Login Registrati
Giuseppina Fiore, una donna siciliana tra le Madri di Plaza de Mayo

Giuseppina Fiore, una donna siciliana tra le Madri di Plaza de Mayo

Da Francesca Serio, la madre di Salvatore Carnevale, a Serafina Battaglia negli Anni ’60, fino ad arrivare all’epoca attuale con Felicia Impastato: sono le madri siciliane che hanno dimostrato il loro coraggio e il loro amore per i figli...

Venerdi, 15/02/2013 - Da Francesca Serio, la madre di Salvatore Carnevale, a Serafina Battaglia negli Anni ’60, fino ad arrivare all’epoca attuale con Felicia Impastato: sono le madri siciliane che hanno dimostrato il loro coraggio e il loro amore per i figli, sfidando la mafia, opponendosi a mistificazioni e tentativi di insabbiamento, tenaci e irremovibili nella loro ricerca di giustizia.

Tra le "madri coraggio" siciliane dovrebbe esserci anche lei, Giuseppina Fiore, un nome che nessuno conosce.

Non ha sfidato la mafia, Giuseppina Fiore, ma, insieme ad altre donne coraggiose, la feroce dittatura di Videla in Argentina, la terra che la sua famiglia aveva scelto emigrando da San Mauro Castelverde, un piccolo paese in provincia di Palermo, in cerca di un futuro migliore, la terra che invece il futuro a suo figlio lo ha rubato.

Sono 45 gli italiani "scomparsi" in quegli anni, nell'indifferenza di chi era più interessato a intrattenere rapporti normali con l’Argentina o all' organizzazione dei campionati mondiali di calcio che alla tragedia di trentamila desaparecidos. Di questi, quattro sono siciliani. E nel rappresentare suo figlio, Vincenzo, lavoratore e sindacalista della Peugeot, sequestrato il 23 settembre del 1977 a Quilmes davanti ai suoi occhi, davanti a quelli di suo padre e della sorellina tredicenne, Giuseppina rappresenta anche loro.

Di Vincenzo non si seppe più niente. La sua colpa, aver cercato di organizzare il sindacato per ottenere maggiori diritti, la mensa gratuita, una riduzione dell’orario di lavoro. Tanto bastava per essere considerati sovversivi e terroristi.

Giuseppina era una donna semplice, che non si interessava di problemi sociali e politici. Queste cose le ha apprese piano piano nel suo percorso di consapevolezza, partendo da quella sera che ha spezzato la sua normalità precipitandola in un universo parallelo fatto di incertezza, di sospetti, di dolore, di paura, ma allo stesso tempo avvicinandola alla vita e alle idee del figlio.

Il suo lutto non ha avuto i colori del nero come quello di altre dolenti madri siciliane, ma il candore di un fazzoletto bianco, quello portato dalle Madri di Plaza de Mayo, le "pazze", come le chiamavano per la loro presenza disperata e tenace, con le foto dei figli scomparsi in mano, a chiedere "dove sono?"-una domanda che tuttora per molte non ha risposta.

I gruppi delle Madri hanno rappresentanti in varie città dell’Argentina oltre a Buenos Aires, e un gruppo c’è anche a Quilmes. Dopo il primo periodo in cui Giuseppina ha girato da un posto di polizia a un Ministero, per chiedere inutilmente notizie, circondata dalla solidarietà di alcuni ma anche dall’indifferenza sospettosa di altri, altre donne nella stessa situazione l’hanno avvicinata, aggregandola al gruppo di Quilmes, dove ha potuto intraprendere la lotta contro l’impunità e contro l’oblio, e capire meglio le esigenze di libertà e di giustizia che erano costate la vita a Vincenzo, rendendola orgogliosa e ancora più determinata a chiedere verità.

Sono stati anni duri, non esenti da timori e minacce. Tornata la democrazia, le speranze si sono riaccese. Ora sono stati arrestati e processati vari criminali; tante Nonne di Plaza de Mayo sono riuscite a ritrovare i nipotini –figli di detenute assassinate e scomparse-, rapiti e adottati dagli stessi carnefici dei loro genitori.

Ma il muro di gomma sulla fine dei desaparecidos e su dove si trovino il loro corpi non si scalfisce.

Dalle confessioni di alcuni ufficiali sappiamo che molti hanno la loro tomba nell’Oceano, dove sono stati lanciati fuori dagli aerei militari. Altri sono svaniti nel nulla. Vincenzo è uno di questi. Un nome e poche righe in un fascicolo.

In Italia per i desaparecidos non ci sono commemorazioni, né Giorni della memoria.

Scomparsi due volte.

A Quilmes, le Madri continuano a riunirsi, in un locale che la generosità del gruppo musicale U2 ha permesso di acquistare. Sanno che la memoria è l’unico modo di tenere in vita i loro figli. Gli U2 , sensibilizzati da un viaggio in vari Paesi latinoamericani, hanno scritto il brano "Mothers of the Disappeared". Così dice la canzone: " Noi sentiamo il battito dei loro cuori- nel vento ascoltiamo il loro riso- nella pioggia vediamo le loro lacrime…- Ascoltate anche voi il battito dei loro cuori-I nostri figli stanno nudi negli alberi-attraverso le pareti sentiamo le nostre figlie piangere-Guardate le loro lacrime nella pioggia che cade".

Per le Madri lo scultore Horacio Dowley ha realizzato un monumento dal titolo "Continuano a marciare" : tre triangoli bianchi solcano l’aria richiamando al tempo stesso i fazzoletti bianchi simbolo della loro lotta, e delle simboliche vele che si aprono a un vento nuovo, verso un domani migliore e più giusto. Tra le donne destinatarie dell’omaggio, è menzionata anche Giuseppina. Anzi, Josefina. La "Madre

coraggio"dimenticata.





Diana Di Francesca

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®