La relatività valoriale dei comportamenti giovanili nella società eterodietta
Martedi, 07/05/2019 - Sottile, minuta, un viso infantile, capelli raccolti, Flavia si prepara indossando i guanti e la mascherina sul volto. Seduta sulla poltrona odontoiatrica, la guardo sorpresa, per l’età che dimostra, intorno ai 16, 17 anni. È una presenza nuova nello studio del dentista. Chiedo il suo nome ed esplicito la mia sorpresa per l’età che dimostra. A differenza del dentista e della segretaria dello studio, molto riservati e professionali, Flavia è loquace, mi dice di avere 23 anni, che ha fatto un corso per aiuto veterinaria, ma gli animali malati la fanno soffrire, così ora si esercita nell’attività infermieristica..jpg)
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Di più e molto più grave, la dimensione virtuale della visione mediatica (vedi la dipendenza, soprattutto dei millennials dai cellulari) determina il distacco partecipativo, cioè viene meno il coinvolgimento emotivo e la riflessione cogente di ciò che stiamo vedendo e assistendo.
Nell’osservare i comportamenti di Flavia ho intravisto, tuttavia, un cardine che la sostiene, un timone che l’orienta: la volontà di imparare per rendersi autonoma, come quando ascolta attenta gli insegnamenti del dentista che opera; come quando appunta e disegna su un quadernetto, a fine seduta, i nomi degli strumenti che di volta in volta impara a conoscere. Questo atteggiamento potrebbe essere l’inizio di un percorso per l’acquisizione di una consapevolezza di sé e del mondo che la circonda.
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