La figura singolare della poetessa, Mariannina Coffa Caruso, la Saffo e la Capinera di Noto, vissuta nell'ottocento(1841-1878) e a lungo dimenticata
Giovedi, 06/11/2014 - Venerdì e sabato, 7/8 novembre p.v., un grande evento a Noto, per celebrare la figura singolare della poetessa, Mariannina Coffa Caruso, vissuta nell'ottocento (1841-1878), a lungo dimenticata. Figlia della borghesia netina, Mariannina, poetessa, intellettuale e visionaria, va in sposa a un uomo bruto che le proibirà perfino di scrivere, poiché “lo scrivere rendeva le donne disoneste”, secondo le convinzioni rozze e maschiliste di questo marito padrone, imposto dalla famiglia. Mariannina, definita “la Saffo”, “la Capinera di Noto”, sarà così costretta a vivere una doppia vita, iscrivendosi di nascosto ad associazioni e accademie italiane e straniere e pubblicando, a volte con uno pseudonimo, per riviste nazionali come La donna e la famiglia di Genova. L’amicizia con un dotto e geniale medico siciliano, Giuseppe Migneco, detto dai seguaci “Sapiente Maestro”, dai nemici “Cagliostro il piccolo”, originario di Augusta e poi residente a Catania, omeopata e magnetista, famoso per le efficaci cure prestate in occasione delle epidemie di colera, più volte esiliato per “esercizio di arte diabolica” e “spiritismo”, la introdurrà agli arcani del sonnambulismo e del magnetismo animale o messmerismo, anatemizzati dal Papa e coltivati all’interno di élites massoniche democratiche. Saranno questi i sistemi, prodromi della successiva psicanalisi, ai quali la poetessa ricorrerà per cercare di curare le malattie e i disagi del suo corpo e della sua psiche. Mariannina si iscriverà a diverse Società occultiste e teosofiche italiane e straniere e, attraverso lo stesso Migneco e un suo discepolo netino, il dott. Lucio Bonfanti, medico omeopata e democratico del 1860, sarà introdotta, con ruoli probabilmente di primo piano, in logge massoniche swedenborghiane, mistico-teosofiche e magnetiste.
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