Relationchic ovvero Un Trans chiamato desiderio in anteprima nazionale a Palermo
Un gioco di rapporti interpersonali, un continuo cambiamento di ruoli e identità per rappresentare la perdita dei ruoli predefiniti di uomo e donna nella società moderna.
Il 4 e 5 novembre scorso al Nuovo Montevergini di Palermo è andato in scena in anteprima nazionale, per la sezione On-Off del “Palermo Teatro Festival”, Relationchic ovvero Un Trans chiamato desiderio. Con testo e regia di Claudia Puglisi, giovane regista siciliana, lo spettacolo, produzione La Compagnia Prese Fuoco, ha registrato una buona affluenza di pubblico, massiccia l’ultima sera. Ironico e particolarmente stimolante grazie soprattutto alla bravura dei tre interpreti, Silvia Scuderi, Alessandro Claudio Costagliola e Alessandro Pennacchio lo spettacolo ha inteso mettere in scena la scomparsa nella nostra società dei ruoli predefiniti di uomo e donna. Un complicatissimo intreccio di relazioni umane che non perdona allo spettatore la più piccola distrazione. A indurre i protagonisti a svelare uno dopo l’altro la loro reale identità un bisogno improvviso di verità. C’è l’incinta Margaret, lei, che in verità è un lui. Poi c’è Aki, lui, sposo di Margaret, che in verità è una lei. E infine Eric, trans anzi, in verità, trans-former. Fratello di Aki e di Margaret, questi ultimi, quindi, amanti ma in verità fratelli, il transessuale è uomo e donna contemporaneamente e come spesso avviene nelle nuove generazioni incarna quanto il genere femminile quanto quello maschile. Situazioni improbabili, a dire il vero nella realtà, ma che offrono allo spettatore interessanti spunti di riflessione. Ma la verità si sa “è una droga che crea solo dipendenza” e sebbene si creda sempre che non ci sia verità che possa distruggere un amore questa si rivelerà deleteria per casa Smith. Ma di chi è la colpa di questo cambiamento? C’è un responsabile? Certo, e come sempre il responsabile si chiama “donna”. Scegliendo di “indossare le spalline” la donna ha cominciato pian piano ad assomigliare fisicamente all’uomo e a rinunciare, pertanto, alla propria identità di genere. E l’uomo, come sempre la vittima, per colmare il vuoto lasciato dalla donna ha cominciato a ricoprire sempre più i ruoli femminili. Ma anche questa è un’improbabile verità.
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