La paventata fuoriuscita della Polonia dalla Convenzione di Istabul obbliga le istituzioni europee ad una netta e ferma difesa del principale strumento normativo di contrasto alla violenza di genere
Martedi, 04/08/2020 - La recente presa di posizione del ministro polacco della Giustizia, Zbigniew Ziobro, del piccolo partito Polonia Solidale, alleato della coalizione di governo guidata da Diritto e Giustizia (PiS), relativa alla richiesta, avanzata al suo esecutivo, di recedere dalla Convenzione di Istanbul per la prevenzione ed il contrasto della violenza contro le donne, necessita di essere interpretata alla luce del particolare momento politico che stanno vivendo le istituzioni comunitarie. La recente approvazione del Recovery Fund da parte del Consiglio UE e la correlata ratifica dell’accordo da parte del Parlamento europeo ha comportato che ad Ungheria e Polonia sia stato evitato l’imposizione di particolari condizionalità all’erogazione dei fondi del Recovery Fund e del bilancio pluriennale dell’Ue, condizionalità che avrebbero dovuto prevedere il pieno rispetto da parte di questi due Paesi dei diritti civili. Deprivato della obbligatorietà della piena tutela di tali diritti, il suindicato ministro polacco ne avrebbe approfittato per rispondere alla pancia del suo elettorato di riferimento, proponendo al proprio governo di ritirare la Polonia dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
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