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La morte di Maddalena Carta, medica di famiglia per professione, passione, missione

La morte di Maddalena Carta, medica di famiglia per professione, passione, missione

Ha trascurato per troppo tempo un suo male per non venire meno alla responsabilità di cura nel suo paese, Dorgali, in Sardegna. Un sovraccarico di lavoro che ripropone drammaticamente il tema della carenza del personale nella sanità pubblica

Mercoledi, 01/10/2025 - Il femminile di giornata settantatre / La morte di Maddalena Carta, ottoressa per professione, passione, missione
Maddalena Carta era medica di famiglia a Dorgali in provincia di Nuoro, un paese di poco più di 5000 abitanti, di cui ben 1800 risultavano suoi pazienti. Gli altri, come racconta la cronaca, letta a seguito della sua morte, contavano su altri due dottori; purtroppo entrambi in malattia nel periodo del “tracollo fisico” di Maddalena.
Lei, che comunque al bisogno estremo di richieste non si sottraeva, cercava di rispondere anche a loro finendo, in sintesi, per sentirsi responsabile di tutti i 5000 concittadini.
Maddalena è un periodo che non sta bene, ma per rispondere alla valanga di lavoro, trascura e sottovaluta i suoi malesseri, non sente le raccomandazioni della famiglia, la voce del fratello che con affetto la invita a non esagerare e continua generosamente la sua missione.
Ed è solo pochi giorni fa, all’inizio dell’autunno che, sentendosi troppo male, nel corso di una visita ai suoi pazienti, chiama “aiuto”. Dopo vari tentativi di soccorso, in elicottero viene portata in ospedale a Cagliari, dove muore. Una morte a cui assiste anche la sua famiglia, arrivata per starle vicino.
La sua storia arriva alla cronaca dei giornali con un doppio binario di riflessioni e considerazioni importanti e interessanti su cui riflettere.
Se parlare di Maddalena e della sua morte, ”scatena” l’ennesima denuncia dei medici di famiglia e della situazione numericamente desolante: infatti ne mancano 5500 secondo dati GIMBE (gruppo italiano medicina basato sulle evidenze) a fronte anche dei 7300 che andranno in pensione entro il 2027. Dati davvero drammatici per l’assistenza, che leggiamo da tempo, unitamente alla protesta della categoria e alle denunce di stress, superlavoro, impossibilità, non solo di rispondere a tutte le richieste, ma di mettere a rischio la propria serietà professionale, e la propria tenuta fisica, il che ci riporta a Maddalena.
Un tornare a questa dottoressa sarda che, come racconta la mamma in un’intervista davvero straordinaria, amava il suo lavoro infinitamente. Sin da bambina, racconta, giocava al medico con le bambole. E ancora quella scelta, non a caso di medico di famiglia, avendo prima immaginato altre specializzazioni, ma dove era poi arrivata facendosi carico delle esigenze prioritarie, della richiesta di medici di famiglia assolutamente carenti. Una scelta rifiutata da molti proprio per il carico di fatica, responsabilità, rischi e solitudine a fronte dei problemi.
Maddalena, invece, ci si era impegnata con tale responsabilità e affettività, come si è visto al funerale dopo la sua morte, da far pensare che come famiglia intendesse l’intera comunità del paese quando, rimasta unica interlocutrice per 5000 cittadini, non si è data per vinta nel cercare di rispondere a tutte e tutti.
Un modo, il suo, di esercitare la professione che nell’intervista pubblicata dal Corriere della Sera sottolinea comportamenti che parlano da soli. Racconta la mamma: “ ..con lei i bambini non piangevano mai, quando gli informatori medici le lasciavano piccoli omaggi come le penne o altre cose, lei li raccoglieva in una scatola e li distribuiva ai piccoli per distrarli”.
Professione, responsabilità, emergono tutti intrecciati nella personalità di Maddalena, che si può dire come con la sua morte lasci un doppio messaggio. Perché se Filippo Anelli, il presidente dell’Ordine dei medici, ha definito la morte di Maddalena: ”un’altra inaccettabile morte sul lavoro”, contemporaneamente il racconto, il coinvolgimento della grande famiglia dei suoi pazienti, ha evidenziato come un medico sia, come sicuramente è stato di lei e nella convinzione che non sia l’unica ma anzi che tante e tanti siano persone che alla professionalità affiancano umanità, pazienza, coinvolgimento, fino a tutto ciò che può caratterizzare talvolta una professionalità fatta anche con amore.
Tornano temi su cui non poco fu dibattuto durante il COVID, dove fu “riscoperta” l’importanza di intrecciare il valore umano e professionale dei medici, con l’esigenza di rivedere la sanità pubblica ed i provvedimenti per sostenerla, partendo anche dai medici di famiglia sempre più in difficoltà per numero di pazienti e non solo. Ecco allora come la dolorosa morte della Dottoressa Maddalena Carta, sarebbe significativo che andasse e “parlasse” oltre la cronaca, considerando questa notizia una sveglia per la presa di responsabilità di chi deve e può agire e decidere.
Intanto comunque, fa piacere segnalare che a ottobre al Congresso nazionale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generica (FIMMG) alla famiglia di Maddalena sarà consegnato un premio destinato a medici distintisi per merito, coraggio, abnegazione, sacrificio, nello svolgere la propria attività.
Un premio che si aggiunge all’affetto, stima e riconoscimento dei suoi pazienti del suo paese dove la sindaca di Dorgali, Angela Testone, ha deciso, in suo onore, un giorno di lutto. Un funerale per Maddalena dove, come dice sua mamma, ovvero la persona più credibile. “la bara era avvolta da una nuvola d’affetto - e aggiunge - ho pensato figlia mia, tu d’amore ne hai dato tanto ma ne hai ricevuto molto”
Paola Ortensi

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