Martedi, 25/11/2025 - Il caso che ha scosso l’opinione pubblica e, come per l’obbligo vaccinale, sono avvenuti schieramenti di popolo sulla libertà di scelta dell’individuo. La scelta radicale dei genitori riflette un retroterra filosofico e culturale di ribellione verso la società consumistica a cui fanno riferimento alcuni ecovillaggi e strutture già in corso dagli anni ‘70. In un’intervista i genitori motivano la loro scelta nel bosco: “…Vivere lontano dalla tossicità della società occidentale e della tecnologia ma abbiamo insegnato ai bambini il rispetto per la natura e per le tutte le scelte religiose”. L’educazione parentale è prevista dalla Costituzione e non proibita dalla Legge. Risulterebbe pure che i bambini seguissero le lezioni da una insegnante del luogo e fossero controllati da un pediatra.
Ben diverso da questi “bambini del bosco” è stato il caso di Victor d’Aveyron, l’enfant sauvage, e il dibattito antropologico che ne seguì. Nel 1800, sulle gelide montagne di Lacaune, venne catturato dai cacciatori un bambino di circa 10 anni (disperso probabilmente da molto piccolo) nudo e intimorito. Si capì subito che non sarebbe stato facile accoglierlo nel mondo sociale. L’allora Ministro Bonaparte gli offrì la migliore educazione ma Victor non pareva proprio una Persona. Non c’era traccia di società in quell’essere umano e finì la sua vita senza avere coscienza di sé e senza comprendere il significato delle parole. All’essere umano per attuare tutte le facoltà che gli sono proprie non gli basta venire al mondo ma occorre la precedenza continuativa di qualcun altro ed è in questa precedenza che si è genitori. Essere quel TU che permette al bambino di riconoscersi come un Io. Il primo TU è quello della madre e del padre. E per entrambi è un bisogno e un diritto.
La richiesta della Procura di separare i bambini dai genitori per la loro scelta d’immersione nella natura ha scatenato rabbia e indignazione in gran parte dell’opinione pubblica, schierandosi per la libertà di scelta della famiglia. C’è da distinguere l’incuria di bambini abbandonati, trascurati o maltrattati rispetto a quei fratellini felici in una realtà al di sopra di un’omologazione a volte strisciante e violenta, richiesta non certo al servizio di una cosiddetta infanzia da proteggere. Allontanamento finito momentaneamente con un riavvicinamento della madre all’interno di una casa famiglia e allontanamento dal padre e dai loro animali che amano! Insomma la società, al di là di un suo sinonimo, quale comunione, è in questo caso più divisiva che sociale! Ci sarebbe moltissimo da dire sul ruolo dei cosiddetti “servizi sociali”, con un potere enorme e condizionante nelle scelte di un Tribunale per Minorenni. Per comprendere, scevri dalle omologazioni soggettive, occorrerebbero delle competenze formative rispetto alla complessità dei casi, che spesso sembrerebbero non emergere dai tanti provvedimenti annoverati dalle storie finite male nel nostro Paese. Si è valutata la bontà abitativa senza accorgersi della pulizia e dell’ordine di quella casa, nonostante la semplicità degli arredi, che fanno onore al concetto di creatività umana. Come fa onore quel modello genitoriale, in armonia con la natura. Altri bambini sarebbero entrati in uno scompenso psicotico dopo il loro allontanamento dalla famiglia, come accaduto in tanti altri casi, ma grazie a quei bravi genitori hanno sopportato questa ingiustizia chiedendosi soltanto il perché e quando si sarebbero riuniti ai loro cari.
In rete si metterebbe in relazione questo caso con un interesse specifico per quel bosco, dove sarebbe prevista un’istallazione di pale eoliche. Se così fosse la gravità del caso diventerebbe indefinibile.
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