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La leggenda di un fiore, la storia di una donna

La leggenda di un fiore, la storia di una donna

L'8 marzo 1945 Teresa Mattei fece scegliere la mimosa, quale fiore simbolo della giornata internazionale della donna, ricorrendo ad una leggenda cinese.

Venerdi, 04/03/2011 - Nel 2004, in occasione di una manifestazione pubblica dell’otto marzo, mi posi il problema di regalare alle donne una mimosa che non sfiorisse. Mi chiesi, allora, perché fosse proprio quello il fiore per tale ricorrenza, sforzandomi di ricordare qualcosa al proposito. Purtroppo, risalendo a ritroso il tempo della memoria non riuscii a dare una risposta alla domanda, di modo che decisi di documentarmi. Così giunsi a Teresa Mattei ed alla sua storia, una storia che sa di leggenda nell’ avvenimento che racconterò, come in altri episodi della sua vita.

L’8 marzo del 1945 Luigi Longo, vicesegretario del P.C.I. nonché responsabile delle donne iscritte a tale partito, chiese ad un gruppo di partigiane quale potesse essere il fiore da distribuire per celebrare quella ricorrenza, in analogia con quanto avveniva in Francia, dove si distribuivano mughetti e violette alle compagne in quella data. Le socialiste indicarono l’orchidea, ma Teresa, che di lì ad un anno sarebbe diventata una delle 21 donne entrate a far parte della Assemblea Costituente, scelse diversamente. Consapevole dei costi del suddetto fiore e conscia delle difficoltà di reperire violette e mughetti in ogni località italiana, si inventò una leggenda cinese, inesistente, che raccontava come la mimosa rappresentasse il calore della famiglia e la gentilezza femminile. Forse, fu proprio questa “sua” leggenda a far breccia nei cuori di chi, alla fine, scelse proprio la mimosa come fiore-simbolo delle donne, anche se, come mi ha raccontato la stessa Teresa Mattei, “le socialiste storsero il naso perché avrebbero preferito l’orchidea”. Per anni la mimosa è stata considerata un fiore sovversivo e chi la diffondeva era passibile d’arresto.

La ricerca sul fiore della festa della donna mi ha permesso di conoscerla e mi ritengo fortunata perché è una donna eccezionale, come tutte le storie che ha vissuto. Vive in Toscana, lo scorso 1° febbraio ha compiuto 90 anni, ma, nonostante l’età e le precarie condizioni fisiche, continua ad essere sempre in prima linea nelle battaglie civili. Ad esempio, nel 2003 ha spedito 5000 firme contro la guerra in Iraq al Presidente Ciampi ed ha presidiato, insieme ad altri, la stazione di Pisa per bloccare i convogli che trasportavano materiale bellico. Nel 2004 ha espresso la sua più ferma condanna sull’ipotesi di scambio della grazia per Adriano Sofri con quella di Erik Priebke,il torturatore del fratello nonché l’aguzzino di tanti altri partigiani romani. Mi ha raccontato tante altre storie, ma per brevità ne vorrei segnalare solo alcune, per far meglio comprendere il valore di questa donna. Nel 1987 fondò la Lega per il diritto dei bambini alla comunicazione, che promosse numerose iniziative per sviluppare l’attenzione degli adulti sulle capacità comunicative dei bambini. Con la Lega realizzò il progetto delle “trecce della pace”, che, partendo da un’idea così semplice e povera, acquisì una forza ed una rappresentatività in tutto il mondo, tant’è che i bambini di ogni continente ne fecero circolare ben quindici milioni. Nel 1993 inviò 120.000 a Oslo per l’attribuzione del premio Nobel per la pace ai bambini di Sarajevo, grazie alla mobilitazione di centinaia di scuole ed associazioni in tutta Italia. Nel 1997, con il contributo della Coop che consentì la raccolta di fondi, riuscì ad inviare in Bosnia-Erzegovina una potente radio-trasmittente, che consentì a molte donne bosniache di ritrovare i figli loro sottratti dalla polizia serba nell’ambito della pulizia etnica attuata da Milosevic.

In un’intervista fattale da Gianni Minà, circa dieci anni fa, mentre Teresa stava illustrando altri episodi salienti della sua esistenza, Pietro Ingrao la interruppe e la sollecitò ad andare nelle scuole italiane, perché il racconto delle sua vita è Storia. Anch’io sono fermamente convinta che il patrimonio dei suoi ricordi debba divenire il più possibile storia collettiva. Da quando la conosco ho assunto con me stessa l’impegno di parlare di lei, partendo dalla diffusione della sua “leggenda”, quella della mimosa, per continuare con la sua storia che è piena di tante altre storie. Sono consapevole che il fiore-simbolo dell’otto marzo possa perdere, come tanti altri simboli, il suo valore, ma sono altrettanto sicura che la storia di Teresa Mattei rimarrà là ferma e salda nel tempo perché si è resa protagonista di pagine memorabili della storia italiana. Il suo “buon otto marzo” (n.b. : così ama dare gli auguri in questa data) arriva a tutte noi, congiunto all’accorata speranza che “il mondo possa andare meglio di come va ora , se le donne si uniscono e lavorano insieme per la Pace e la Sovranità Popolare (articolo1 della Costituzione) che comprende tutti, e soprattutto le Donne, i bambini, e tutti quelli che non sono mai stati ascoltati finora”.

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