Login Registrati
La reclusione tra quattro mura non è solo delle casalinghe

La reclusione tra quattro mura non è solo delle casalinghe

Nel 1975 a Pechino fu elaborata la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne. Sono passati trent’anni: la tiriamo fuori dall’archivio?

Domenica, 05/10/2025 - Com’è che il femminismo contemporaneo ama così tanto gli archivi?
Ovviamente per la funzione di tutti gli archivi, non perdere la testimonianza delle protagoniste della storia, emarginate anche nella ricerca documentale: ancor oggi basta guardare la bibliografia degli studiosi di qualunque disciplina: quanti i nomi delle studiose? Che, se la ricerca è storica, vanno pazientemente cercati nella congerie dei patrimoni cartacei, nei secoli obbligati a espungere i nomi femminili. Infatti dobbiamo alle storiche degli anni ’60, ’70 del secolo scorso che, sulla scorta delle intuizioni del primo femminismo moderno, scoprivano la mole dei materiali di donne che avevano fatto la storia ed erano perfette sconosciute: la speranza delle donne che avevano sperato che la rivoluzione francese desse loro un posto di giustizia non solo sulla ghigliottina, sono state scoperte da ricercatrici che aprivano i cassetti di mobili d’antiquariato e ci trovavano i cahier de doléance delle rivoluzionarie.
Bene, dunque, acquisire le carte delle femministe prima che i/le nipoti potessero ignorarne il valore.
E bene il corollario che ne deriva dell’approfondimento, almeno parziale, del patrimonio di idee che ci stanno dentro. Si suppone la presentazione alla società di città e paesi delle acquisizioni archiviate di donne “eminenti” originarie di quei luoghi o comunque importanti per saperne di più.
Suppongo che qualcuna obietti: “è già molto conservare la memoria con il nostro disinteressato lavoro di volontariato, non possiamo anche farci politica”. Come donne dovremmo tutte dare una mano e premere sulle amministrazioni per ottenere un finanziamento per rendere agibili gli archivi: penoso parlare di soldi, ma le donne debbono tenere alla loro cittadinanza in termini non di erogazioni di benefici, ma di parità di diritti.
Comunque non volevo parlare di archivi. Volevo dire che da qualche parte - e non solo all’ONU - esistono gli atti di tutto il decennio (divenuto ventennio a furor di popolo) che, iniziati in Messico finì a Pechino in una delle grandi Conferenze che l’Onu dedica alle grandi tematiche e alle grandi nazioni. Una bisognava darla alla Cina: non certo quella tenuta in Egitto sulla popolazione (le cinesi erano tenute alla politica del figlio unico) o quello dei diritti umani che per evitare imbarazzi si svolse a Vienna. Con il protagonismo delle donne si poteva andare a Pechino. Veramente non era una scelta tranquilla nemmeno questa: in Cina si praticava l’aborto dei feti femminili, ma il femminismo accettò pragmaticamente e fu un grande successo: si vedevano donne di paesi in via di sviluppo che si precipitavano alle telescriventi (era la comunicazione degli anni Settanta) per mandare subito il report alle amiche del paese. Si discussero tutti i problemi possibili, un patrimonio di idee, una partecipazione incredibile, alla Cina bastava il successo e faceva conto di non ascoltare le eresie femministe. Da allora ogni anno obbligatoria la rassegna delle applicazioni dei diritti paese per paese. anche l’Italia. Forse come cittadine un’occhiata non sarebbe mai stato male darla. Ma non l’ho mai fatto nemmeno io.
Però nessuna che abbia più di cinquant’anni dovrebbe dimenticarsene, anche se nessuna l’ha raccontata alle figlie. Le quali forse vorrebbero saperne qualcosa, ma credo che diffidino di ciò che fanno le istituzioni e che questo atteggiamento di sfiducia danneggi non solo le donne. Sta alla radice della stessa rinuncia al voto. ed è sbagliato ignorare dove i diritti di genere sono stati votati e, ignorati, non vengono applicati dai governi.
Da qualche parte se ne parla? Perché dal 5 al 14 settembre del 1975 a Pechino fu elaborata la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, testo giuridicamente vincolante sui diritti delle donne e la Piattaforma d’Azione approvata con la lista degli obiettivi strategici che governi, organizzazioni internazionali e società civile devono perseguire. È il testo politico più rilevante per le donne di tutto il mondo che pretendevano di "guardare il mondo con occhi di donna" e proclamavano che "i diritti delle donne sono diritti umani" usando parole nuove come "punto di vista di genere", "empowerment", "mainstreaming".
Sono passati trent’anni: la tiriamo fuori dall’archivio?

Alla Conferenza dei governi hanno partecipato 5.307 delegate e delegati ufficiali, e 3.824 rappresentanti delle ONG. Erano inoltre presenti 3.200 operatori dei media e 4.041 giornalisti provenienti da 124 paesi. Di questi, 841 erano cinesi, 1.468 provenivano da 18 paesi asiatici, 1.210 dall'Europa e dall'Australia, 268 dall'Africa, 134 dai paesi del Medio Oriente e 829 dagli Stati Uniti e dal Canada. Contemporaneamente, al Forum delle ONG di Huairou partecipavano 31.000 donne, rappresentanti di più di 2.000 organizzazioni di 200 diversi paesi. 

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®