) e altre/i

Domenica, 21/09/2025 -

Nella regia di Roberto Andò rigorosa, equilibrata nei ruoli che assumono un’importanza paritaria, non stacchiamo gli occhi da Sonia Bergamasco che agisce come gli altri personaggi su un piano inclinato il cui colore dice polvere, tempo che non trova un presente. Il piano consente una prospettiva dal basso verso l’alto e diventa immersivo del peso di ogni personaggio e al di là dell’interpretazione sempre misurata; la prospettiva annuncia l’affacciarsi dei personaggi che si alternano nei dialoghi con Elettra, fissata nell’idea che la responsabilità materna, compresa quella di averla esclusa dal palazzo (nel testo di Sofocle anche obbligata a sposarsi), sovrasta anche quella del padre che sacrificò la giovanissima sorella Ifigenia convinto che in tal modo gli dei gli avrebbero consentito di vincere una guerra invincibile. Ifigenia muore, Oreste il fratello di Elettra abbandona la corte, Clitennestra si risposa con Egisto, reo di aver ucciso Agamennone con l’aiuto di Clitennestra gelosa della concubina di Agamennone: Cassandra.

Nessuno sa dove Oreste si trovi forse è morto e anche quando egli fa ritorno, Elettra sarà l’ultima a saperlo.

La solitudine di Elettra che lo crede morto si fa immensa e non trova ragione alcuna di vivere se non nella possibilità che la madre muoia magari per mano sua, ma come? Così mortificata e arrabbiata e senza desideri di vita anche per sé stessa. Lei non trova né consolazione né visione di salvezza. Rabbia dolore odio vuoto d’amore si raggrumano in un unico sentimento e in una sola ossessione, quasi autistica, poiché le sottrae una visione più ampia degli accadimenti e la sua infelicità senza più quiete trova spazio in ogni fibra del suo corpo: questa è l’Elettra di Sonia Bergamasco che ci dirà tutta la sua ira e il suo dolore che non ha voce con il pianoforte (che Bergamasco suona benissimo) che si serve di una frase di una composizione contemporanea per poter dare spazio con un solo grido tra le note a tutto il suo dolore inascoltato dalla madre e non compreso dalle eleganti personagge/i della corte che tentano di portarla alla ragione. Elettra non sente, non può sentire, l’odio e la solitudine del suo odio supera qualsiasi ascolto. Clitennestra ha perso una figlia e voleva vendicarsi? Non avrebbe dovuto, non stava a lei tale giudizio come quello di condannare Elettra che non vuole accettare le giustificazioni della madre che ha costretto lo stesso Oreste, fratello amato, ad abbandonare la corte.

Bergamasco ci racconta una Elettra modernissima nell’esprimere sentimenti mai sopiti sempre all’erta ove il riposo non ha spazio.

Dichiara Bergamasco in una intervista: “Io non sto dalla parte di Elettra, sto con lei”. Solo così poteva restituirci un male incarnato e incancrenito che trova un rivolo di pianto e risoluzione nell’abbraccio ad Oreste che è dalla sua parte e promette la vendetta che nel cuore di Elettra ha palpitato in ogni suo sentimento.

Tutti i personaggi indossano costumi eleganti, tranne Elettra a cui la madre ha imposto stracci e buio, relegandola fuori dal suo ruolo di principessa e trasformandola in una povera pezzente incapace di provare sentimenti neppure per Ifigenia. Clitennestra (Bonaiuto) tenta una difesa assolutamente inutile poiché sproporzionata al dolore e alle mortificazioni imposte ad una figlia che pure ribelle non meritava certo di vivere nell’oscurità e nella solitudine quale unica forma a lei destinata per sopravvivere al tanto immenso dolore.

Sonia Bergamasco racconta bene ogni sensazione che come lame si sono incarnate, e spingono per essere liberate e poter così ritornare purificate a vivere o rivivere. Un dolore e un grido disperato che seduce insieme ai suoi movimenti molto misurati, riuscendo così a farci giungere all’anima malata di Elettra.

Oreste porrà fine a tanto dolore? In fondo è la domanda che noi tutti/e ci facciamo quando leggiamo Sofocle e la sua meravigliosa Elettra. Autore che più d’altri ha saputo far emergere le figure femminili.

Foto di scena di Franca Centaro, da noi scelte per documentare alcuni momenti dell’opera


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