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Festa della Repubblica con la #CostituzioneDelleDonne!

Festa della Repubblica con la #CostituzioneDelleDonne!

Ladynomics ha commentato al femminile la Costituzione e per i 73 anni del 2 giugno ci regala alcune preziose riflessioni

Sabato, 01/06/2019 - Ci siamo. E’ la Festa della Repubblica. Il 2 giugno di 73 anni fa, dopo lo scempio del fascismo, dopo l’atrocità della seconda guerra mondiale, le italiane e gli italiani andarono a votare, decidendo di riprendersi la propria umanità, scegliendo la Repubblica (mai più un uomo solo al comando, mai più un regime), e la Costituzione (per sempre democrazia, per sempre libertà).

Per noi donne, quella fu una giornata doppiamente storica: diventammo pienamente cittadine, con il diritto di eleggere e di essere elette. Con la possibilità di avere una voce che le nostre 21 madri costituenti furono bravissime poi a far sentire nella Costituzione, la sintesi delle voci di tutti.

Quest’anno noi di Ladynomics abbiamo voluto festeggiare la Repubblica attraverso una rilettura della #CostituzioneDelleDonne.

Abbiamo riflettuto su un articolo della Costituzione ogni giorno, a partire dal 1° maggio, la Festa del lavoro e dal primo articolo della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.

Dopo un mese di articoli, abbiamo avuto la conferma che la Costituzione è capace ancora oggi di parlare “a” e “di” donne praticamente sempre, anche quando non le cita espressamente.

Perché le donne sono dappertutto nella società, anche quando lo strabismo della cultura maschilista le nasconde, ma solo nella rappresentazione distorta del reale, mai nella sostanza.

Ecco quindi che abbiamo parlato di donne non solo negli articoli relativi alla famiglia, al lavoro, all’uguaglianza, alla maternità, alla genitorialità, o alla retribuzione, alle elettrici e le elette, ma anche in quelli dedicati ai diritti inviolabili, all’imprenditoria, al domicilio, alla proprietà privata, alla guerra, agli stranieri, alla libertà di parola, all’insegnamento, la scuola, la cultura e la ricerca, la salute, i sindacati, i partiti, la cooperazione e l’artigianato, le pensioni, l’associazionismo, le tasse, il Governo, il Parlamento e infine il Presidente della Repubblica.

Un lavoro per noi ricco di senso non solo per le tante cose che abbiamo imparato ma anche per una riflessione sul futuro del nostro paese e sul ruolo che le donne potrebbero (dovrebbero?) avere nel (ri)costruirlo.

Viviamo in tempi di grandi cambiamenti, alcuni che vediamo chiaramente, altri che stiamo sentendo arrivare, forti e violenti. Cambiamenti che sono una logica conseguenza delle contraddizioni della nostra società: non c’è mai stato così tanto benessere nella storia, ma la ricchezza non è mai stata distribuita in modo così diseguale, non siamo mai stati così tanto istruiti, ma non c’è mai stato così tanto spreco di talenti.

Le donne, poi, non sono mai state così emancipate, sicure, istruite, preparate, determinate come negli ultimi 70 anni, eppure ancora troppo ai margini del discorso pubblico.

Certo, grazie alla Costituzione siamo cittadine con pieni diritti, ma non abbiamo ancora capito bene come usarli: la metà dell’elettorato femminile rinuncia ancora ad esprimersi votando, e l’altra metà che lo fa non è ancora in grado di avanzare istanze chiare di cambiamento che rappresentino il proprio diverso vissuto.

Tocca allora ripartire daccapo, a quando tutto è iniziato, a quando siamo diventate cittadine.

Le madri e i padri costituenti erano i superstiti di una generazione traumatizzata dai lutti, anche personali, della guerra mondiale. Chi ha subito un lutto conosce molte bene il dolore, ma sa anche che la sofferenza spalanca una finestra di lucidità profonda perchè strappa via la superficialità della consuetudine, facendo affiorare un livello di verità di solito nascosta. Ecco, la Costituzione riletta con gli occhi di oggi ci dà l’impressione di essere stata scritta proprio con questo stato d’animo.

Le madri costituenti soprattutto, che ne venivano da 20 anni di limitazioni e condizionamenti del regime fascista, che erano cresciute con più proibizioni che libertà, seppero immaginare quello che avrebbero dovuto essere le donne in futuro, tracciando la rotta per la loro crescita ed emancipazione.

Certo, con la situazione nel paese che c’è oggi, la Costituzione può apparire un’illusione fallita, soprattutto a noi donne, con tutto quel parlare di diritti che sentiamo ancora irrealizzati. Ma pensiamo a come doveva sembrare quando è stata scritta 73 anni fa, dopo l’olocausto, le bombe nucleari, i milioni di morti, la distruzione di città e di anime.

Come hanno potuto le madri e i padri costituenti trovare la speranza per immaginare un simile futuro di libertà e uguaglianza? Forse l’hanno trovata proprio perché hanno visto il baratro della fine e hanno scelto invece l’inizio di tutto.

Ecco, questo è quindi il nostro augurio per la Festa della Repubblica di quest’anno. Che si ritorni a sperare di costruire ancora un nuovo inizio, tutte e tutti assieme. In fondo, dipende solo da noi.

Il progetto La #Costituzionedelledonne: Che cosa rappresenta oggi per noi donne la Costituzione? Quanto ci sentiamo rappresentate, capite e considerate? Un articolo al giorno, per tutto il mese di maggio, perchè la Festa della Repubblica sia davvero per tutte e tutti.

Articolo pubblicato in Ladynomics il 1 giugno 2019. Puoi leggere gli altri Articoli della #CostituzioneDelleDonne qui.



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