è la prima volta che scrivo su questo portale, ma è da un po' che mi sono affacciata alle tematiche di genere.
Sto infatti preparando una tesi che parla di donne e mass media, argomento scelto per l'interesse che ho sempre avuto per le questioni femminili.
Occuparmi della condizione femminile significa occuparmi anche di me.
Il sesso, anzi il genere, è la prima cosa che mi definisce: prima di essere giovane, di essere studentessa, di avere gli occhi castani, io sono una donna.
Perciò mi rammarica non poco constatare che a noi donne vengono sottratte tutta una serie di libertà, dalle più elementari alle più complesse.
Nella città in cui vivo (Napoli) ad una giovane donna non è permesso camminare per strada senza essere adocchiata, giudicata, magari importunata. Una cosa insignificante se paragonata alla violenza di genere, al mobbing sul lavoro, all'istigazione all'anoressia contenuta nelle pubblicità e nei programmi tv pieni di donne magrissime che non ci rappresentano, eppure a me fa specie.
È la violazione sistematica del diritto a stare, se lo voglio, per i fatti miei senza attirare i commenti e gli sguardi di gente che non conosco e non mi conosce.
Sono io diventata troppo ostile al comportamento maschile oppure quello che percepisco è esatto, cioè che gli uomini tendono a ridimensionarci fermandosi all'aspetto fisico? È il loro modo di schiacciarci, di perserverare nell'arrogante presunzione di superiorità?!?
Immaginate il contrario: una moltitudine di donne di tutte le età (alcune anche molto anziane) che si agita e si eccita sessualmente ogni volta che vede passare per strada un baldo giovane... impensabile!
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