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Essere donna, oggi in Italia, resta un fattore di rischio

Essere donna, oggi in Italia, resta un fattore di rischio

Violenza, lavoro, reddito e tempo: i numeri raccontano una disuguaglianza che è ancora strutturale

Martedi, 30/12/2025 - Il Italia, oggi, una donna può essere istruita, competente, indipendente. Eppure, può ancora avere paura di tornare a casa la sera. Può guadagnare meno a parità di titolo di studio. Può rinunciare a un lavoro perché non c’è nessuno che si occupi dei figli, dei genitori anziani.
Violenza, lavoro, reddito e tempo: i numeri raccontano una disuguaglianza che resta strutturale ancora oggi in Italia. La contraddizione non è nuova. Ma oggi è più evidente, perché i numeri non lasciano spazio agli alibi.

Quando l’amore uccide
La violenza maschile contro le donne continua a essere violenza domestica, relazionale. Non arriva da sconosciuti, ma da mariti, compagni, ex.
Secondo i dati dell’Osservatorio Non Una di Meno, dei 95 omicidi di donne avvenuti nel 2025, oltre nove su dieci sono femminicidi. La struttura del fenomeno resta identica nel tempo: la maggior parte delle donne viene uccisa dentro relazioni affettive.
Non è emergenza. È parte del sistema in cui viviamo. 

La violenza non nasce dalla povertà, ma la povertà può rendere impossibile la fuga
Nel 2025 le donne italiane lavorano di più dentro casa e meno fuori, spesso non per scelta. Il part-time involontario è femminile. La precarietà è femminile. La rinuncia è femminile.
Il 29% delle donne occupate lavora part-time (contro il 6% degli uomini). Quasi una donna su due è in part-time involontario.
Nel Mezzogiorno lavora poco più di una donna su tre.
La geografia diventa destino. E questo, in democrazia, è un fallimento.
Significa meno reddito e meno contributi oggi, più povertà domani.
Meno libertà di decidere. 

Anche i vertici restano lontani
In Italia si dice che il gender pay gap sia “limitato”: il gap retributivo medio è il 5,6%. Tra i laureati, sale al 16,6%. Tra i dirigenti è oltre il 30%. A parità di ora lavorata, le donne guadagnano meno.
E arrivano meno spesso ai vertici, dove il divario uomo-donna esplode.
Non è vero che le donne “non vogliono arrivare in alto”.
È vero, piuttosto, che
il sistema rende la scalata alla piramide del potere più ripida, più costosa e più rischiosa. Non è un paradosso: è una regola del sistema.
Le donne sono molto presenti nei ruoli operativi, poco presenti in quelli decisionali.
Entrano nel mercato del lavoro più tardi, escono prima, interrompono di più. Non per mancanza di ambizione, ma perché
il costo della cura familiare continua a ricadere quasi interamente su di loro.
Il risultato è una carriera frammentata, che viene poi letta come “minore continuità”, “minor affidabilità”, “minor leadership potenziale”.
Il circolo è perfetto: meno potere → meno reddito → meno autonomia → meno possibilità di scegliere nella propria vita.
Il cosiddetto “merito” non è neutro. Premia chi può essere sempre disponibile, chi non deve giustificare assenze, chi non paga penalità invisibili per maternità, assistenza, carichi familiari.
In questo schema, l’essere donna diventa una variabile di rischio, non perché manchi la competenza, ma perché manca il contesto.
E così, nel 2025, le donne italiane studiano quanto e più degli uomini, lavorano di più in termini di carico complessivo, guadagnano meno, decidono meno.
Non è una questione individuale.
È una
disuguaglianza strutturale di accesso al potere.
Finché i luoghi decisionali restano prevalentemente maschili, il divario non è un incidente: è una conseguenza.
E una democrazia in cui metà della popolazione resta sistematicamente lontana dai vertici economici, politici e organizzativi
non è una democrazia compiuta.
Conquistare un reale diritto di sicurezza, lavoro, reddito, tempo non è ideologia: è necessità per la vita reale delle donne.
Una società che dà per scontato che le donne possano lavorare e guadagnare meno, rinunciare di più, morire per mano di chi dichiara di amarle è una società profondamente ingiusta. Che tollera, anzi alimenta la cultura della violenza.  

La frase su cui riflettere:
“Se una donna non ha denaro proprio, non è libera
Virginia Woolf

 


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