Gli stereotipi e i pregiudizi sulle donne: la Rai ne è cassa di risonanza
Lunedi, 16/07/2018 - Dall’esame di tre trasmissioni, mandate in onda negli ultimo tre mesi dall’azienda che gestisce il servizio televisivo pubblico, è possibile approntare una valutazione sull’uso che la Rai faccia delle parole con cui narra la vita delle donne. Nel maggio scorso alcune attiviste dei social, creatrici su Facebook del Gruppo d’ascolto Rai, indirizzarono una lettera aperta alla Presidente Maggioni per evidenziare alcuni messaggi che l’ente, da lei rappresentato, dovrebbe evitare di proporre e divulgare.
La Rai, consentendo l’uso del termine baby squillo, correrebbe conseguentemente il rischio di criminalizzare le minorenni mentre i veri colpevoli sono gli adulti fruitori del corpo delle adolescenti, che sfruttate sono soggetti vulnerabili ed in quanto tali suscettibili di tutela anche da parte dell’azienda televisiva pubblica. Occorre essere particolarmente attenti ad un linguaggio adeguato nella descrizione di fatti di cronaca che riguardino i minori, in modo tale che il correlato racconto sia di loro rispettoso.
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