Il 17 marzo di un anno fa Younas Fakhra si è uccisa gettandosi da un balcone. Una conversazione con la giornalista di guerra Barbara Schiavulli
Domenica, 17/03/2013 - "Ci sono storie mortali che non devono essere dimenticate. Storie che ti trascinano nel fango in cui sono state gettate. Storie che sono di persone ma che diventano di tutti. Storie dove il dolore diventa coraggio fino a che uno non ne può più. Storie dove la vita ti marchia e ti uccide piano piano. Fakhra si è uccisa. Ma la sua morte è cominciata molto tempo fa. Si è buttata da un balcone di Roma qualche giorno fa, decisa a non essere salvata per la quarta volta. La mano che l’ha spinta da lontano è quella del marito che più di dieci anni fa in una notte colma di gelosia, l’ha cancellata con l’acido. Ha violato il volto di una bella ragazza pakistana. Ha trafitto il suo spirito e un’anima a brandelli non sopravvive. 'Ho paura che gli altri abbiamo paura di me quando mi guardano' disse una volta Fakhra trasferitasi a Roma per operarsi. 39 volte per potersi guardare senza riuscire a capire quanto fosse bella. Quanto ognuna di quelle piaghe fosse un gioiello che le attraversava il volto, quanto la sua forza la rendesse ricca, speciale, unica. Non era un mostro. Non poteva fare paura a chi la conosceva perché gli occhi della gente sanno riconoscere quello che vale. Sanno riconoscere la forza, il coraggio. E anche la sofferenza" (Barbara Schiavulli).
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