(IM)PERFETTA: la splendida imperfezione che ci rende unici
Presentato tra gli Eventi Speciali della 82.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il cortometraggio scritto da Margherita Pezzella e diretto da Nicolò Bressan degli Antoni, in esclusiva su Rai Play dal 1° settembre
Martedi, 02/09/2025 - Sappiamo quanto le delusioni, gli abbandoni e i momenti di tristezza, soprattutto in età adolescenziale e giovanile (ma non solo), possano acuire le nostre insicurezze e fragilità, rendendoci facile preda di manipolazioni e di falsi amici o ‘maestri’.
Questi eventi sono tanto più facili a verificarsi nell’incontrollato mondo dei social dove ci si incontra solo in modo virtuale e spesso si nasconde la propria vera natura e/o identità, e dove è possibile senza rendersene conto cadere nelle reti di persone con fini diversi da quelli dichiarati, che si presentano in modo seduttivo e convincente per attirare le persone e cercare di controllarne la volontà.
Tanti gli esempi tratti da storie vere, racconti di giovani finite/i in vere e proprie trappole, storie non sempre a lieto fine. Fra questi casi significativo è quello raccontato nel cortometraggio “(Im)perfetta”, scritto da Margherita Pezzella e diretto da Nicolò Bressan degli Antoni, presentato tra gli Eventi Speciali della 82.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (e in esclusiva su Rai Play dal 1° settembre), che ha come protagonista Elena, una ragazza di 19 anni che, quando si guarda allo specchio, non si piace e prova il disagio di chi è ancora in cerca di un’identità.
Quando il suo fidanzato la lascia, le sue insicurezze aumentano e la portano a sentirsi sempre più inadeguata, brutta, poco interessante, fino a chiudersi in casa per giorni. A consolarla però arriva una nuova “amica” virtuale, Marta Tiberini, il profilo di una donna che Elena trova online e dalla quale resta affascinata.
Marta è bella, sicura di sé e pronta ad ascoltare Elena in tutte le sue fragilità, ma oltre a questo sembra risolvere tutto grazie a strategie e trucchi di bellezza, ad iniziare da quelle pillole dimagranti che già dal nome “Perfetta”, sembrano infallibili. È questo il modello di perfezione che diventa per Elena l’obiettivo da raggiungere.
Soltanto più tardi Elena, quando grazie alla Polizia Postale verrà svelata l’identità di chi non meritava la sua fiducia, imparerà a proprie spese che essere “imperfetta” e mantenere la propria identità ‘reale’ è un valore unico e inestimabile.
“Cosa succede quando iniziamo a credere più ad uno schermo che a noi stessi? - scrive il regista - Immersi in una narrazione fatta di filtri, like, corpi impeccabili e consigli non richiesti, la felicità diventa una prestazione, la vulnerabilità un difetto da correggere e l’autenticità un atto di coraggio. (Im)perfetta racconta questa tensione silenziosa, che tocca soprattutto i più giovani. Elena è il volto di chi si sente fuori posto in un mondo che a parole celebra la libertà di essere sé stessi, ma nei fatti impone modelli irraggiungibili. Elena inciampa, si fida delle persone sbagliate, fatica ad accettarsi. E proprio per questo è vera. Sui social, ogni insicurezza viene nascosta, ogni fragilità raccontata solo dopo essere stata superata, ogni imperfezione smussata da un filtro. (Im)perfetta parla di corpo, di identità, di autostima. Ma soprattutto racconta la scelta silenziosa e potente che facciamo davanti allo specchio: continuare a fingere o ricominciare da noi stessi.”
Nel cast Federica Franzellitti, Lisa Luchetta, Luna Shirin Rasia, Matteo Bianchi, e con la partecipazione di Valeria Solarino.
La canzone presente nel corto ‘Quello che ancora non c’è’ (Imperfetta Version), di Francesca Michielin, tema musicale del cortometraggio (Im)perfetta, è una nuova versione del brano (Columbia Records/Sony Music Italy), riarrangiato e prodotto per l’occasione da Francesca Michielin in una versione cinematografica.
“È un racconto tenero, ironico, ma anche duro – conclude il regista - perché la pressione invisibile, che ci imponiamo o che subiamo, lascia segni profondi. Il punto non è condannare i social, ma imparare ad usarli senza esserne schiacciati. In un mondo che premia l’apparenza più della sostanza, e la finzione più della verità, rischiamo di dimenticare ciò che conta davvero: noi, con i nostri corpi, le nostre storie, la nostra splendida imperfezione che ci rende unici.”
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