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Kate Middleton / Storie di una principessa

Kate Middleton / Storie di una principessa

Il tumore della Principessa del Galles, il gossip e la saggezza popolare

Martedi, 26/03/2024 - Il femminile “di giornata” / uno
Kate Middleton: Storie di una principessa
Bene o male l’importante è che se ne parli: di me? Chissà se in questa filosofia di vita, questo modo di pensarsi, che radica le origini, addirittura, in una frase del famoso scrittore irlandese Oscar Wilde, ci si ritrova Catherine Elizabeth Middleton, principessa del Galles? 
E’ difficile, forse impossibile, avere una risposta. Realistico è cercare di farsi un'idea di come la valanga di supposizioni, interpretazioni, ipotesi di complotti, giudizi sommari, pettegolezzi abbiano costretto la principessa a spiegare tempi e ragioni del suo lungo silenzio, per arrivare a rivelare di avere un cancro.
Il tempo, gli anni per non dire i decenni, ci hanno abituato a storie, favole, scandali o tragedie dell’unico vero regno simbolico, quello inglese dei Windsor, che ancora nell’immaginario domina su tutti gli altri e le cui avventure e disavventure divengono imperdibile cronaca dell’informazione del gossip. Tutto questo però, fino a poco meno di due anni fa era firmato, nobilitato, dallo stile della regina Elisabetta. Lei, capace di affrontare ogni tempesta familiare - come quella che fu di Diana, o meglio Lady D, nulla anche al confronto delle avventure del nipote Harry con la moglie Megan - con l’insuperabile stile dettato dalla filosofia ”Never complain-Never explain”, ovvero mai lamentarsi, mai spiegare; come ha ricordato in queste settimane Dickie Arbiter, giornalista britannico che della regina Elisabetta è stato il portavoce dal 1988 al 2000.
Tornando alla quotidianità della Principessa Kate, dopo le disquisizioni infinite, da febbraio in poi, sulla sua fotografia ritoccata, sul silenzio pregno, secondo i più dei commentatori, di ragioni negative, maligne dense di sospetti di quelli che permettono di far prevalere il pettegolezzo cattivo su tutto, ha deciso di parlare e spiegare. E lo ha fatto dando un'immagine di sé il più possibile simile a quella di una persona “qualunque”: seduta in una panchina collocata in un prato fiorito di margherite gialle, senza precisare il luogo, con un abbigliamento sportivo, anche quello universalmente indossato. Così ha rivelato la verità: la scoperta di un cancro, diagnosticato al seguito dell’operazione subita quasi in contemporanea con il Re Carlo che, a differenza di lei, del suo male ha parlato subito dando le notizie essenziali.
Una regia comunicativa, quella a cui abbiamo assistito, dove si è cercato, riuscendoci direi, a far dimenticare che chi parlava fosse una persona certo non qualunque, ma la nuora del Re e moglie dell’erede al trono d’Inghilterra. E questo forse per sottolineare intenzionalmente, mi piace pensare, che il cancro quando arriva non guarda in faccia nessuno e comunque questa è l’umiltà con cui andrebbe affrontato.
Nello sforzo che si percepiva nelle parole e anche nell’atteggiamento del video divulgato, Kate si è resa credibile sottolineando le ragioni del suo silenzio di un mese e forse qualcosa di più, dall’operazione. Silenzio che le è costato valanghe di curiosità maniacali e di interrogativi mai gentili, essendosi malignamente sospettato di tutto, mostrando un'inusitata cattiveria e acidità di cui si sono “abbuffate” le pagine della cronaca e non solo. Silenzio, come lei ha spiegato e motivato in modo indiscutibile, dall’esigenza di parlare, prima e con calma, con i suoi tre figli, insieme, presumibilmente al loro padre e dandosi modalità e tempi adeguati alle difficoltà, data la loro giovane età. Aggiungendo poi alle spiegazioni, come avesse ritenuto utile e giusto aspettare, approfittando delle ferie scolastiche pasquali, per garantire giorni sereni in cui i figli potessero, naturalmente, sottrarsi alla curiosità e a domande ambigue e dolorose.
Ma per tornare alla famosa frase ispirata da Oscar Wilde (bene o male è importante che se ne parli..) con cui ho aperto le brevi riflessioni ad una notizia che ci ha invaso, direi, al di là, direi, del necessario, si è trattato di una notizia divulgata in modo pretestuoso ed esagerato, ben oltre l'abituale risalto dato agli avvenimenti della Casa reale britannica. Divenuta ragione di gossip e curiosità, ancora una volta sul regno inglese, di cui non sentivamo la mancanza e di cui, forse, avrebbe fatto volentieri a meno anche l’interessata.
L’episodio che mi ha suggerito di soffermarmi e scrivere su Kate, sulle disavventure di questa donna fino a poco tempo fa stella del firmamento, lievemente surreale della monarchia inglese, nasce dalla la mia abituale curiosità di ascoltare i discorsi che sugli autobus spesso si svolgono al telefonino o di persona fra conoscenti, sui fatti di cronaca e non solo.
E così, sull’autobus 280, al capolinea di Piazza Mancini, lo scambio di battute di due donne che, presumibilmente andavano a lavorare, mi ha portato a riflettere, condividendolo, alla cronaca, di cui la principessa Kate è protagonista, aiutandomi anche a considerarla da un interessante e sintetico punto di vista a cui mi ha rimandato il dialogo riportato di seguito:
“Ma hai sentito quello che ha detto la principessa inglese in televisione? Si ho sentito, poveretta, ha raccontato che ha un tumore pure lei. Mi fa una pena, risponde l’altra, e poi è così giovane. Certo lei è fortunata, si può permettere tutti i medici che vuole. Il meglio delle cure, di sicuro! Ma gira, gira ha il tumore e ha paura come noi, gente qualunque. Mi fa pena pure a me, risponde l’altra, ha tre figli piccoli! Ma perché non lasciano in pace lei, e pure a noi, così si cura in silenzio e sa lei come dirlo ai figli. Con tutti i guai che ci sono, con tutte 'ste guerre, non ci capisco più niente..aggiunge la prima. Forse per questo, per non facce pensa' troppo ,parlano di lei tutti i giorni, continua la seconda......
Sono le ultime parole che colgo mentre parte l’autobus, ma sono sufficienti per farmi riflettere: la saggezza popolare è interessante e spesso sintetizza quel che viviamo e prima del giudicare minimizza e relativizza andando al sodo!
Paola Ortensi

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