Il convegno dell'8 novembre fa il punto sulle probabilità della legge di essere approvata entro questa legislatura
A nove anni dalla prima sentenza della Corte costituzionale (n. 286/2016) e oltre tre anni dalla seconda (n. 131/2022) la riforma relativa alle disposizioni legislative e regolamentari necessarie a rendere pienamente operativo il doppio cognome, secondo l’ordine indicato dai genitori, con la possibilità di scegliere il solo cognome materno o paterno, non ha trovato attuazione.
Il filo conduttore dell’intero incontro è stato il forte richiamo alla necessità di superare senza ulteriori ritardi l’immobilismo legislativo.
All’apertura dei lavori, moderati da Rosanna Oliva de Conciliis, presidente onoraria della Rete per la Parità-APS, il presidente emerito della Corte costituzionale Giuliano Amato ha definito “inspiegabile e inaccettabile” il protrarsi di questa situazione e un messaggio di apprezzamento e sostegno è stato inviato al convegno dalla Ministra per le Riforme Istituzionali e la Semplificazione Normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Sul tema dei lavori in corso nella Commissione Giustizia del Senato sono intervenute le senatrici Ilaria Cucchi (AVS – Sinistra), vicepresidente della Commissione e prima firmataria di un disegno di legge sulla riforma, Alessandra Rossomando, relatrice dei testi in esame, e Alessandra Maiorino, prima firmataria della proposta del Movimento 5 Stelle.
Durante la tavola rotonda, coordinata dalla giornalista Raffaella Sirena, Linda Laura Sabbadini, statistica e socia onoraria della Rete per la Parità, ha illustrato i dati sull’attribuzione del doppio cognome evidenziando notevoli differenze territoriali; la costituzionalista Carla Bassu ha delineato il quadro giuridico; l’avvocata Antonella Anselmo, consigliera della Rete per la Parità, ha prospettato azioni per inadempienze amministrative e la consigliera Diana De Marchi, responsabile Pari Opportunità del Comune di Milano, ha sottolineato il ruolo dei Comuni.
A seguire, la professoressa Silvia Illari dell’Università di Pavia ha illustrato l’iter dei lavori in Commissione Giustizia, annunciando per il 17 novembre la presentazione, presso la Facoltà di Scienze Politiche de La Sapienza, del numero monografico della rivista Federalismi dedicato proprio alla riforma dell’attribuzione del cognome.
Momento di particolare rilievo è stato la testimonianza di Marcello Galli, padre del primo bambino con doppio cognome, Vittorio, oggi adolescente, protagonista della sentenza della Corte del 2016, che, intervistato insieme all’avvocata Susanna Schivo, ha lanciato un appello appassionato in favore della parità tra i cognomi dei genitori.
Le interviste curate da Sonia Maria Melchiorre, Presidente del CUG e referente del Gender Equality Plan dell’Università della Tuscia, hanno mostrato come tra le giovani generazioni non vi siano resistenze culturali o atteggiamenti maschilisti, ancora diffusi invece tra le persone adulte, come rilevato dalla professoressa Francesca Dragotto (Università di Tor Vergata), direttrice del centro di ricerca Grammatica e Sessismo e del monitoraggio RAI sulla rappresentazione femminile e il pluralismo, che ha presentato il progetto “Le voci contro”. Particolare interesse ha suscitato l’intervista in diretta realizzata da Gaetano Affuso e dalla stessa Francesca Dragotto a ChatGPT, simbolo di un dialogo aperto tra diritti, linguaggio e tecnologia.
Nelle conclusioni, Patrizia De Michelis, Presidente della Rete per la Parità-APS, ha ribadito l’impegno dell’associazione a proseguire con determinazione il percorso verso la piena parità nell’attribuzione del cognome, sottolineando che l’Associazione continuerà a promuovere azioni, informazione e sensibilizzazione per costruire un futuro in cui la parità diventi una realtà finalmente realizzata.
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