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Macerata: “processo per stupro” su un diciassettenne.

Macerata: “processo per stupro” su un diciassettenne.

Ribaltata, in appello, la sentenza di primo grado con la quale il Tribunale aveva assolto l'uomo perchè, secondo i giudici, la ragazza "aveva già avuto rapporti", quindi "era in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione".

Mercoledi, 22/10/2025 - Per i giudici del Tribunale di Macerata, la minore aveva "accettato la proposta dell'amica di un'uscita in quattro, in compagnia di due ragazzi italiani pressoché sconosciuti e di appartarsi in tarda serata in automobile in un luogo isolato e scarsamente illuminato". Ivi giunti, l'amica e l'altro ragazzo, erano scesi dalla macchina, mentre lei "era rimasta in compagnia dell'imputato, accettando di accomodarsi sul sedile posteriore e qui di scambiarsi effusioni amorose con lui, senza manifestare sino a quel momento alcuna contrarietà, nonostante fosse evidente a chiunque che fossero giunti in quel posto proprio a tale scopo".Questo è quanto si legge nella sentenza di primo grado, di assoluzione di un venticinquenne, all'epoca dei fatti. Eppure, dalle dichiarazioni rese alle forze dell'ordine, emerge che la ragazza aveva raccontato all'amica e ad un'insegnante di “essere stata costretta a subire contro la sua volontà un rapporto sessuale vaginale completo, non protetto, che l’imputato aveva condotto a termine con eiaculazione finale, approfittando della sua prestanza fisica”. Eppure, la ragazza aveva raccontato di essere stata immobilizzata con una mano sulla spalla e di non essere riuscita a muoversi ma per i giudici avrebbe potuto sottrarsi "aprendo la portiera posteriore". Eppure, i lividi furono refertati con una prognosi di 8 giorni, ma per i consulenti della difesa sarebbero stati il risultato di una “suzione”. Eppure, a seguito dell'evento traumatico ed indelebile, la ragazza ha affrontato un percorso di sostegno psicologico di oltre due anni. Ricostruzioni fantasiose e imbarazzanti accolte in primo grado. Una decisione contestata dalla Procura Generale e dalla difesa della parte offesa, che aveva presentato ricorso.
La sostituta procuratrice generale di Ancona, nella sua requisitoria, aveva chiesto di riformare la sentenza di assoluzione e condannare l’imputato per violenza sessuale alla pena richiesta in primo grado (4 anni e 1 mese), o in subordine per fatto di minore gravità con pena che potrebbe scendere entro i limiti della sospensione condizionale.
La Corte d'appello lo ha condannato per violenza sessuale ma nell'accezione di minore gravità, con condanna a tre anni di carcere. Entro 90 giorni il deposito delle motivazioni.

Avv. Francesca De Carlo

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