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Il 'gran rifiuto' del ministro Giuseppe Provenzano

Il 'gran rifiuto' del ministro Giuseppe Provenzano

La scelta di rottura del Ministro e gli uomini (pochi) che credono davvero nei diritti delle donne

Martedi, 09/06/2020 - Non so quante volte ho scritto ai responsabili delle "tavole rotonde" per far notare le assenze di genere. Ti rispondono "ma è "involontario", "una disattenzione",  "la segreteria..."; o anche un "riflesso condizionato".
Oggi c'è uno che non si scusa, rifiuta di essere totalitario: se ne è accorto"!
Che io sappia è la prima volta. Perché quando siamo noi a denunciare che "sta male a vedersi" un tavolo autorevole abitato da un genere solo", non è che accusiamo per chiedere una sedia. Vorremmo solo dire un pensiero in sintonia con non il fatto che abbiamo le mestruazioni (sarebbe lungo spiegare che c'entra) ma perché da secoli gli uomini si sono appropriati della parola, e la parola fa la storia che conta; condiziona anche noi, figurarsi!
Per questo è da imitare non un gentiluomo che ti cede il passo, ma uno che "vede" la sproporzione.
Certo, un caso che vale la pena di sottolineare, anche perché il luogo che Provenzano frequenta non è il migliore per fare i paladini. Quando si abita il Parlamento e peggio il Governo, il principio della qualità dovrebbe valere per tutti i generi, anche se degli uomini non si dice mai che fa male a tingersi i capelli o a pettinarsi come un rapper. Voglio sottolineare che il presidente Conte nelle sue allocuzioni al popolo non ha mai fatto risuonare le parole "diritti delle donne", ovviamente per lui incluse (e recluse) nella parola "famiglia".
Ha nominato una task-force guidata da Vittorio Colao - oggi congedato, pare poco educatamente - e formata da una settantina di membri, senza nemmeno "una" donna entrata per sbaglio: le parlamentari hanno dovuto "chiedere" qualche "aggiunta".... D'altra parte, corrispondenti delle mie lettere sui convegni tra soli maschi sono stati il sindacato, il Centro Riforma dello Stato e le organizzazioni di sinistra, compresi i giornali che pubblicavano gli annunci di congressi e convegni.
Nemmeno i politici per i quali votiamo: avete mai sentito Zingaretti spendersi per i "diritti" delle donne, anche se oggi propone uno "women new deal"? Bisognerebbe che riascoltasse Christine Lagarde, che se ne uscì con inattesa insofferenza da una riunione: "Al Fondo Monetario circola troppo testosterone"!
Intanto il Covid-19 ha aperto una crisi colossale nel nostro paese. A danno soprattutto delle donne, prima e dopo. Perché la reclusione ha premiato le più fortunate, che hanno goduto della presenza diurna e notturna di un marito di buon carattere e di figli sopportabili anche nell'adolescenza. E sono state contente, come sempre di "non sentirsi pesare troppo" la segregazione perché lavoravano "a distanza", ma insieme con il loro buon compagno, nella stessa stanza, litigando con i figli che seguivano le lezioni sullo smartphone perché in casa c'erano solo due pc. Ma altre, meno fortunate, ne avevano uno solo, per giunta o loro stesse o il compagno erano in cassa integrazione, oppure "sospesi"; e comunque i compagni erano nevrotici o abitualmente esigenti, impazienti, villani, maneschi e senza mascherina in camera da letto; e con figli e figlie non diversi dal padre, soffrivano la casa che non è "il regno" della donna. Nemmeno se non ci sono virus clinici. Nemmeno se fai carriera. Nemmeno se sei capo-corrente in FI, il partito di Berlusconi.
Vorrei che guardassimo la sottovalutazione che colpisce ancora Ursula von der Leyen, dopo tante prove di fermezza (la risposta al diktat della Corte Costituzionale tedesca: "le legge europea precede quelle nazionali") e di ottimismo (chiude il discorso carico di principi e proposte con "lo dobbiamo ai nostri giovani. Viva l'Europa!", come avrebbe forse fatto Altiero Spinelli. Mario Monti, che ne tesse le lodi, non se l'aspettava da "una donnina" (che aveva fato sette figli ed era stata ministra della difesa in Germania) e la chiama Ursula e ne elogia lo stile "con grazia, senza dare l'impressione di cercare nuovi poteri".
L’ esperta in gender equality e autrice di “Rivoluzione Womenomics”,  Avivah Wittenberg-Cox, a proposito delle politiche sanitarie del coronavirus commenta su Forbes: “Questa pandemia sta rivelando che le donne hanno quello che serve quando la situazione diventa difficile.... un attraente modo alternativo di esercitare il potere”.

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