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'Prima facie' è spettacolo di Suzie Miller. Intervista alla protagonista Melissa Vettore

'Prima facie' è spettacolo di Suzie Miller. Intervista alla protagonista Melissa Vettore

Dopo il debutto a Roma, la pièce sulla violenza sessuale a novembre sarà ad Agrigento e a Milano, occasione per riflettere sulla legge che non rispecchia l'esperienza vissuta dalle donne

Lunedi, 06/10/2025 - "Prima facie" è un'espressione latina che significa "a prima vista", "sulla prima impressione". Nel contesto legale indica che esistono elementi di prova sufficienti per stabilire un caso valido o una richiesta, che è considerata vera fino a prova contraria.
Prima facie” è anche il titolo di uno spettacolo di Suzie Miller, drammaturga e sceneggiatrice australiana, con la regia gentile e mai scontata curata da Daniele Finzi Pasca e interpretato da una splendida Melissa Vettore.
Dice l'autrice che la prima idea del progetto ha preso forma già da quando era studente di giurisprudenza. Come avvocata specializzata in diritti umani e difesa penale, pur credendo fermamente che "innocente fino a prova contraria" sia il fondamento dei diritti umani ha rilevato che la sua applicazione nei casi di aggressione sessuale servisse più a minare che a garantire una reale equità.
Sono sempre le donne, le vittime a finire sotto processo sottoposte a contro interrogatori, costrette a rivivere la loro esperienza umiliante, messe in dubbio nelle loro motivazioni per aver denunciato un crimine orribile contro la loro persona. Il sistema legale creato dagli uomini, con generazioni di giudici uomini e con leggi fatte da uomini in un contesto in cui le donne erano considerate proprietà di mariti fratelli e padri. Per questo la legge sulla violenza sessuale non rispecchia l'esperienza vissuta tra le donne.
Ed è proprio questa la base del testo messo in scena dalla compagnia Finzi Pasca con la bravissima attrice Melissa Vettore, delicata e potente al contempo, che tiene con grande maestria la scena con un testo che racconta di un'avvocata che, dopo una notte di sesso, viene violentata da un suo collega e decide di denunciarlo. Come si evince da subito sarà sconfitta in tribunale e il violentatore dichiarato non colpevole, ma il finale dà una speranza di riscatto con una pioggia di scarpe rosse che scende sul palco e l'ultima battuta che recita: "qualcosa dovrà cambiare".
Ne parliamo con l’attrice che sul palco per circa due ore ci coinvolge con un monologo tenero e angosciante, recitando più parti,.

Cosa ti ha attirato di più di questo testo?
Ciò che amo di questo testo è la sua architettura: permette di seguire un personaggio, il suo percorso, le sue contraddizioni. Questo consente all’attore di lavorare su molte sfaccettature, e anche al pubblico di riflettere da diversi punti di vista riguardo alla violenza sessuale.
Come sei entrata nella parte di questa donna nella prima parte giovane, determinata e ambiziosa avvocata e nella seconda confusa, dilaniata, violentata e accusatrice di un collega?
Sono entrata gradualmente nell’universo del testo, in quello di un’avvocata in tribunale, che assomiglia un po’ all’universo dell’attrice. Sia la regia di Daniele che il testo di Suzie Miller mi hanno dato la voglia di proseguire, di vivere ogni scalino, ogni ostacolo che appare nella storia, per costruire con lo spettatore questa curva che parte ascendente, con la protagonista che è soddisfatta di aver “vinto” (dopo aver lottato per far parte di un sistema che la sua classe sociale le negava) e poi la vede scivolare e cadere (quando è lei stessa a dover fare affidamento sul sistema, e si ritrova abbandonata da esso). Allora ho seguito, posando le pietre su cui stessi calpestando. E così, durante lo spettacolo, vivere questo flusso insieme allo spettatore, fino alla parte finale quando insieme al pubblico lei trova la sua voce propria.

L'autrice del testo è australiana, il regista è svizzero, tu italo brasiliana, vissuta anche a New York e Barcellona. La violenza sulle donne sembra non avere nazionalità è dovunque e dappertutto. Come lo spieghi?
Il testo di Suzie Miller è partito dall’Australia, è stato realizzato a Londra e fino ad oggi è stato rappresentato in 48 paesi completamente diversi. Dalla Cina all’Argentina, dalla Spagna alla Turchia, e tanti altri. Questo indica che il problema della violenza contro le donne non sceglie paese né cultura. Siamo una compagnia internazionale, e avendo lavorato in molte lingue diverse, mi sono riconosciuta in questo testo che travalica anche le culture. Le donne si stanno sostenendo sempre di più, mi sorprende ascoltare ciò che le più giovani hanno da dirci. Sono attenta a ciò che dicono, e ho speranza che vivranno relazioni più sane. Sono madre di ragazzi e credo che anche gli uomini stiano desiderando rivedersi. Quindi spero che ci sia una nuova generazione che guardi al gioco della seduzione con più delicatezza e che le donne possano sempre “scegliere”, anziché “essere scelte” dal valore culturale maschilista.

Quali sono le tue prossime tappe con questo splendido spettacolo?
Dopo il debutto nazionale a Roma lo spettacolo inizia il tour in Italia. Il 15 e 16 novembre saremo ad Agrigento e poi a Milano dal 25 al 30 novembre. Il debutto sarà il 25 novembre giornata contra la violenza sulle donne. Si poteva pensare ad una data migliore di questa? Non vediamo l’ora di partire!
 

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