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Roma/Dieci mesi di “Tetti Rossi” alla Casa delle donne: un’esperienza di housing al femminile

Roma/Dieci mesi di “Tetti Rossi” alla Casa delle donne: un’esperienza di housing al femminile

Avviato all’inizio dell’anno, il Progetto promosso dalla coop sociale Progetto Integra è oggi pienamente operativo con tante donne di diverse storie ed età che hanno trovato alloggio e opportunità per il futuro

Martedi, 30/09/2025 - Sono passati più di dieci mesi da quando nella Casa Internazionale delle donne di Roma, si è avviata la esperienza di “Tetti Rossi, una casa per le donne' un progetto innovativo di cohousing rivolto a donne in condizioni di difficoltà o che escono da percorsi complessi alla ricerca di una loro autonomia.
E avere un tetto accessibile e accogliente è il primo tassello di questa autonomia. Non un luogo assistenziale ma un alloggio a condizioni accessibili per chi ha limitate risorse, promosso e gestito dalla cooperativa sociale Progetto Integra che ha sottoscritto un accordo con la Casa Internazionale delle donne, condiviso con il Comune di Roma.
L’innovatività di questo progetto sta anche nel fatto che è una esperienza non basata su logiche di appalti ma su un sistema di autofinanziamento a cui partecipano anche le stesse donne ospiti e di investimento libero della cooperativa. Così la Foresteria della Casa, pensata fin dall’origine come spazio di accoglienza per le donne, dopo vari passaggi ed esperienze, ritrova ancora una volta la sua missione concreta.
Uno spazio abitato e vissuto da donne di diverse età e storie, che trovano qui non solo un approdo per gestire in tranquillità la loro vita e la ricerca di un percorso di normalità ma anche un'occasione di incontro e socialità con altre donne, prima di tutto quelle ospitate ma anche quelle che operano o vengono nella Casa Internazionale.
Dopo quasi un anno dall'inaugurazione del progetto si può già fare un primo bilancio. L’occasione per farlo la offrono loro stesse organizzando una serata di “Pizza party”, nello spazioso tinello-cucina della Foresteria, aperta alle donne della Casa.
Quando arrivo trovo già un bel gruppo che chiacchiera nel cortile sotto la meravigliosa Magnolia, simbolo storico della storia della Casa. Nell’aspettare che altre arrivino mi fermo a parlare e naturalmente non posso non raccontare qualcosa di me e della storia della Casa. Una di loro, una giovane ragazza, mi dice che sua nonna le ha raccontato di essere stata per lunghi anni in questo luogo ospitata come orfana dalle suore che gestivano questa struttura. Uno dei tanti capitoli di questo luogo.
Arrivata l’ora saliamo nella Foresteria dove hanno preparato una lunga tavola e a poco a poco arrivano in tante: operatrici e operatori della cooperativa Programma Integra, donne ospiti, donne della Casa internazionale.
Già è visibile la grande varietà delle ospiti e delle loro storie: volti e vestiti di diversi paesi del nord Africa, del Medio Oriente, ma anche del nostro paese. Comincia un dialogo libero con e tra molte di loro. Alcune parlano in inglese. Prima che arrivino le pizze ordinate dalla bravissima coordinatrice della Cooperativa Alessandra Massaro si fa un giro di presentazioni. Poche parole ma sufficienti a capire qualcosa del perché stanno qui. Molte accennano anche al lavoro o all’attività che fanno: molte nel campo dei servizi alla ristorazione, c’è chi lavora in una libreria. C’è anche chi studia all’Università e chi vuole trovare una propria strada nell’arte della pittura. Nel corridoio della Foresteria ci sono quadri bellissimi di questa donna che viene dall’Oriente. Dobbiamo aggiungere tante sedie perché siamo in molte. Clima allegro, battute tra loro. Si coglie comunque nella diversità che sono anche una sorta di comunità al femminile. Un approdo difficile da raggiungere, come sappiamo dai racconti delle operatrici della cooperativa. La convivenza tra donne con età, storie, provenienze da paesi diversi ma anche con differenti obiettivi di vita non è facile da realizzare e mantenere nel tempo e in questi mesi è stato questo l’impegno più grande delle operatrici, accanto alla gestione organizzativa quotidiana della struttura. Le difficoltà derivano anche dalla scelta che si è fatta non di impostare la quotidianità come “comunità prestabilita” ma come libera convivenza in cui ciascuna deve trovare il proprio equilibrio con le altre nella gestione degli spazi e degli orari.
A questo si aggiunge la diversità di supporti concreti o psicologici di cui ogni donna ha bisogno e che la cooperativa via via deve organizzare, trovando collegamenti con le reti di servizi offerti dal territorio ma anche all’interno della Casa.
L’arrivo delle pizze è salutato con un grande applauso. Come mi dirà la presidente della cooperativa Valentina Fabbri  vedi videointervista) al momento sono quasi 18 le donne ospitate ma sono previsti altri arrivi in corrispondenza alla capienza della Foresteria. Gli scambi e i racconti diventano sempre più vivaci. Ci si comincia anche a conoscere tra donne ospiti e donne della Casa. La coordinatrice Alessandra Massaro sollecitata da tutte esprime la sua soddisfazione sulla esperienza che si sta facendo. Si parla anche di nuovi progetti come quello di impiantare una sartoria sociale , progetto che si sta studiando con la collaborazione di alcune associazioni della Casa. Poi a poco a poco, finite le pizze e le birre, l’incontro si scioglie con grandi saluti e con l’impegno di ripetere questi momenti.
 

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