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Fate l'amore, (non) fate il classico. Un laboratorio a scuola contro il sessismo

Fate l'amore, (non) fate il classico. Un laboratorio a scuola contro il sessismo

Quanto è importante entrare come femministe nelle scuole italiane?

Giovedi, 16/02/2017 - Lo so, il titolo potrebbe essere fuorviante, ma è stato irresistibile: sul muro che costeggia l’entrata dell’Istituto di Istruzione Superiore Leonardo da Vinci di Civitanova Marche c’è scritto proprio così (la parentesi l’ho aggiunta io): fate l’amore, non fate il classico. Non si sa a quando risalga: sono state fatte illazioni molto divertenti sull’autore, o l’autrice, del graffito, e una parte del dibattito verte sul perché, come evidentemente pensa chi ha preso pennello e vernice per scrivere questo pensiero, non sia possibile fare entrambe le cose.

Ma veniamo al vero contenuto di questo articolo.



*Ogni persona che incontri combatte una battaglia di cui tu non sai niente. Sii gentile. Sempre.

* Non avere paura del confronto.

* Esponiti per quello che sei veramente senza avere timore.

* Abbi il coraggio di esprimere la tua opinione.

* Informati prima di giudicare.

* Prima di parlare pensa, perché parole poco pensate procurano pene.

* Non ignorare il problema.

* Fai un passo avanti, non indietro.

* Non seguire la massa solo per sentirti accettata/o.

* Cammina a testa alta.



Il progetto di educazione all’affettività e al rispetto tra i generi #ioetediversimainsieme realizzato all’Istituto di Istruzione Superiore Leonardo da Vinci di Civitanova Marche su proposta del gruppo Donne di mondo, grazie all’intervento dell’Assessora per le Pari Opportunità Cristiana Cecchetti, da oggi diventa social e disponibile in rete.

Per me che l’ho pensato, vissuto e condotto con l’amorevole e indispensabile collaborazione delle docenti Maria Grazia Baiocco e Lorella Quintabà si tratta di un’eccezionale iniezione di energia e speranza. Per quattro giorni, tra gennaio e febbraio, 35 tra studentesse e studenti hanno seguito il laboratorio pomeridiano nel quale abbiamo ragionato a partire da film, video, giochi di ruolo, ascolto partecipato e discussioni di gruppo su diritti umani, femminismo, violenza maschile, libertà sessuale, emozioni.

Le narrazioni scolastiche di Domenico Starnone mi hanno accompagnata dalla giovinezza fin qui per ricordami che la scuola in Italia è un banco di prova quotidiano non solo della democrazia, ma anche la lente attraverso la quale capire se la cittadinanza di genere sia percepita come il fondamento della convivenza oppure sia un refolo di vento che una o due volte l’anno, (intorno a marzo e a novembre) appare qualche ora per poi sparire, con sollievo.

Le dieci affermazioni che aprono questo scritto sono state pensate dai ragazzi e dalle ragazze nell’incontro di commiato come sintesi del lavoro di disvelamento e lotta agli stereotipi di genere, e dietro a questi moniti c’è stata anche la discussione scaturita da quello che è successo nelle due assemblee d’istituto alle quali sono stata invitata a margine del progetto.

Intendiamoci: normale e ovvio che la presenza di un’ospite che si dichiara femminista susciti curiosità e sospetto. In Italia femminista è una parola che divide, perché si pensa che si tratti di un movimento di rivalsa contro gli uomini, uno stereotipo consolidato e assai diffuso, che le giovani generazioni hanno assorbito dalla tv e poi hanno visto rafforzarsi in rete.

I video che mostro per sostenere l’esatto contrario, come per esempio il discorso di Emma Watson ambasciatrice Onu #heforshe o La preghiera di un uomo di Eve Ensler dovrebbero essere dei deterrenti più che chiarificatori. Il problema è però sempre lo stesso: se il cervello è già chiuso dai potenti chiavistelli dello stereotipo (le femministe odiano gli uomini) l’ascolto sarà pregiudicato sin da subito, e la comunicazione impossibile.

Le due assemblee, molto partecipate e dinamiche da oltre 600 studenti, hanno evidenziato che soprattutto nelle ultime classi, quindi nella popolazione più adulta, esistono delle criticità: nulla di nuovo, se consideriamo che gli esempi offerti dalle persone adulte di riferimento nei media, in tv, sui social e talvolta persino a scuola e in famiglia sono fortemente improntati alla banalizzazione, supportata da ignoranza e scarsa informazione, su cosa sia la violenza di genere, cosa l’umiliazione, l’insulto e cosa invece il rispetto e l’umorismo.

All’assemblea si è faticato, a tratti, a uscire dalla polarità tifo da stadio o silenzio assordante, come se dibattere ascoltando non fosse un’opzione praticabile. E mentre alcuni pensano che ‘le donne per fare carriera devono svestirsi, da sempre è così e sempre lo sarà’, o che ‘vedere 25 minuti di video (Il corpo delle donne) è un tempo geologico’ ma lo dicono pubblicamente, c’è chi non interviene e poi, nella comoda e protettiva virtualità della chat, vomita veleno e insulti. Emuli di napalm51, allevati dall’incultura che offre voce agli haters dello storm shit denunciati (per fortuna) dalla Presidente della Camera, questi ragazzi non sono la maggioranza. Ma il problema esiste: siamo in una comunità educativa, non in una piazza virtuale, e quei commenti che per un pomeriggio tengono impegnati i moderatori della lista chiusa della scuola, (lista che dovrebbe servire solo a condividere informazione tecniche, dove la policy recita (in maiuscolo no politica) sono preoccupanti, non tanto e non solo perché offendono una donna che hanno conosciuto e che si è resa disponibile al confronto, ma perché non sono liquidabili come ‘battute’.

Dopo i 18 anni si è responsabili delle azioni come delle parole che si scelgono, ed è la scuola il luogo dove si deve apprendere, accanto alle materie del programma, anche il senso del limite e dell’onere della partecipazione alla costruzione della coscienza individuale e collettiva. La lotta contro la violenza maschile sulle donne, il sessismo, la misoginia, l’omofobia e il razzismo è un contenuto imprescindibile di questa coscienza, e riguarda uomini e donne. Minimizzare, irridere, insultare chi si spende in questo percorso equivale a minare la democrazia e i suoi fondamenti.

In questi mesi la comunità che su facebook animerà la pagina #ioetediversimainsieme sarà un’allegra e colorata opportunità per Civitanova Marche, la vetrina nella quale trovare spunti, idee, risorse sul pensiero e la pratiche dei movimenti delle donne, delle studiose e attiviste per il cambiamento, le scoperte e le proposte delle studentesse e degli studenti che vorranno far sentire la loro voce fresca per farsi beffe di chi si isola nell’ombra dell’ignoranza e dell’ottusità.

Last but not least ecco gli altri 9 moniti pensati dal secondo gruppo di partecipanti al laboratorio:per me il risultato più bello che una attivista riceva nella condivisione e nella relazione con le future generazioni:



*Si nun sai nun barlà (se non sai taci)

*Guarda oltre ciò che vedi

*Dietro alla tastiera leoni, dal vivo coglioni

*Femminista non è una parolaccia

*Mettiamo le cose in chiaro: la diversità non deve generare paura ma curiosità

* Siamo tutte e tutti nella prigione degli stereotipi

*Il maschilismo è un problema collettivo, combattiamolo insieme

*Nell’ingiustizia se rimani neutrale stai da una parte

*Il rosa del tramonto e il blu del mare appartengono a chiunque

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