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Le Partigiane dell’arte di Sofia Mansillo

Le Partigiane dell’arte di Sofia Mansillo

La Mostra "Arte liberata 1937-1947 (Capolavori salvati dalla guerra)" (Roma) chiuderà i battenti il 10 aprile 2023. E' un viaggio di emozioni attraverso le opere esposte, le foto e i film d'epoca e i documenti storici

Giovedi, 06/04/2023 - La Mostra "Arte liberata 1937-1947 (Capolavori salvati dalla guerra)", aperta a Roma alle Scuderie del Quirinale dal 16 dicembre 2022 al 10 aprile 2023, è stata un Viaggio, un Viaggio di emozioni attraverso le opere esposte, le foto e i film d'epoca, i documenti storici.
La Storia ti avvolge e ti coinvolge emotivamente in tutta la sua cruda realtà, ti racconta dello sfacelo procurato all'immenso patrimonio artistico italiano su tutti i fronti e da tutti gli schieramenti.
Un profondo senso di angoscia ti assale nel constatare la distruzione del territorio e nell' immaginare i saccheggi, operati nei luoghi abbandonati dopo i bombardamenti. Infatti le spoliazioni avvennero anche nelle piccole collezioni private e nei Musei locali, non solo sui capolavori dei grandi Musei di proprietà dello Stato Italiano, a volte venduti illegalmente o illecitamente donati, a seguito di pressioni politiche anche prima del conflitto mondiale, ai gerarchi nazisti.
La Mostra è un Viaggio di riflessioni sull'amore per i tesori d'arte diffusi nella nostra Italia, salvati grazie alla mobilitazione fino all'eroismo di alcune persone che si sono sacrificate anche a rischio della propria vita, spesso senza alcuna direttiva superiore, nello smarrimento dell'assenza di una guida politica e morale, per salvaguardare dagli enormi rischi di distruzione o di furto il nostro patrimonio incomparabile di bellezza artistica. E riflessioni, purtroppo, anche sulle perdite immense subite comunque dal patrimonio artistico italiano.
La Mostra è un Viaggio di storie, storie di donne e di uomini, eroi ed eroine dell'arte, lungimiranti nella salvaguardia dei tesori a loro affidati, già Sovrintendenti alle Belle Arti o al posto di titolari in congedo, o in allontanamento perché di religione ebraica, o combattenti nella Resistenza, in grande comunanza di intenti fra di loro in assenza di un coordinamento superiore.
In queste storie brillano per coraggio e determinazione le storie di Donne, "Partigiane dell'Arte", come le definisce Raffaella Morselli, curatrice della Mostra: Fernanda Wittgens, Noemi Gabrielli, Palma Bucarelli, Jole Bovio, Donne protagoniste di gesti nobili, addirittura eroici per la salvaguardia del fragile patrimonio artistico a loro affidato, Donne di alta coscienza civile, Donne che si sono adoperate con ogni mezzo possibile e con le difficoltà, che il momento imponeva, «non hanno mai smesso di ispezionare, mettere in sicurezza, restaurare, adottare metodologie scientifiche nella catalogazione di quei beni. Hanno portato avanti nel corso degli anni un progetto culturale, nel quale la storia dell'arte ha riletto se stessa e si è fatta matrice per le generazioni successive» (A.Martirolo).

A Milano Fernanda Wittgens, scelta dopo i brillanti studi in Storia dell'Arte da Modigliani, Direttore della Pinacoteca di Brera e Sovrintendente alle Gallerie e ai Musei di sei province lombarde, a entrare nell'organico di Brera nel 1928, a soli venticinque anni; gli subentrerà nel 1935, a trentadue anni, quando Modigliani sarà allontanato da Brera per le sue origini ebraiche.
Dopo il concorso nel 1933 per "ispettrice aggiunta nel ruolo del personale dei monumenti", nel 1935 è promossa Ispettrice e nel 1940 diviene Direttrice della Pinacoteca di Brera: è la prima e all'epoca l'unica donna in Italia a vincere un concorso che porti a ricoprire tale incarico.
Quando, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 le truppe tedesche diventano nostre nemiche, si decide di cambiare i ricoveri delle opere verso luoghi ritenuti meno pericolosi, verso le Isole Borromee, la Valtellina. Per tutto il 1944 e fino alla Liberazione, la Sovrintendenza milanese sposta continuamente le opere per salvarle da esiti disastrosi.
Il 14 luglio del 1944 Fernanda Wittgens viene arrestata per attività antifascista e condannata dal Tribunale speciale della RSI a venti anni di carcere, poi ridotti a quattro con l'avvicinarsi della fine della guerra. Il suo impegno civile e sociale non si ferma neanche davanti all'umiliazione della carcerazione ingiusta: alla fine del 1945, ritornata dal carcere ad occupare il suo posto a Brera, ha un solo scopo nella sua mente, ricostruire Brera.
Il 9 giugno 1950 Fernanda Wittgens, nominata Sovrintendente alle Gallerie della Lombardia, inaugura la Pinacoteca di Brera completamente ricostruita e da pioniera della didattica museale istituisce nel 1955 la sezione didattica della Pinacoteca.

Dal settembre 1939 in Piemonte si avvia un'azione di sistemazione sicura per i beni artistici della Regione in luoghi segreti a Torino, nel Canavese, ma soprattutto sull'Appennino Modenese.
Torino viene bombardata già nella primavera del 1940, ed è Noemi Gabrielli, Ispettrice della Sovrintendenza di soli trentanove anni, a coordinare lo sgombero del patrimonio artistico da Torino, dal Piemonte e dalla Val d'Aosta, con precisione minuziosa sulle destinazioni, sugli imballaggi, accompagnando lei stessa con viaggi avventurosi e pericolosi i preziosi carichi sull'Appennino Modenese, dimostrando «alto senso di responsabilità, tenacia nel superare gli ostacoli, spirito di abnegazione e attaccamento al dovere», come si legge in una lettera di encomio del Ministero.
Quando il luogo verrà ritenuto poco sicuro per l'aggravarsi della situazione bellica, nel 1944 le opere saranno trasferite sulle Isole Borromee e sarà sempre Noemi Gabrielli in prima persona a occuparsi del rischioso trasferimento, non solo su automezzi, ma anche su barconi per l'attraversamento del Lago Maggiore.
Finita la guerra sarà sempre Noemi Gabrielli ad occuparsi del rientro delle opere, restituendole alle sedi di appartenenza, e del loro indispensabile restauro in un programma complesso e impegnativo.

A Roma Palma Bucarelli, "partigiana dell'arte" bella, elegante, sofisticata, giovanissima Ispettrice della Galleria d'Arte Moderna nel 1939 a soli ventinove anni, difende con coraggio il Museo e le opere a lei affidate.
In disaccordo con il suo superiore Papini, quando questi va ad insegnare a Firenze nel 1941, trasferisce la quasi totalità delle opere, mettendole al riparo nel Palazzo Farnese a Caprarola, pur mantenendo una costante vigilanza sull'incolumità del Museo a Roma, dove erano rimaste alcune opere . Adotta provvedimenti decisi, che le meritano l'encomio del Ministro dell'epoca. La Galleria, chiusa da Papini nel 1940, viene da lei riaperta nel 1942 per dare importanza al fatto che, pur in una Città "affamata", la riapertura di un museo rappresentava una speranza per il futuro.
Con la nascita della Repubblica Sociale, la Direzione Generale del Ministero aveva dato ordine di spostare tutte le opere al Nord, ma Palma Bucarelli aveva capito che ciò significava consegnarle nelle mani degli avidi tedeschi. Decide di disobbedire all'autorità politica e grazie a una rete clandestina di contatti sposta le opere in luoghi da lei ritenuti più sicuri, tra Roma e le Marche. Alla liberazione di Roma, nel giugno del 1944, Palma Bucarelli riapre la Galleria, allestendo una mostra nelle poche sale rimaste integre. Il "mastino dagli occhi verdi" con la fierezza e indipendenza morale e intellettuale, che l'ha sempre contraddistinta, dirigerà il "Suo" Museo fino al 1975.

A Palermo ha operato Jole Bovio, nata a Roma nel 1897, nominata nel 1937 Direttrice Incaricata del Regio Museo Nazionale di Palermo, e nel 1939 Sovrintendente alle Antichità per le province di Palermo e Trapani. Archeologa classica, oltre ad aver portato alla luce importanti siti preistorici e pregreci nella Sicilia occidentale, ha un ruolo decisivo nella salvaguardia del patrimonio archeologico e artistico prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale.
Palermo subisce i primi bombardamenti inglesi e francesi fin dal 23 giugno 1940, a dieci giorni dalla dichiarazione di guerra. Nei momenti più drammatici del conflitto, dal 1940 al 1943 Jole Bovio si trova a lavorare pericolosamente "in tutte le ore del giorno e della notte" nel Museo, sito a soli seicento metri dal porto di Palermo, oggetto di incessanti attacchi aerei, incoraggiando con il suo esempio e la sua energia i suoi collaboratori, incontrando difficoltà di ogni genere, logistiche, di mezzi, di risorse per mettere in salvo il patrimonio da proteggere.
Il 22 luglio 1943 all'arrivo delle truppe americane a Palermo, Jole Bovio poteva dire di aver raggiunto il suo scopo: il Museo era stato difeso dagli attacchi aerei, dai saccheggi e dalle manomissioni e ora si poteva procedere ad una collaborazione con il Governo Militare Alleato nell'opera di riparazione dei danni bellici, in particolare con il capitano americano Hammond, che, grazie all'opera dei Monuments Men e delle Monuments Women, dà un contributo reale e decisivo nella salvaguardia delle opere e ricostruzione dei luoghi .
Jole Bovio, instancabile e determinata, proseguirà la sua missione nel riportare a casa le opere, concludendola finalmente negli anni Cinquanta.

Di fronte a tanto coraggio e tanto eroismo, dimostrato da Donne che le vicende storiche hanno investito di responsabilità inattese e inaudite, il Viaggio di emozioni si conclude andando a guardare con occhi nuovi le opere salvate. Opere a cui queste Donne hanno ridato vita. Le rivedi sotto un altro aspetto, di dono, di continuità. Ti conforta l'idea che l'Opera è lì, salvata anche per te.

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Sofia Mansillo è stata docente di Matematica e Fisica nei licei, di formazione classica, da sempre appassionata di tematiche legate all'arte e alla cultura. Come mamma di tre figlie e nonna di tre nipotine, è sempre stata propulsiva per l'affermazione della donna nella società


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