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Patto per lo sviluppo: proposte per incrementare l'occupazione femminile

Patto per lo sviluppo: proposte per incrementare l'occupazione femminile

A promuoverle è la Consigliera di Parità della Provincia di Avellino

Mercoledi, 22/12/2010 - La Consigliera di Parità della Provincia di Avellino, dott.ssa Domenica Marianna Lomazzo, ravvisa la necessità di integrare il “Patto per lo sviluppo ed il lavoro” (promosso dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confindustria, Cna, Coldiretti, Confartigianato e Confcommercio) con azioni positive volte all’incremento dell’occupazione femminile in Irpinia.

A tal fine ha elaborato e trasmesso al Presidente della Provincia, Senatore Cosimo Sibilia, all’Assessore provinciale al Lavoro ed alla Formazione professionale, Giuseppe Antonio Solimine, nonché ai Capigruppo consiliari dell’Ente provinciale un documento di proposte che mette al centro della dinamica socio-economico-culturale del territorio le donne, in quanto risorsa prioritaria ai fini del rilancio economico complessivo dell’Irpinia.

Al presente comunicato si allega il documento contenente le proposte elaborate dall’Ufficio della Consigliera di Parità, in vista della prossima discussione del “Patto per lo sviluppo ed il lavoro” inserito all’ordine del giorno del Consiglio provinciale del 23 dicembre

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Proposte Ufficio della Consigliera di Parità della Provincia di Avellino

sul “Patto per lo sviluppo e ed il lavoro”



Rispetto ai 27 Paesi dell’Unione Europea, l’Italia registra un tasso di occupazione femminile più basso di circa 12 punti percentuali e distante di quasi 14 punti percentuali dagli obiettivi fissati a Lisbona per il 2010.

Inoltre, l’analisi a livello nazionale rimanda una fotografia ancor più particolare circa l’occupazione femminile mostrando un divario consistente tra Nord e Sud. In particolare, per quanto riguarda la dinamica dell'occupazione femminile, si registrano due realtà distinte: da una parte il Centro-Nord, quasi omogeneo al contesto dell'Unione Europea, dall'altra il Mezzogiorno che, in assenza di politiche efficaci, capaci di incidere sul tessuto socio-cultuale prima ancora che su quello economico, pare destinato a una deriva spontanea verso le economie più arretrate.

Nel 2009 la stima dei tassi di occupazione femminile più elevati si presenta in Emilia-Romagna, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta; nelle prime due regioni si segnalano i tassi più alti anche per gli uomini. In tutte le regioni meridionali, invece, i tassi di occupazione delle donne sono contenuti e, in ogni caso, inferiori al dato medio nazionale. In Campania, Sicilia, Puglia e Calabria si stima che la quota delle donne occupate tra i 15 e i 64 anni sia inferiore alla metà di quella dell’Emilia Romagna.

Il tasso di occupazione femminile nella maggioranza delle province meridionali, quindi, è molto al disotto del corrispettivo dato medio nazionale: nelle province campane sono occupate circa due donne su dieci.

Nel 2009 tutte le regioni meridionali sono state interessate da difficoltà occupazionali e le perdite più consistenti si sono registrate in Campania (-4,1%, pari a 68.700 posti di lavoro in meno).

Inoltre, è di pochi giorni fa il dato, fornito dall'ufficio statistico dell'Unione europea, secondo il quale nel 2009 si è registrato che nel nostro Paese il 48,9% di donne inoccupate tra i 15 e i 64 anni, a fronte del 35,7% della media Ue e tassi di inattività più alti nelle aree dove è più difficile trovare occasioni professionali durante gli anni di studio (tra cui figura la Campania). Una donna su due in Campania è fuori dal mercato del lavoro. Una percentuale decisamente superiore alla media italiana.

In Irpinia, attualmente, sono 43.328 le donne in cerca di occupazione secondo l’anagrafe del lavoro e 20.319 le donne con basso livello di scolarizzazione ciò comporta una barriere insormontabile per il loro inserimento lavorativo. È necessario, pertanto, avviare percorsi di riqualificazione e formazione professionale che in sintonia con le esigenze del mercato del lavoro locale favoriscano il loro ingresso nel mondo produttivo locale.

A ciò si aggiunga che nel contesto provinciale il sistema di welfare non garantisce i servizi minimi di sostegno alla famiglia inducendo molte donne a ritirarsi dal mercato, soprattutto dopo la nascita di un figlio, così come dimostrano i dati relativi al 2009 e concernenti le dimissioni a seguito della nascita del primo figlio, forniti dalla Direzione Provinciale del Lavoro.

Per quanto concerne, invece, le donne con un medio-alto livello di scolarizzazione, i dati provenienti dal Centro per l’Impiego di Avellino registrano 16.018 donne in possesso di diploma di maturità e 3.061 donne in possesso di laurea. E’, inoltre, da considerare allarmante il dato di 25.832 donne con un’età superiore ai 30 anni con una forte difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro.

Il sintetico quadro prospettato, pertanto, rende improcrastinabile una politica di sviluppo locale che non può più prescindere da azioni di sostegno alla famiglia, alle giovani coppie, ponendo in essere interventi specifici atti a promuovere la maternità e la paternità, nonché la possibilità di conciliazione tra ciclo di vita della famiglia, tempi di cura e impegno lavorativo (congedi parentali, orari dei servizi).

Infatti, solo la corrispondenza del binomio “conciliazione dei tempi di vita e conciliazione dei tempi di lavoro” potrà in futuro garantire quella parità di accesso delle donne nel mondo del lavoro fin’ora tanto ricercata e perseguita.



Alla luce della sintetica analisi sopra riportata circa la condizione della donna nel contesto nazionale e provinciale e tenendo conto del documento “Patto per lo sviluppo” a cura di CGIL, CISL, UIL e Confindustria, successivamente integrato da CNA, UGL, la Consigliera di Parità formula le seguenti proposte, trasversali ai fini di un incremento e qualificazione dell'occupazione femminile in Irpinia:



1. avviare percorsi di formazione per una riqualificazione professionale delle donne provenienti dal settore chimico/tessile, in particolare quelle afferenti al polo conciario di Solofra che oggi versano in stato di mobilità o cassa integrazione, affinché possano essere reintegrate nel mondo produttivo locale;



2. avviare percorsi di formazione per la riqualificazione degli operatori che a vario titolo operano nei Piani Sociali di Zona della provincia di Avellino i quali, secondo la nuova normativa della Regione Campania, necessitano di qualifiche specifiche e certificate per poter continuare a lavorare nel settore sociale. Attualmente, infatti, sono occupate 6.367 donne di cui 3.123 (50% circa) nel settore afferente ai servizi. Tale fetta di lavoratrici è contrattualizzata con forme di lavoro atipico, flessibile e precario;



3. avviare percorsi di formazione per la creazione della figura professionale di “tagesmutter o mamma di giorno”, ovvero incentivi alla creazione di cooperative volte all’assistenza d’infanzia al fine di favorire una migliore conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di lavoro di donne e uomini, in particolare per le lavoratrici madri e i lavoratori padri dipendenti delle imprese locali. Tale proposta nasce dalla consapevolezza di migliorare quantitativamente e qualitativamente l’offerta dei servizi pubblici e privati di supporto alla cura dei bambini, nonché coordinare e sperimentare nuove soluzioni di mobilità casa-lavoro-servizi, soluzioni queste in grado di garantire una continuità lavorativa a favore delle tante donne, giovani e meno giovani, attualmente impiegate nei settori dei servizi alla persona che si caratterizzano per l’adozione di contratti flessibili e precari;



4. accompagnare gruppi di imprese, operanti sul territorio e diversificate per settore e dimensioni, alla formalizzazione e sperimentazione di misure di articolazione della prestazione lavorativa dei propri dipendenti che abbiano finalità conciliative a tal scopo incentivare il telelavoro e promuovere la contrattazione decentrata di secondo livello;



5. avviare un sistema di incentivi per la creazione di imprese femminili prediligendo il settore agricolo e turistico ricettivo, attraverso l’avviamento di percorsi volti sia ad incentivare la creazione e lo sviluppo di nuove imprese, sia il consolidamento di quelle esistenti. In tale proposta potrebbe rientrare l’idea di avviare percorsi che portino alla creazione delle cosiddette “fattorie didattiche” quali strumenti volti a creare un collegamento tra città e campagna, far conoscere l’ambiente agricolo, l’origine dei prodotti alimentari tipici ma soprattutto un’ulteriore opportunità per le giovani generazioni di scoprire l’importanza di un mestiere spesso sottovalutato;



6. programmare e incentivare il recupero delle tradizioni locali e degli antichi mestieri (lavorazione del tombolo, pasta fatta a mano, ecc), spesso nascoste nell’oblio della tecnologia. L’idea è la valorizzazione di arti e mestieri di un tempo attraverso tecniche e modalità di lavoro in grado di trasferire cultura e saperi locali. La proposta è quella di incentivare la creazione di laboratori d'artigianato, grazie ai quali le donne diventano maestre del genere, con vere e proprie funzioni didattiche per tutti i visitatori e con l'ausilio di tecniche e metodi moderni che non cancellano lo spirito degli antichi valori e mestieri;



7. definire azioni e strumenti idonei a promuovere la diffusione delle imprese nel campo della green economy mediante la partecipazione femminile alla formazione in questo settore sottorappresentato dal genere femminile. Tale proposta nasce dal constatare che l’economia verde in irpinia potrebbe partire senza professionalità femminili. Infatti, le energie rinnovabili risultano essere uno dei settori più a rischio se non si interviene in tempo mettendo in atto percorsi di formazione continua. Quindi, il virtuoso ingranaggio della “green economy” sul fronte occupazionale potrebbe incepparsi nella discriminazione di genere. Se infatti da un lato i lavori verdi promettono sviluppo e opportunità, dall’altro rischiano di trasformarsi in una tagliola per il lavoro delle donne, cui sono offerte meno opportunità nei profili tecnici, dirigenziali e organizzativi, molto richiesti in questo ambito.



In conclusione, la chiave di volta, per scongiurare la disuguaglianze tra i generi e incentivare l’occupazione femminile, è la formazione continua sia lì dove ci sono già donne che operano nei vari settori sopra richiamati, sia per quelle che vogliano farne parte.





La Consigliera di Parità della Provincia di Avellino

dott.ssa Domenica Marianna Lomazzo

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