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Intervista alla giornalista Anna Vairo, volto noto del TgStile e non solo, che, oramai dal 2013, ha

Intervista alla giornalista Anna Vairo, volto noto del TgStile e non solo, che, oramai dal 2013, ha

Ringraziamo la giornalista Anna Vairo con l’intenzione di seguire le interviste televisive che sta ancora dedicando alle rappresentanti del gentil sesso del territorio, ciascuna con la propria esperienza di donna da raccontare, e per questo unica. L’a

Martedi, 14/10/2025 - Abbiano il piacere di intervistare Anna Vairo. Parliamo di una giornalista che, in quest’epoca in cui le cronache sembrano più presenti a parlare di femminicidi e violenze sulle donne, che a esaltare quante, della loro femminilità fanno un vanto e uno sprone per realizzare se stesse in ambito sociale, sul lavoro e nell’arte, ha da tempo realizzato un format interamente dedicato a quante, in settori diversi, conducono avanti realizzazioni importanti nel campo del sociale e si distinguono per operosità, costruttività, realizzazioni e personalità. Si intitola difatti: “Al femminile”, la trasmissione curata e condotta dalla nostra reporter, volto noto di TgStile e non solo, la quale, oramai dal 2013, ha aperto un varco prepotentemente femminile nel variegato palinsesto di StileTV sul canale 78 del digitale terrestre. Ogni puntata del programma ha difatti avuto come assoluta protagonista una donna e la sua storia di vita, personale e professionale. Ci sembra giusto quindi, dopo che la collega Vairo ha intervistato per anni le sue ospiti, ci faccia la gentilezza di rispondere lei stessa alle nostre domande.

D): La prima domanda che mi viene fatto di farle è la seguente: Secondo lei, le donne, difendono, affiancano, sono vicine alle altre donne nel corso della vita sociale e personale?
R): Di getto mi viene da rispondere non sempre. A fronte di diverse testimonianze di solidarietà e amicizia, se penso alle mie esperienze personali, devo constatare, a malincuore, che non sempre le donne "sostengono" le altre donne.

D): Durante questi anni di lavoro giornalistico, ha avuto mai modo di rendersi conto che la donna intervistata da lei mostrasse difficoltà a esporre le proprie opinioni e, in qualche modo, non sembrasse essere sicura di sé?
R): A memoria non mi vengono in mente situazioni del genere, anche perché se ci riferiamo al mio programma televisivo c'è da dire che da ampio spazio al racconto di sé e, dunque, diventa più facile parlare delle proprie esperienze senza timore.

D): Se potesse esprimere la propria opinione, avrebbe idea che la donna, nell’inseguire più che giustificatamente i propri sogni lavorativi, sia stata costretta a porre da parte il suo desiderio di maternità, o, comunque, di avere una famiglia che assomigli a quelle stereotipate, degli anni ’60, ’70, ’80?
R): Che dire? Partendo dal presupposto che non siamo tutte uguali, io personalmente ho sei figli. Conciliare famiglia e lavoro non è stato sempre facile ma non ho permesso che mi limitasse. La parola d'ordine è: organizzazione. Non per usare i soliti stereotipi con il rischio di essere retorici, ma di fatto, ancora oggi, non si può ignorare che in alcuni ambiti la maternità limiti la donna, soprattutto per le giovani donne che magari si stanno affacciando al mondo del lavoro. Non dobbiamo prenderci in giro: l'emancipazione delle donne non è totale perché la maternità è vista ancora come un limite, la donna che magari è anche già madre spesso è considerata meno produttiva. Senza voler addentrarci nella sfera delle misure di welfare che le aziende potrebbero adottare a supporto delle dipendenti madri ma lo fanno ancora in misura minima; o citare i dati Istat che parlano di una rilevante percentuale di donne che ancora oggi lascia il mercato del lavoro dopo essere diventata madre.

D): Lei stessa, ha trovato difficile realizzarsi nel suo lavoro giornalistico, nel tentativo di non venire meno nell’ambito familiare e domestico?
R): Il mio lavoro non è stato semplice da gestire, soprattutto all'inizio. Per me la "gavetta" non è stata facile: il giornalista spesso non ha orari perché un fatto di cronaca importante dell'ultimo minuto stravolge tutto. Al riguardo, è stato molto importante avere accanto un uomo, che poi ho sposato, che ha compreso le mie esigenze ed ha sempre partecipato attivamente alla vita familiare. In due si affronta tutto meglio e si contribuisce a fornire il giusto sostegno anche ai figli.

D): Ha mai pensato che il numero alto di femminicidi, ossia di donne uccise o deturpate da uomini che le avevano da prima affiancate come mariti o compagni, sia dovuto al fatto che il maschio non riesca ad accettare il cambiamento avvenuto nelle loro donne? Non riesca ad accettare che possano “passare oltre”, scegliere altre vie e lasciarli?
R):Sicuramente sì. E purtroppo al giorno d'oggi si registrano ancora troppi femminicidi. Il patriarcato esiste e spesso è alla base di tali episodi cruenti di cronaca. Il fenomeno è preoccupante se pensiamo anche alle tante donne che vivono situazioni di violenza senza riuscire a denunciarle.

D): La storia ha dimostrato che non esistono settori "naturalmente" maschili o femminili. Pensa che questa semplice verità sia stata davvero accettata dalla società che viviamo?
R): Assolutamente no, sebbene ci sia la volontà di superare certi stereotipi, tuttavia anche in ambiti eterogenei ci sono incarichi per cui vengono comunque preferite figure maschili. Per fortuna c'è stato un considerevole progresso nella parità di genere, con una crescente consapevolezza e partecipazione delle donne in ruoli di leadership, anche grazie a un cambiamento nel linguaggio e nella cultura che riflette questi successi. Ma c'è ancora da fare.

D): Faccio dei nomi: Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, Nilde Iotti, Irene Pivetti, Laura Boldrini, Maria Elisabetta Alberti Casellati (prima donna a ricoprire la carica di Presidente del Senato) Angela Merkel, Golda Meir. Lei ritiene che abbiano avuto maggiori difficoltà nel ricoprire i loro ruoli in un mondo “generato al maschile"?
R): a questa domanda dovrebbero rispondere loro. Penso tuttavia che non sia stato un percorso semplice.

D): Pensa che avremo mai un Presidente degli Stati Uniti d’America donna?
R): Io mi augurerei che, prima o poi, noi italiani avessimo un presidente della Repubblica donna.

D): Tornando al suo programma: le è mai capitato di trovarsi in difficoltà nel dialogare/intervistare, una donna?
R): Difficilmente, qualche difficoltà l'ho colta quando mi sono trovata ad interloquire con persone timide. Ma nell'intimità del salotto di 'Al femminile' la tensione si allenta e piano piano le ospiti riescono a sentirsi a proprio agio. E' la cosa più gratificante per me perché la finalità del programma non è solo raccontare esperienze ma anche fare conoscere più intimamente le protagoniste della puntata. Per questo cerco di non essere mai invadente, di non subissare le mie ospiti con una moltitudine di domande.

D): Più o meno qual è il numero di donne che si è seduto nel suo salotto televisivo?
R): A dire il vero non le ho mai contate ma sicuramente oltre centocinquanta tenendo conto che si tratta di un programma stagionale.

D): Se avesse la possibilità di intervistare un personaggio dell’arte, della politica, della scienza, della medicina, chi vorrebbe vedere seduto nel suo salotto? Ovviamente parlo di una donna…
R): Sicuramente, il primo nome che mi viene in mente è quello della senatrice Liliana Segre. Faccio solo qualche altro nome: l'astronauta Samantha Cristoforetti, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, l'imprenditrice Emma Marcegaglia. Amalia Bruni, scienziata di fama internazionale per essere stata tra le prime a scoprire il gene più diffuso dell’Alzheimer. Ma anche donne dello sport come la campana Assunta Scutto, campionessa mondiale di judo, e Antonella Palmisano marciatrice campionessa olimpica a Tokio nel 2020. La lista è ancora lunga ovviamente...

D): So che è madre. A suo parere i figli di oggi, i suoi figli, ad esempio, riescono a vedere nella propria madre anche l’aspetto lavorativo, le sue realizzazioni, l’eventuale difficoltà nel tenere assieme tutti i tasselli del complesso puzzle di una vita al femminile?
R): Da genitore posso dire, non sempre, sono i figli che non comprendono. A volte siamo noi che cerchiamo di non investirli di responsabilità che sarebbe anche normale iniziassero ad assumersi. Ma questo è solo un mio pensiero. Per quel che mi riguarda, ho sempre cercato di renderli il più autonomi possibile. E non per convenienza, bensì per scelta. E in quest'ottica hanno imparato a comprendere il valore dell'impegno, della responsabilità e delle rinunce che, a volte, si devono fare perché tutto funzioni alla perfezione sul lavoro e anche in famiglia. Mi reputo fortunata e direi (ma non vorrei peccare di presunzione) che sono stata anche brava nell'inculcare l'importanza del lavoro inteso come autonomia personale tanto per le donne quanto per gli uomini. Per me lavorare e avere la famiglia che desideravo vuol dire sentirmi realizzata. Sono due aspetti complementari della mia vita, essenziali, due facce della stessa medaglia. I miei figli che, oggi, sono quasi tutti maggiorenni, comprendono bene le tante difficoltà che comunque non sono mancate e non mancano mai. Fa tutto parte della vita che è comunque meravigliosa. Loro intanto danno il loro contributo partecipando fattivamente al menage familiare. Posso dire che siamo un ingranaggio ben oliato. Ne sono fiera.

D): Un’ultima domanda: a suo parere il giornale della carta stampata ha ancora valore o è stato surclassato dalla velocità e complessità delle notizie passate dalle televisioni?
R): Il valore della carta stampata resta importante ma la notizia che passa attraverso la tv gode dell'immediatezza delle immagini che raccontano la notizia e possono fornire una maggiore comprensione della storia. Se parliamo di carta stampata però non si può dire che non ci sia una crisi in atto: le vendite dei giornali sono in calo da diversi decenni ma questo è dovuto anche ad un cambio nelle abitudini di lettura. Le nuove generazioni, per esempio, si informano maggiormente online. Io, da parte mia, ho fatto la cosiddetta gavetta proprio sulla carta stampata, la televisione è arrivata dopo oltre cinque anni di corrispondenza su quindicinali, poi settimanali e infine quotidiani locali. A volte ripenso a quel periodo con un pizzico di nostalgia ma lavorare in televisione da giornalista mi ha dato e continua a darmi davvero molte soddisfazioni.

Ringraziamo la giornalista Anna Vairo con l’intenzione di seguire le interviste televisive che sta ancora dedicando alle rappresentanti del gentil sesso del territorio, ciascuna con la propria esperienza di donna da raccontare, e per questo unica. L’appuntamento: venerdì sera alle 21.15, in prima serata con repliche lunedì alle 15.00 e giovedì alle 11.30.
Ospite nella prima puntata, fu la 21enne Chiara Cennamo di Albanella, di ritorno dalla, al tempo, recente finalissima di Miss Italia 2013; in seguito la nostra giornalista, già apprezzata e premiata in varie occasioni per il suo operato, ha avuto modo di invitare un numero alto di personalità femminili che si sono in qualche modo distinte nel mondo del lavoro o dell’arte.
Auguriamo alla nostra giornalista, così vicina al mondo variegato delle donne, di continuare il proprio impegno sociale che, in ogni occasione, la veda brillare.
Bianca Fasano, giornalista e scrittrice.

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