La legge 30 è una tragedia. La legge 30 autorizza padroni, padroncini, capi e capetti a disporre delle vite altrui senza limiti, riducendo il lavoro a ricatto estremo, sfruttamento estremo, controllo estremo sui corpi e sulle menti.
La legge 30 è una tragedia. La legge 30 autorizza padroni, padroncini, capi e capetti a disporre delle vite altrui senza limiti, riducendo il lavoro a ricatto estremo, sfruttamento estremo, controllo estremo sui corpi e sulle menti. La legge 30 cambia le vite e le divora. Se ne appropria.
Ha il potere di rispondere o meno al tuo centesimo curriculum, ha il potere di valutarlo bene o male, di darti un giudizio, di darti una possibilità oppure no, poi di stabilire i tuoi tempi, i tuoi spazi, le tue condizioni materiali, in fine di decidere quanto vali come persona. Dopo anni passati a vivere così è facile che si perda la fiducia in se stesse e ci si convinca di non valere nulla rispecchiando esattamente il giudizio che lei ha di te. La legge 30 è una tragedia anche per questo, perché scava nel profondo accidenti.
Si possono adottare strategie di sopravvivenza dove è possibile, tenere durissimo, ingoiare amaro e resistere, soprattutto non cedere sull’autostima. Facendo training, magari anche quello può aiutare, ma soprattutto fidandosi dello sguardo di chi ti vuole veramente bene e crede in te nonostante l’accumularsi delle umiliazioni quotidiane che subisci tuo malgrado. La legge 30 è l’abnorme che diventa normalità. Ti cambia prima l’umore, poi il carattere, e può farti diventare una persona peggiore, indisponibile dentro, intollerante, aggressiva. Gli effetti collaterali sono moltissimi, tra questi anche la sfiducia nella politica, sinistra compresa, ma l’elenco lo conoscete già.
Esistono ricette possibili? Sicuramente sì, ma c’è n’è una che non richiederebbe tempi storici, perciò ve la giro. Sentite e ditemi vuoi che cosa ne pensate.
Alle prossime elezioni politiche eleggeremo in parlamento almeno 100 precarie e precari, di quelli un tempo disposti a tutto, certe che la prima cosa che faranno saranno abolire la legge 30. Attenzione però: è fondamentale che non dimentichino in un battibaleno di essere state/i quelli un tempo disposti a tutto! Che non si lascino annebbiare la memoria e la coscienza dalle svariate migliaia di euro mensili mai sfiorate neppure con la fantasia e nei sogni più sogni che si può. Se pensiamo che non tutti subiscano il fascino del potere e vengano presi da strane amnesie di fronte al Palazzo, allora vedete che questa può essere la strada! Si tratta solo di avere fiducia nei partiti politici che condannano la precarietà, e pensare che siano disponibili a lavorare a questo progetto semplice. Insomma, l’idea è sempre la stessa almeno per noi: che cambiare si può.
Conoscendovi mi direte: la legge 30 va abolita come primo passo di civiltà, ma la legge 40 dove la metti?
Vi rispondo: metto pure quella in testa alla classifica di una rivoluzione possibile, perché tra questi due mostri c’è un nesso strettissimo che noi di sicuro cogliamo. Un esempio: la legge 30 ti debilita, ti condiziona le relazioni e perfino la sessualità a dirla tutta, e comunque ti impedisce di fare figli se pure lo volessi perché ti costringe a ritardare ritardare ritardare oltre l’età riproduttiva, e dunque se un giorno volessi realizzare questo legittimo desiderio stanca di aspettare tempi migliori, finisce che in questo nostro paese incivile la legge te lo impedisce. Ancora una volta, ma questa volta la 40, ti si rivolge contro come una belva. Per farla breve, Abbiamo due strade:
1- aspettare fiduciose le prossime elezioni politiche e mettere in pratica questo piano stracolme di fiducia
2- stanche di aspettare, si decide di emigrare in qualsiasi altro paese in cui le umiliazioni da sopportare sarebbero assai meno e minori, aspirare ad un lavoro più o meno dignitoso, e se non si è più in età riproduttiva per aver troppo atteso, ricorrere alla Pma, che altrove come sappiamo è consentita.
Io vorrei mettere la crocetta sulla prima soluzione.
Linda Santilli
Donne di Classe
Cara Linda,
ti ringrazio per avermi dedicato questa nota. Una nota semplice e diretta che coglie nel segno fino a farmi commuovere perchè si vede che capisci realmente cosa vivo sulla mia pelle. Cosa vivo io e cosa vivono i precari in generale. Probabilmente lo capisci così bene perchè ci sei passata o perchè stai costantemente a contatto con la realtà: nn ha importanza analizzarne il perchè, il punto è che lo cogli. E oggi come oggi non è cosa da poco. Il 90% dei politici di oggi, come sapientemente dici tu con ironia, si fanno girare la testa per il potere e per i soldi e non pensano ai reali bisogni del paese: loro non cambierebbero mai la legge 30 o la legge 40 come farebbero i precari, ma amano tanto usare le nostre storie - di noi precari - per commuovere le platee, meglio se in campagna elettorale. Ecco che diventiamo un contenitore vuoto, a sostegno anche della sinistra. La sinistra che dovrebbe rispondere alle nostre esigenze è del tutto assente. Concretamente non fa nulla per noi, se non riempirsi la bocca di bei discorsi che rimangono vani. E allora io, come tanti altri precari non ci sto. Non ci stiamo. E pensiamo persino di non votare più, e ci i disamoriamo della politica. Per non parlare di tutti gli altri effetti collaterali della legge 30 che hai ben descritto. Sai, mi piacerebbe pensare che la proposta che tu ironicamente descrivi, quella dei precari al parlamento europeo che abrogano la legge 30 così come la legge 40, sia attuabile. Ma purtroppo ormai non ci credo più: la nostra classe dirigente, tutta, è così accecata dal potere e dai soldi che non pensa minimamente al bene del paese. E si avrà un paese sempre peggiore. Così non
i rimane, non ci rimane, che emigrare nostro malgrado: preferiremmo di gran lunga rimanere nel nostro paese ma esso non è in grado di accoglierci. NE prendiamo atto. Come prendiamo atto che la sinistra non è alla nostra altezza. E ce ne andiamo, attoniti e incazzati.
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