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Il nuovo Consiglio Superiore di Sanità non rispetta la parità di genere

Il nuovo Consiglio Superiore di Sanità non rispetta la parità di genere

Se non ora quando? è fortemente critico al riguardo delle affermazioni della ministra Grillo, giustificative delle poche nomine femminili nel nuovo CSS.

Sabato, 09/02/2019 - La ministra della Salute Giulia Grillo ha così motivato la scelta di sole 3 donne, al posto delle 14 presenti nel precedente Consiglio Superiore di Sanità da lei azzerato: "Non ho guardato al sesso, noi come movimento politico non siamo per le quote rosa. Conta la capacità, che prescinde dall’essere maschio o femmina. Per quanto mi riguarda, preferirei essere selezionata su questa base e non per genere”.

E così, con una frase, la ministra ha tentato di cancellare dalla storia politica italiana decenni di impegno profuso da associazioni femministe e femminili, movimenti e singole donne per tentare di incrinare il soffitto di cristallo, che ancora oggi impedisce all’Italia di raggiungere i livelli degli altri Paesi europei impegnati a colmare il divario tra uomini e donne, attraverso politiche idonee. Difatti, secondo autorevoli statistiche l’Italia in fatto di uguaglianza di genere è 82esima, su 144 nazioni prese in esame.

Ma la ministra Grillo non crede alla necessità di politiche di genere. Silente fin qui su importanti questioni che riguardano la salute delle donne, oggi ci fa sapere che in Italia ad una donna basti essere competente per fare carriera o rivestire ruoli istituzionali. Sembrerebbe, quasi, che la titolare del ministero della Sanità, puntando teoricamente solo sulla capacità delle singole donne, come modalità di selezione per raggiungere determinati traguardi professionali, e poi in pratica premiando di più gli uomini, stia dando delle incompetenti a tante donne che faticano ad emergere, non per personali incapacità ma, ad esempio, a causa dei gravi oneri che su di loro ricadono per la cura dei propri cari.

Noi di Se non ora quando? ci poniamo la stessa domanda avanzata da Luigi Ripamonti sul Corriere della sera, cioè se “quanto a impatto delle pubblicazioni, scienziate come, per esempio, Silvia Priori, Maria Grazia Roncarolo, Paola Ricciardi- Castagnoli, Flora Pejvandi, Ilaria Capua, Ariela Benigni, solo per citarne alcune, non potessero competere con alcuni dei colleghi maschi scelti”.

La risposta che non vorremmo fosse data a tale domanda è che non ci sia volontà politica a rimuovere gli ostacoli alla piena rappresentanza delle donne in ogni ambito della società. Impegnarsi per l’eguaglianza di genere non vuol dire garantire alle donne un vantaggio, ma superare le difficoltà più che sedimentate alla piena partecipazione economica, politica e sociale delle donne in Italia.

I tempi attuali, ed ancora di più quelli futuri, connotati da una presenza femminile largamente maggioritaria nella sanità italiana, espressione del più grande cambiamento che sta attraversando la professione medica, avrebbero dovuto indurre la titolare del ministero della Sanità, ella stessa medico, a decisioni diverse nella scelta dei componenti del Consiglio Superiore della Sanità.

Noi di Se non ora quando? fortemente critiche al riguardo, sottolineiamo come si sia persa l’ennesima occasione per contribuire a rendere l’Italia un Paese anche a misura di donna.


Se non ora quando?

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