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La campagna No more feminicide: uno spot per il ministro degli interni in occasione del G6

La campagna No more feminicide: uno spot per il ministro degli interni in occasione del G6

Il lancio della campagna promozionale "No more feminicide", ideata da I. Rauti,consigliera del Ministro degli Interni, e presentata in occasione del G6, riconferma l'approccio securitario che il Governo ha voluto dare alla nuova normativa

Mercoledi, 18/09/2013 - Le audizioni, svoltesi davanti alle Commissioni Giustizia ed Affari Sociali della Camera dei Deputati ad opera di associazioni e movimenti femminili, rappresentanti dei centri antiviolenza, professionisti e giuristi del settore, hanno evidenziato le forti criticità del recente decreto legge sulla sicurezza, meglio conosciuto come “ dl contro il femminicidio”. In questo contesto sono state peraltro avanzate dagli interlocutori suindicati anche proposte migliorative, affinchè, in sede di conversione parlamentare dell’atto governativo, si riesca a colmare le lacune di un complesso normativo capace di affrontare il femminicidio solo in termini di sicurezza ed ordine pubblico. Agli atti delle audizioni parlamentari è presente anche un nostro documento, condiviso da oltre quaranta comitati Snoq, territoriali e no, in cui si ribadisce a chiari lettere che “la soluzione del problema costituito dalla violenza di genere non può che nascere dal riconoscimento che la questione non è emergenziale ma culturale e deve essere affrontata con un’ottica di educazione alla differenza di genere, alla prevenzione, alla autodeterminazione della donna”.

Dopo un’estate passata a ragionare sugli aspetti negativi del dl contro il femminicidio e ad individuare gli auspicabili cambiamenti verso un approccio multidisciplinare delle misure volte a debellare la violenza sessuata, ecco che arriva il lancio della campagna promozionale “No more feminicide”, predisposta da Isabella Rauti, consigliera del Ministro degli Interni, in apertura del G6 tenutosi la scorsa settimana a Roma. A riprova di un atteggiamento di chiusura alle sollecitazioni provenienti da esperti, associazioni di donne e società civile, si è perseverato nell’errore di ritenere il fenomeno della violenza di genere sanabile esclusivamente con un approccio securitario. Altrimenti, perché annunciare l’inizio di “No more feminicide” proprio in un consesso internazionale, avente come attori principali i ministri degli interni delle nazioni appartenenti al consesso del G6?

Sorge il legittimo sospetto che sia stato uno spot pubblicitario per il Governo ed in particolar modo per il titolare del dicastero degli interni e, a riprova del dubbio, v’è l’episodio delle giornaliste Mediaset con indosso la maglietta “No more feminicide”. Il Comitato Se non ora quando – Vallo di Diano auspica che si abbandoni l’approccio strumentale e mediatico e si riprenda in sede parlamentare l’interlocuzione con i soggetti capaci di dare idonee e congrue indicazioni, volte a modificare un decreto che non affronta la lotta alla violenza di genere in modo sistemico. Sulla pelle delle vittime non si può né si deve creare alcuna impalcatura pubblicitaria per il Governo o per singoli ministri, perché le donne violate richiedono alle istituzioni ben altro che una maglietta con inscritto “No more feminicide”. Certo, esse costeranno poco alle finanze pubbliche per niente intaccate dal cd decreto contro il femminicidio, nel quale non è previsto alcun richiamo all’erogazione di finanziamenti al riguardo. Indubbiamente, però, costeranno molto alle vittime della violenza sessuata, che da uno Stato, attento ai loro bisogni, si aspetterebbero tanto altro di più.







Comitato Se non ora quando – Vallo di Diano

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