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Le molestie in famiglia.  “NON UNA DI MENO”

Le molestie in famiglia. “NON UNA DI MENO”

Nell’incontro tenutosi l’8 marzo a Faggiano (TA) ecco l’intervento di una delle donne del mondo, Elena Manigrasso, sulle molestie in famiglia:

Venerdi, 31/03/2017 - Per poter trattare questo argomento mi basta utilizzare parole come giustizia, libertà, pari opportunità. Queste le parole chiave di tutte le manifestazioni che si sono svolte in Taranto e provincia a partire dalla prima settimana di Marzo; siamo state a Faggiano, Taranto, all’Università di Bari con sezione staccata a Taranto insieme a DONNAaSUD, presso il tribunale di Taranto sezione Pari Opportunità. Quanto lavoro, quanta abnegazione da parte di mille donne a divulgare i diritti negati. Ci sono storie di donne che riflettono in luoghi e tempi diversi la loro situazione di minorità, sì di minorità si tratta quando una donna è costretta a dare all’uomo i due quinti della sua vita, come avveniva per gli schiavi i quali valevano tre quinti di uomo. Son donne che si affannano nel cercare soluzioni quotidiane sui tanti no che vengono detti dal compagno di vita. Questo lo fai questo no. Cercano il senso tra le vie tortuose dello spirito, dell’intelletto, delle emozioni, delle relazioni. Una ad una, per qualche arcaica ragione si incontrano e si riconoscono e cambiano la direzione delle loro vite, lentamente, ognuno ha i suoi tempi. Le donne si rispecchiano, si sostengono, a volte senza parole, a volte con sguardi intensi da sollevare l’anima, a volte con abbracci che sembrano rendere i corpi leggeri. Sono anche quelle che gioiscono di una gioia che non è solo la loro, è quella delle generazioni passate, presenti e future, è la gioia della Libertà.

La donna schiava del potere maschile da anni si sta liberando, si libera in cerchio, raccontandosi e trovando soluzioni reali, con esperti, con donne che operano nei centri antiviolenza. quelle che stanno dalla parte di tutte le donne. Quelle che, a volte, vengono imputate nei processi, vittime insieme alle vittime. Le donne che trasformano la frustrazione in determinazione e ogni centro antiviolenza nella casa della libertà del pensiero e dell’azione.

Mille donne presso centri antiviolenza e movimenti come Non una di meno, Sostegno donna, Alzaia che in tutti questi giorni hanno condiviso col il Tribunale di Taranto con l'ordine degli Avvocati di Taranto Pari Opportunità, con Municipi, Ospedali pubblici, un welfare che ci tuteli tutti. Perché come dice l’articolo 3 della Costituzione Italiana l’uguaglianza sta alla base di ogni convivenza pacifica, e ancor di più nelle mura domestiche, la non uguaglianza presuppone un aguzzino e una vittima, chi dispensa ordini e chi esegue. Chi confonde la gelosia ossessiva per amore; chi sfoga le sue ossessioni con azioni violente. Da una delle tante testimonianze di donne presso i centri antiviolenza: Atti persecutori i suoi che non mi fanno più vivere: mi infastidisce pesantemente ogni volta che rientro da qualche parte, mi controlla tanto da causarmi gravi stati d’ansia costringendomi a cambiare abitudini di vita. Tutto questo è generato dai suoi scatti di ira che sfocia molte volte in violenze corporali, altre verbali, ma anche con atteggiamenti subdoli, che sembrano normali: quando vengono i miei amici vengono per me e non per te, stattene per conto tuo, quando siamo in giro devi fare questo, non devi fare quello, non puoi andare anche oggi al partito, ci sei andata ieri, ti sei ritirata tardi, ma pensa alla cena piuttosto. Una donna difficilmente dice tutto questo ad un uomo; frasi che limitano di fatto la libertà della persona e non le offrono pari opportunità con chi può andare al partito, a calcetto, a suonare, al bar o dove cavolo vuole lui senza sentirsi dire: ma pensa alla cena piuttosto. Motivo che mina la libertà della persona e soprattutto “Le pari opportunità” ecco perché i ruoli più prestigiosi li hanno gli uomini, la strada per le donne è tutta in salita dato che a casa c’è chi mette mille ostacoli alla piena formazione della persona. In molti casi la vittima è anche unico testimone di quanto avvenuto e dunque è molto importante che la sua testimonianza sia ritenuta affidabile. Invece spesso viene richiesto che la vittima si discolpi da atteggiamenti considerati troppo disinvolti, o da una vita libera, prima di essere creduta. Screditare la vittima questa è sempre la strategia difensiva. Difendersi dal reato del suo aguzzino, fino allo sfinimento o a ritirare la denuncia, la donna arriva anche a questo motivando così la sua decisione: ”Voglio solo dimenticare e essere dimenticata”. Una scelta personale che rappresenta non solo una ferita nel corpo vivo di una persona ma di una intera società. Le violenze che avvengono tra le mura domestiche - sono le più sottili, le più viscide, le più sfuggenti, perché si compiono nell'intimità del focolare, quando il resto del mondo è fuori dalla porta di casa, quando nessuno può né udire né vedere né venire in tuo aiuto. Che vigliacchi. L'art. 572 del codice penale punisce chiunque maltratti una persona della famiglia o comunque convivente con azioni che determinano la lesione della libertà e dell’incolumità individuale, è punito con la reclusione da due a sei anni [c.p. 29, 31, 32] . Non sentiamoci mai sole, ci possono aiutare associazioni come Alzaia, Sostegno donna, numero antiviolenza donna che è il 15 22: Non dimentichiamo che gli operatori di questi enti danno sempre una mano e indirizzano le donne a fare la scelta giusta capace di eliminare ogni dubbio sul “non posso farcela da sola”; creiamo rete contro la violenza domestica. Non lasciamo nessuno da sola.

Alle nostre compagne di viaggio sparse in mille territori. Auguri per una vita Libera.

Elena Manigrasso

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