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Noi  immigrati pesci fuor d’acqua

Noi immigrati pesci fuor d’acqua

Il desiderio di fare il bene verso qualcuno non è sempre il più giusto o il più appropriato.

Mercoledi, 24/06/2009 - Da una fiaba di origine indiana:

una scimmietta tanto desiderosa di fare del bene a qualcuno, decise di mettersi in cammino attraverso la giungla dove viveva, speranzosa di trovare chi si trovasse in difficoltà.
Dopo giorni di cammino senza aver visto anima viva, giunse nei pressi di un fiume, e fra le onde e lo scorrere delle acque intravide un pesciolino che vi nuotava dentro.

Pensò e dedusse che l’animaletto si trovasse in estrema difficoltà, lì immerso in un ambiente freddo, umido e ostile. Rifletté un attimo e decise di tirarlo fuori da quella situazione sicuramente pericolosa per lui: poteva buscarsi un malanno con tutta quell’acqua gelida! Sfidando la corrente impetuosa saltò sopra un ramo che galleggiava e si avvicinò al pesce.

Con un movimento veloce acchiappò l’animale e lo tolse dall’acqua. - Adesso lo asciugherò per bene e lo terrò al caldo qui, sotto la mia ascella pelosa - e detto questo se lo portò in alto sulla cima di un albero. Passò la notte e poi venne il giorno, la scimmietta guardò il pesciolino soddisfatta di averlo tenuto al riparo, ma purtroppo era morto.

- Certo! - esclamò - con tutto quell’umido e freddo che ha preso in acqua, sarà morto di polmonite! -

Traendo una morale da questa favola possiamo dire che a volte il pretesto o l’intento o il desiderio di fare il bene verso qualcuno non è sempre il più giusto o il più appropriato. A volte non si tiene conto delle vere esigenze dell’altro, o meglio, della vera necessità dell’altro, e ci troviamo a discutere su metodi da applicare per migliorare una situazione, senza pensare che forse questa non è la strada giusta da seguire. Alcuni esempi sono: la proposta di applicare il permesso di soggiorno a punti (come la patente), o quella della classe di scuola differenziata per immigrati, o chiedere le impronte dei bimbi Rom per migliorare la vita nei campi , ecc… tutti metodi che ridurranno noi immigrati come il pesce di prima. Non è questo di cui abbiamo realmente bisogno, guardate per favore alle nostre vere esigenze.

Non sono i surrogati di legge che risolveranno i problemi, in realtà si vogliono risolvere i problemi che hanno gli Italiani nei nostri confronti. Non abbiamo bisogno della tolleranza, (pensate se qualcuno di noi immigrati dicesse ad uno di voi Italiani: Io ti tollero! , non abbiamo bisogno di elemosine o di regali natalizi fatti per pietismo, abbiamo bisogno di sentirci fratelli, e sorelle, cittadini  e cittadine integrate, di sentirci uguali come lo siamo tutti. Ho sentito dire che il popolo siciliano è sempre stato additato per la sua ospitalità ed accoglienza, bene, penso sia arrivato il momento di dimostrarlo seriamente con azioni concrete partendo proprio da questa città…



IRYNA CHUMAKOVA

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