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Le bambine salveranno il mondo? Anche no - di Federica Gentile

Le bambine salveranno il mondo? Anche no - di Federica Gentile

#DayoftheGirl, il giorno delle bambine. E allora riconosciamo i loro diritti (o la mancanza di diritti) delle bambine, ma ricordiamoci che non devono essere loro a salvare il mondo

Martedi, 11/10/2016 -
Se vi è sfuggito, ve lo ricordiamo noi, l’11 ottobre è stato l’International Day of the Girl Child, una giornata nata per attirare l’attenzione sui problemi delle bambine e delle giovani donne: ogni anno 700 milioni di ragazze si sposano (o meglio, vengono fatte sposare) prima dei 18 anni. Di queste, circa 250 milioni si sposano prima dei 15 anni. Ogni 10 minuti, una adolescente muore vittima di violenza.



Per quanto riguarda invece l’economia, da più parti si fa notare che investire sulle ragazze – per esempio sulla loro istruzione - ha effetti importanti sulla crescita economica. Uno studio di Stanford riportato da Katrine Marçal sul The Guardian evidenzia che ogni anno aggiuntivo di istruzione ha l’effetto di aumentare la crescita economica di 0.58 punti percentuali e ovunque abbondano statistiche che confermano e riconfermano che investire sulle ragazze e sulle donne è benefico per l’economia.



Di conseguenza da tempo ci sono campagne che si concentrano in particolar modo sulle bambine nei paesi cosiddetti “in via di sviluppo” tra cui il Girl Effect, che ci racconta: “investi in una ragazza e lei farà il resto. Non è una cosa importante. Solo il futuro dell’umanita’”.



Giusto per capirci: la donna o la bambina che una volta ricevuti i mezzi, una mucca o istruzione che sia, fa miracoli che porteranno la salvezza della loro comunità, società e / o il mondo intero, non agisce in un vuoto cosmico, ma in un sistema che riproduce costantemente le disuguaglianze, e cioè le condizioni sociali, economiche e culturali che strutturalmente non sostengono le bambine e le donne nel Nord come nel Sud del mondo.



Possiamo anche dare una uniforme o dei libri ad una bambina, grazie ai quali potrà frequentare la scuola, ma se non si esce dalla logica per cui è lei la prima a dover stare a casa ad accudire fratellini e sorelline se i genitori non possono farlo, la sua istruzione non migliorerà.



Questo non significa che le donne e le ragazze siano sempre vittime incapaci di azioni di riscatto e di cambiare la propria vita, al contrario, ma il cambiamento non è una responsabilità solo individuale. Se ci fissiamo solo sulle capacità di riscatto individuale, facciamo un gran favore al neoliberismo, che: “enfatizza il potenziale dell’individuo, l’opportunità e la scelta e inoltre maschera o ignora le disuguaglianze per cui alcuni individui hanno più opportunità di altri di fare le scelte giuste”.



Le nostre vite sono condizionate non solo dalle nostre scelte, ma anche da decisioni di natura molto più ampia: aggiustamenti strutturali, politiche di austerity, accordi commerciali, etc.

Inoltre, come evidenzia Katrine Marçal, enfatizzare il contributo delle bambine e delle ragazze all’economia è anche giusto, ma oscura il fatto che ragazze, donne e bambine lavorano già, ma il loro contributo – la maggior parte del lavoro di cura - non è riconosciuto come lavoro dall’economia.



E dunque : “Le ragazze e le donne non sono una risorsa inutilizzata nel mondo, il loro lavoro è la struttura invisibile che tiene insieme le società e le economie. Ma non hanno scelto liberamente questo ruolo. E non sono pagate, compensate, o riconosciute per il proprio lavoro. Questo deve cambiare.”

Federica Gentile

 


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