Login Registrati

"Quando le donne stanno bene, tutto il mondo sta meglio" Amartya Sen

Presentazione del rapporto UNFPA su Lo Stato della popolazione nel mondo 2011

Giovedi, 27/10/2011 - Dove nascerà il settemiliardesimo bambino/a del mondo? In realtà non abbiamo un numero preciso, piuttosto una stima approssimativa , per questo motivo ogni paese è stato invitato, compresa l’Italia, a scegliere un/a bambino/a come simbolo per il 31 ottobre 2011.

Il rapporto pubblicato dall’UNFPA, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, è stato presentato in Italia a cura dell’AIDOS. Daniela Colombo, che dell’AIDOS è presidente, ricorda la curiosa esistenza di un sito Population Action International nel quale si può scoprire “What’s your number” vedendo così quanti eravamo al mondo, quando siamo venuti al mondo!

Oltre all’aneddoto è interessante scoprire come siamo rapidamente cresciuti, basti pensare che un/a nato/a nel 1939 doveva contare circa 2 miliardi e più di contemporanei, mentre nel 1974 bisognava dividere la propria esistenza con ben 4 miliardi sino a giungere ai 7 miliardi del 2012.

Le tematiche della crescita sono state affrontate dalle più disparate angolazioni. Adesso, il nuovo Direttore esecutivo UNFPA, il Dr. Babatunde Osotimehir, ritiene che, più che domandarci se siamo troppi, dovremmo iniziare a domandarci “Cosa possiamo fare per migliorare il mondo che ci accoglie”? Vale a dire cosa può fare ciascuno di noi, donna, uomo, giovane? Cosa possiamo fare tutti gli uni per gli altri? Il rapporto sul "Lo stato della popolazione nel mondo 2011" osserva dinamiche e tendenze del mondo da 7 miliardi di persone.

Letizia Mencarini (Professore Associato di Demografia presso l’Università di Torino) evidenzia alcune parole chiave presenti nel suddetto rapporto, come consapevolezza demografica poiché esiste una netta disparità, tra i paesi del mondo, rispetto al numero di figli desiderati ed il numero di figli effettivamente avuti (a parte, ad esempio, l’isola felice della Finlandia). Tante sono le sfide per il futuro, come quella nei confronti di una popolazione che ha numeri altisonanti e contrastanti come 900 milioni di persone sopra i 60 anni e contemporaneamente il 43% della popolazione sotto i 25 anni. Assolutamente necessaria la pianificazione degli investimenti per regolamentare le nascite, rendendole effettivamente consapevoli da parte delle donne al fine da evitare problemi correlati (abbandono scolastico, denutrizione infantile, matrimoni precoci). A riguardo, bisognerebbe ad esempio rispondere ai 215 milioni di donne che vorrebbero poter pianificare le loro gravidanze. E questo passa naturalmente anche attraverso una salute riproduttiva: piano in cui si trovano immense disparità, basti pensare come oggi si muoia ancora di parto.

Quest’abbondanza di popolazione naturalmente deve tener conto anche dei fattori della migrazione e dell’ambiente. In particolare rispetto a quest’ultimo bisogna sottolineare come il mondo viva da 30-40 anni in sovraccarico ecologico, vale a dire che consuma più di quello che produce, anche questo con disparità a livello mondiale (un americano consuma 10 ettari di terra rispetto al solo ettaro consumato da un indiano o un africano).

“Il punto non è una questione di spazio, si tratta invece di equità e di opportunità” sottolinea Giulia Vallese, Rappresentante dell’UNFPA, quindi una diversa distribuzione delle risorse, e ripensare un riutilizzo delle risorse. I Paesi del mondo possono essere suddivisi in tre macro categorie: i Paesi con alta crescita demografica e a basso reddito. I Paesi in cui la crescita della popolazione si è stabilizzata. Infine i Paesi in cui la fertilità è scesa al di sotto del cosiddetto “livello di sostituzione” (2,1 figli per donna). Tra le strategie indicate necessarie e produttive per i 7 miliardi che ci apprestiamo ad essere sono quindi una pianificazione dell’urbanizzazione, in modo da rendere le città luogo di opportunità. Le donne e i giovani sono i due gruppi dotati del maggiore potenziale per accelerare il progresso nei paesi in via di sviluppo. “Ma” ribadisce Giulia Vallese “affinché questo potenziale venga utilizzato occorre abbattere le barriere per dare loro pari opportunità rispetto agli uomini in tutte le sfere della vita”.

Ci sono senz’altro dei progressi, si vive di più, ma con grandi disparità, in Giappone la media è di 86 anni, in Afghanistan è di 45.

A quasi vent’anni dalla Conferenza Internazionale del Cairo del 1994, su popolazione e sviluppo, si è constato, che la strada per uno equo sviluppo economico e sociale passa necessariamente per l’empowerment di donne e ragazze, e che l’educazione sessuale e l’accesso ai servizi per la salute riproduttiva sono elementi imprescindibili di questo empowerment.

Interessante e indicativa è l’esperienza di Ilaria Venturini Fendi la quale ha lavorato con Carmina Campus progetto nato con AIDOS e per il quale si utilizzano materiali di riuso. E in seguito ha iniziato a lavorare con l’ITC (International Trade Center) che opera nei paesi Africani applicando il principio del fair labor, riassunto nel motto riportato sulle borse prodotte NOT CHARITY, JUST WORK. Adesso sono 65 donne e qualche uomo coinvolti nella collaborazione con Carmina Campus, per lavorare per lo più nel Goldown Centre di Nairobi e “sono orgogliosa di dire che un tempio della moda come 10 Corso Como a Milano lo scorso giugno ha lanciato una capsula di borse di questa linea realizzata in co-branding, con l’utilizzo di loro tessuti di magazzino.”



I progetti ci sono, le forze anche. A questo punto sono necessarie le risorse per realizzare quelle “sette opportunità per il mondo a sette miliardi”. Per aumentare quantitativamente e qualitativamente!



Piera Francesca Mastantuono

(27 ottobre 2011)

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®