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LATINO - Le prime giornate mondiali,  9 e 10 aprile 2021 di M.Cristina Nascosi Sandri

LATINO - Le prime giornate mondiali, 9 e 10 aprile 2021 di M.Cristina Nascosi Sandri

La 'madre' di molte lingue internazionali e dialettali, mai morta...

Sabato, 10/04/2021 - L’Associazione Italiana di Cultura Classica, l'AICC, con il patrocinio del MiBACT, ha istituito da quest’anno, tra il 9 ed il 10 aprile, la Giornata Mondiale della Lingua LATINA.
Così la vogliamo celebrare con uno tra i più romantici, colti ed universali ‘poetae novi’ latini, Gaio Valerio CATULLO, che in alcuni dei suoi Carmi più famosi così esprime il suo grande, dapprima ricambiato, e poi inutile amore per Clodia-Lesbia.
Leggete prima in lingua latina: anche se i vostri ricordi scolastici non vi sorreggeranno, la musicalità preziosa ed unica di quei versi vi rapirà...poi, godetevi la traduzione, soggettiva e temporanea, come tutte le traduzioni, a volte, solo ottimi...tradimenti linguistici.

Carme 5

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera,dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.

Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,
ed i rimproveri dei vecchi rigidi
consideriamoli poco più di nulla.
I soli posson tramontare e tornare:
a noi, una volta che la nostra breve luce tramonta,
rimane una sola eterna notte da dormire.
Dammi mille baci, poi altri cento,
poi altri mille, poi altri cento,
poi fino alla fine altri mille, ed ancor cento.
Alla fine, quando saranno migliaia,
li rimescoleremo tutti, che non si sappia,
o perché nessun malvagio ci possa invidiare,
sapendo quanti son i baci.

Carme 8

Miser Catulle, desinas ineptire,
et quod vides perisse perditum ducas.
Fulsere quondam candidi tibi soles,
cum ventitabas quo puella ducebat
amata nobis quantum amabitur nulla.
Ibi illa multa tum iocosa fiebant,
quae tu volebas nec puella nolebat.
Fulsere vere candidi tibi soles.
Nunc iam illa non vult: tu quoque inpotens noli,
nec quae fugit sectare, nec miser vive,
sed obstinata mente perfer, obdura.
Vale, puella. Iam Catullus obdurat,
nec te requiret nec rogabit invitam.
At tu dolebis, cum rogaberis nulla.
Scelesta, vae te, quae tibi manet vita?
Quis nunc te adibit? Cui videberis bella?
Quem nunc amabis? Cuius esse diceris?
Quem basiabis? Cui labella mordebis?
At tu, Catulle, destinatus obdura...

Povero Catullo, smettila di impazzire,
e ciò che vedi perso consideralo tale.
Splendettero un tempo per te giorni sereni,
quando eri solito andare dove ti conduceva la ragazza
da noi amata quanto nessuna.
Lì allora avvenivano cose piacevoli
che tu volevi e lei non rifiutava.
Davvero splendettero per te giorni sereni.
Adesso lei non vuole più: anche tu, non volerlo,
e non inseguire lei che fugge, e non vivere infelice,
ma con animo ostinato sopporta, resisti.
Addio, ragazza. Ormai Catullo resiste,
e non ti cercherà e non te lo chiederà, visto che non vuoi.
Ma tu soffrirai, quando nessuno ti vorrà.
Sciagurata, guai a te, che vita ti rimane?
Chi ti avvicinerà ora? A chi sembrerai bella?
Chi amerai ora? Di chi si dirà tu sei?
Chi bacerai? A chi morderai le labbra?
Ma tu, Catullo, deciso resisti...

Carme 85

Odi et amo. Quare id faciam
fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio
et excrucior.

Odio ed amo. Ti chiederai forse
perché ciò accada.
Non lo so, ma è ciò che sento
ed è un tormento.



(trad. mcns)

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