Il corpo delle donne come grimaldello per corrompere un popolo. Riflessioni su comportamenti e linguaggi dei protagonisti degli ultimi eventi. Il problema riguarda tutti.
Gran banchetto intorno al corpo delle donne. Gran parlare, accusare, difendere, disprezzare.
Giovani e giovanissime donne che si dedicano ad allietare le sere di un generoso nonnetto. Da vergognarsi, pensa qualcuno.
Ma se si ha lo stomaco di leggere le intercettazioni telefoniche che intercorrono tra queste fanciulle e i loro familiari, si scopre che ci sono anche padri, madri e fratelli complici consenzienti in tutto questo spintonare, chiedere, dare, offrire.
Bel passo avanti per una società che fino al 1981 tollerava il “delitto d’onore”.
Ma soprattutto gran consolazione per tutti coloro che esaltano la famiglia benedetta.
Invece c’è chi pensa che non ci sia proprio nulla di cui vergognarsi.
Di che cosa sono colpevoli le allegre ragazze ? Di voler allietare “carinamente” le serate di un uomo stanco e provato dalle fatiche del buongoverno? E se lui, rasserenato dalle loro performances, vuole dimostrasi riconoscente, che male c’è?
E in mezzo a questo gran bailamme, la ribellione delle protagoniste che si sentono braccate, perseguitate, vittime di una morale opprimente.
Ma ormai ben sappiamo da dove viene questa disinvoltura nell’uso del proprio corpo, questa naturalezza nell’accettare di vedersi esposte.
Ben ci ricordiamo le prime veline sorridenti: tutte corpo e “niente cervello”.
Né abbiamo dimenticato quella trasmissione in cui una giovane e avvenente fanciulla se ne stava accucciata dentro un cubo trasparente usato come tavolo.
E’ proprio lì, in Tv, nelle Tv del Capo, che il corpo delle donne è diventato oggetto di sguardi, gesti, parole di totale spregio. E’ proprio lì che si è formata la coscienza che le femmine, poste sempre in inferiorità nella loro nudità, sono da usare.
Ed è lì che molte giovani donne hanno pensato che male c’è se alla fine, con le “quote rosa,” ottengo pure un incarico nelle varie sedi politiche e amministrative del Paese?
Ecco chi sono le ragazze del Capo: le figlie di quella Tv, di questa società dove tutto si compra, tutto si vende senza andare troppo per il sottile. Dove un uomo solo con i suoi mezzi di comunicazione è riuscito a corrompere un popolo, usando come grimaldello il corpo femminile.
Se accettiamo che si diffonda il convincimento che la cultura non dà da mangiare, possiamo scandalizzarci? Se accettiamo che si cominci a censurare i libri, come sta accadendo in Veneto, possiamo stupirci? Se giovani promettenti se ne vanno dall’Italia, scettici, a ragione, di poter avere quello che una democrazia deve garantire: il diritto alla pari dignità, allo studio, al lavoro, cosa possiamo aspettarci?
Ritrovare il senso della misura richiederà impegno, ironia e fantasia, non certo l’uso di moralismi e rimpianti. Si dovranno rinnovare linguaggi, proporre modelli altri. Ricostruire sarà un’impresa ciclopica
Chi di noi si è impegnata nel passato nelle battaglie per il riconoscimento dei nostri diritti non può tirarsi indietro, ma bisogna che ci mettiamo bene in testa che se vogliamo emergere dal baratro, questa volta nessuno può tirarsi indietro.
Questa volta non è soltanto una faccenda delle donne.
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