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L’odio sistemico scorre, le donne ne pagano le conseguenze

L’odio sistemico scorre, le donne ne pagano le conseguenze

Riflessione su pensiero critico e indottrinamento nel contesto della violenza contro le donne, le morti a Gaza e il caso Kirk

Domenica, 07/12/2025 - Nei primi undici mesi del 2025 ci sono stati 77 femminicidi; significa che 77 donne sono state uccise in quanto donne. Il numero è destinato a salire entro la fine dell’anno. Donata Columbro spiega in dettaglio l’importanza dei dati nello smantellamento della cultura patriarcale e dello stupro nel suo ultimo libro: Perché contare i femminicidi è un atto politico.
L’11 settembre, una sentenza del Tribunale di Torino assolve un uomo dall’accusa di maltrattamenti ai danni della moglie; la donna avrebbe “sfaldato un matrimonio ventennale”, così viene riferito, e quindi il suo aggressore “va compreso”. Lucia Regna ha 21 placche di titanio in volto, dopo il pestaggio di sette minuti.
Si ribadisce di denunciare, di non aver paura, di farlo subito, che la giustizia è dalla parte delle donne, e poi arriva una sentenza agghiacciante in cui i tecnicismi hanno la meglio sulla violenza sistemica contro le donne.
Come ha sottolineato recentemente Monica Lanfranco: “se una donna vuole mettere fine al matrimonio, beh allora fa qualcosa di molto brutto e, se ci sono delle conseguenze come un pugno in faccia, queste sono da mettere in conto”.
In circa due anni sono morte più di 70.000 persone in Palestina, la maggior parte donne e bambine/i senza possibilità di difesa, soffrendo terribilmente, inumanamente, come emerge con rigorosità giornalistica e accademica dall’ultimo libro di Rula Jebreal, Genocidio.
Entrambe le categorie identitarie, quella delle donne vittime di femminicidio in Italia e quella delle donne vittime di genocidio a Gaza, non appartengono alla macro-categoria normativa per eccellenza: maschio, bianco, etero, cristiano, occidentale. Inoltre, di classe media, di sana e robusta costituzione.
Questo è un brevissimo e basilare esempio di concetti per sviluppare pensiero critico. Si basa sui dati incorniciati in conoscenza della materia attraverso il concetto di “categoria identitaria”. Alle studentesse e agli studenti non resta che tirare le somme, pensare a come dati e conoscenza della materia si intersecano ed infine confrontarsi insieme in aula.
Ancora a settembre l’attivista repubblicano Charlie Kirk è stato ucciso alla Utah Valley University durante una conferenza. Il suo presunto assassino, come lui, è un giovane bianco non affiliato a un partito politico e che non ha votato alle ultime elezioni. Se avete letto o visto la serie televisiva, Kirk, nel contesto distopico americano corrente, ricorda immediatamente uno dei comandanti di The Handmaid’s Tale della scrittrice canadese Margaret Atwood; sua moglie, invece, una Serena Joy in carne ed ossa. L’attivista repubblicano in passato ha annuito ad una domanda posta da una partecipante durante un comizio: se la sua ipotetica figlia fosse stata stuprata e se dalla violenza fosse rimasta incinta avrebbe dovuto portare avanti la gravidanza ugualmente, esattamente come avviene nel romanzo del 1985 per le ancelle. Sull’omicidio di Kirk si è alzato un polverone mediatico non solo in USA, ma anche in Italia. Su uno dei proiettili sparati c’era un’enigmatica frase - “bella ciao” - titolo di un inno antifascista per eccellenza, non solo delle partigiane e dei partigiani in Italia, ma ripreso di recente dalle combattenti curde. Una canzone di resistenza. Sono bastate queste parole a far scattare una polemica contro la sinistra, in generale, e in particolare anche contro il personale docente universitario percepito dall’amministrazione americana come in larga parte radicalmente di sinistra; professoresse e professori erano già stati bersagli di forte critica da parte del governo: “il nemico”, disse il vicepresidente in un celeberrimo discorso di qualche anno fa. Il presunto assassino, tuttavia, non è un giovane militante di sinistra, ma membro di una famiglia che invece sostiene l’attuale presidente. Continuano ad emergere nuove notizie distanti dalle prime fuoriuscite senza verifica.
L'indottrinamento, al contrario del critical thinking che aiuta a ragionare e ad arrivare a conclusioni da sole/i con gli strumenti forniti a lezione come nell’esempio sopra, consiste nel prendere una notizia, estrapolarla dal contesto culturale in cui è avvenuta e darla in pasto alle masse senza gli strumenti critici per esaminarla. Così facendo, una notizia non verificata diventa verità ed eventualmente si trasforma anche in odio contro un gruppo. Una sorta di manipolazione di massa per fomentare rifiuto della diversità, dell’altro/a in generale. È tipico di ambienti estremisti, e non dovrebbe essere, invece, tipico dei luoghi istituzionali in cui indipendentemente dal partito politico in un momento storico delicato e complesso si dovrebbe trovare la via della pace e della democrazia. Tuttavia, quasi tutte le università sono sotto scacco del Governo. La leadership di destra italiana ed europea ha partecipato alla diffusione della notizia in modo problematico. La macchia di odio si allarga immensamente, senza confini.
L’assassinio di Kirk non è una faccenda di destra o di sinistra, è l’apice di un fenomeno sociale profondo da analizzare: la fomentazione dell'odio come normalità, nato, e in costante crescita, negli Stati Uniti dove le sparatorie sono diventate norma; è permesso comprare armi con facilità e con “una pistola” in mano ognuno può diventare un potenziale pericolo per tutte/i.
Le armi vengono vendute anche al governo israeliano per uccidere civili innocenti, incluse le donne, non solo dagli Stati Uniti, anche dall’Italia. Si accolgono bambine e bambini, ma si vendono anche gli strumenti per ucciderli.
Partirei da questo per analizzare l’assassinio di Kirk, e di come la macchina da odio sia ormai in marcia nei contesti microscopici, come una lezione pubblica in un campus americano qualunque, come in quelli più macroscopici a qualche ora di volo dall’Italia.
77 donne vittime di femminicidio in Italia, nonostante esperte della materia da molti anni forniscano riflessioni e soluzioni troppo inascoltate, come l’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole; più di 70.000 persone morte a Gaza, in continuo aumento nonostante la celebrata ‘tregua’, un numero così alto che ha toccato le coscienze delle italiane e degli italiani, scesi/e in piazza in molte occasioni.
Di loro non possiamo dimenticarci in mezzo all’odio sistemico che scorre liberamente.


Francesca Calamita è professoressa associata presso l'Università della Virginia. Si occupa di studi sulle donne e di genere nel contesto italiano ed europeo, con uno sguardo più ampio rivolto al contesto globale. Autrice di Visibili e influenti (2023) e Linguaggi dell'esperienza femminile (2015), i suoi contributi sulle politiche di genere che si applicano ai corpi delle donne in Occidente e in Medio Oriente sono stati pubblicati di recente sulla rivista accademica Women's Studies International Forum.
@frances.kalam


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