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Lo Spazio Etico nella dimensione giuridica. Intervista a Lucilla Gatt

Lo Spazio Etico nella dimensione giuridica. Intervista a Lucilla Gatt

Un luogo fisico (nei Tribunali o nei presidi di Polizia) per l’ascolto e l’aiuto sostanziale in attuazione dei diritti essenziali per i soggetti vulnerabili: ammalati, disabili, donne abusate, minori, anziani non autosufficienti

Mercoledi, 24/08/2022 -

La Prof.ssa Avv. Lucilla Gatt - Ordinaria di diritto civile e diritto delle nuove tecnologie, Università Suor Orsola Benincasa di Napoli - porta il suo contributo al Festival di Bioetica 2022 (Santa Margherita Ligure 27 e 28 agosto, Istituto Italiano di Bioetica) affrontando il tema dello Spazio Etico dal punto di vista giuridico. Le rivolgiamo alcune domande che possano introdurre l'argomento. 

Prof.ssa Gatt, dal suo punto di vista di giurista, qual è l'ambito di intervento dello Spazio Etico? E quale utilità può avere?
La categoria concettuale dello Spazio Etico, inteso specificamente come un luogo fisico di accoglienza e supporto professionale e umano di soggetti in difficoltà, assume una molteplicità di significati in ragione dei diversi contesti in cui il soggetto, in senso lato, vulnerabile viene a trovarsi ed ove si abbia riguardo alle diverse prospettive di tutela che possono essere assunte nei suoi confronti. Dal punto di vista del giurista lo Spazio Etico è uno strumento di attuazione dei diritti essenziali facenti capo ai soggetti deboli, agli indifesi, a coloro che devono necessariamente affidare ad altri il proprio percorso di risalita verso la guarigione dalla malattia, verso la libertà dalla violenza, verso la fuga da una vita non dignitosa.
Costoro sono gli ammalati, i disabili, le donne abusate, i minori contesi, quelli non accompagnati, abusati o abbandonati, gli anziani non autosufficienti. Essi necessitano, sì, di assistenza medica, di istruzione e di provvedimenti giudiziari pronunciati dal giudice ma prima ancora hanno bisogno di sentirsi ospitati in luoghi non ostili, hanno bisogno di cura e attenzione, di qualcuno cui rivolgersi e di cui fidarsi che li accompagni lungo il loro difficile cammino. Ne hanno bisogno per se stessi e per i loro familiari, eventualmente coinvolti.

Senza lo Spazio etico come “dove” cui concretamente recarsi per trovarvi personale qualificato che sia pronto all’ascolto ma anche all’aiuto sostanziale con attività adeguate, i diritti restano enunciazioni astratte prive di valenza fondante la civiltà di un ordinamento giuridico. Lo Spazio etico va pensato e costituito ovunque si intenda raggiungere gli obiettivi indicati e, dunque, non solo negli ospedali ma anche nelle scuole e nei centri sportivi e, soprattutto, nelle stazioni di polizia, nelle prefetture, nei tribunali e negli studi legali che si occupano di tutela dei vulnerabili. 

Si è interessata anche agli Spazi Etici in relazione ai minori. Quali particolari circostanze ha incontrato?
Dando considerazione prioritaria al minore d’età quale soggetto vulnerabile per antonomasia, si vede come gli ambiti di operatività dello Spazio etico siano almeno tre: ospedaliero, scolastico e giudiziario. In riferimento a quest’ultimo contesto là dove si intenda dare reale attuazione del principio etico-giuridico del best interest of the child appare non più prorogabile la configurazione degli Spazi Etici nella loro componente sia soggettiva sia oggettiva. Più precisamente, la tutela del minore in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano impone la creazione presso tutte le strutture coinvolte nei procedimenti giudiziari percorsi da minori di Spazi Etici intesi nella duplice accezione di: 1) team di esperti che rendano effettivo l’esercizio del diritto del minore ad essere ascoltato e, più in generale, tutelato nelle procedure che lo riguardano: 2) luoghi fisici dedicati, adeguatamente arredati e dotati di personale specializzato in grado di interagire correttamente con il minore sia prima sia dopo sia durante l’ascolto o anche solo in situazioni di semplice attesa perché, comunque, in tutti questi casi il minore è particolarmente fragile ed esposto a gravi ed irreversibili danni morali.
Si potrebbe, addirittura, ipotizzare la previsione a livello normativo del criterio del minor by design quale criterio da osservare ab origine nella progettazione e ideazione architettonica di strutture, in senso lato, giudiziarie in cui devono trovare collocazione Spazi Etici concepiti come ambienti idonei ad ospitare un minore d’età che attenda - spesso molto a lungo - di essere ascoltato ovvero sottoposto ad altro esame o comunque introdotto ad una fase processuale che lo coinvolga direttamente o che coinvolga un genitore/tutore, e, dunque, di luoghi adeguatamente curati nell’impatto visivo e sensoriale per generare benessere in un minore d’età che vive una situazione altamente traumatica nonché dotati di personale titolato e adeguatamente preparato per lo svolgimento di compiti specifici.
Allo stato attuale la presenza di minori privi di qualsiasi assistenza, stazionanti per ore nei corridoiio sulle rampe di scale di edifici in cattivo stato di manutenzione (o in uffici freddi e inospitali) è una realtà che contrasta in modo stridente con tutti i principi fondanti le costituzioni e le carte dei diritti nazionali e sovranazionali in materia di tutela del minore d’età.
Questa proposta oggi ha già trovato una rilevante forma di attuazione presso la Polizia di Stato di Napoli che ha concepito e attrezzato uno Spazio dedicato all’accoglienza e all’ascolto/interrogatorio dei vulnerabili nell’edificio di Via Medina. Il Progetto, ideato e condotto dalle dott.sse Mara Simona Casale e Nunzia Brancati, sotto la supervisione del Questore in carica, rappresenta un unicum in Italia. La fase di sperimentazione sta per essere avviata in collaborazione con il Centro di Ricerca ReCEPL e il Master di Diritto di Famiglia dell’Università Suor Orsola Benincasa. Ciò attesta inequivocabilmente la fattibilità della proposta che qui si va sostenendo: l’auspicio è quello di una rapida diffusione del modello.
Intervista a cura di Tiziana Bartolini


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