E' visitabile fino al 30 marzo 2026 la mostra 'Scienziate di clausura, Le monache speziali tra erbe, saperi e cura' allestita presso il Museo di Ispica (Rg)
Sabato, 13/12/2025 - Dietro le mura dei conventi, luoghi prevalentemente di clausura e silenzio, si sono sviluppate alcune sorprendenti competenze scientifiche femminili dell’età moderna. La mostra ‘Scienziate di clausura, Le monache speziali tra erbe, saperi e cura’, - inaugurata a Ispica (Rg) il 24 novembre, è visitabile al Museo di Ispica, Parco Forza, Via Barrera fino al 30 marzo 2026 - oggi in itineranza, porta alla luce un mondo quasi dimenticato: quello delle religiose che, tra XVI e XIX secolo, unirono spiritualità, osservazione empirica e perizia manuale per creare veri e propri laboratori scientifici ante litteram.
Molte comunità religiose femminili gestivano “spezierie” interne — officine di produzione di rimedi erboristici, infusi, distillati, unguenti e preparazioni medicinali. Qui, in un contesto storicamente ostile all’accesso delle donne alla scienza formale, le monache svilupparono saperi complessi,studiavano, registravano, sperimentavano di botanica, farmacologia, medicina pratica, chimica degli estratti. Strumenti di vetro soffiato, alambicchi, bilance di precisione, mortai in pietra o bronzo popolavano questi ambienti. Molte spezierie monastiche femminili erano note per la qualità dei loro prodotti, usati in primis per il benessere delle consorelle ma non meno apprezzati e richiesti al di fuori del convento.
Uno dei meriti della mostra è evidenziare quanto queste attività fossero, per le religiose, occasione di autodeterminazione economica e culturale, dando loro, allo stesso tempo, accesso a spazi di decisione, responsabilità e competenza raramente concessi alle donne nel mondo laico.
La mostra ricostruisce questi percorsi attraverso pannelli che illustrano gli horti conclusi, le ricette, gli erbari miniati, i manoscritti di segreti farmaceutici, i registri delle preparazioni e oggetti quali alambicchi, vasi farmaceutici, mortai e così via pari a quelli usati nei conventi.
Le monache speziali non si limitavano a riprodurre ricette tradizionali: spesso innovavano. Sperimentavano nuove combinazioni di piante locali, trasferivano nel laboratorio tecniche imparate da speziali o da altre religiose.Alcune comunità costruirono vere e proprie reti di scambio di semi, piante medicinali, ricette e metodi di coltivazione.
In ogni caso la dimensione della cura è centrale. Le spezierie non servivano solo il convento: erano spesso punti di riferimento per la popolazione, soprattutto femminile, in epoche in cui l’assistenza sanitaria era limitata e costosa.
Le monache preparavano rimedi per il parto, trattamenti per febbri e malattie infantili, balsami contro le infiammazioni. Il loro lavoro contribuiva concretamente alla salute pubblica, anticipando forme di medicina territoriale e comunitaria.
L’approccio era empirico, basato su osservazione e ripetizione: una forma di scienza “bassa”, artigianale e quotidiana, ma metodica. Proprio per questo la mostra invita a riflettere su cosa significhi produrre conoscenza e su come la storia della scienza si sia spesso concentrata su figure maschili e istituzioni ufficiali, trascurando gli spazi informali e quelli femminili.
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In questo senso, la mostra assume anche una lettura politica: racconta come, anche in condizioni di restrizione e controllo, le donne abbiano saputo generare competenze sofisticate, gestire risorse, negoziare autonomia e offrire servizi essenziali.
Rendere visibile questa memoria significa ampliare la narrazione della scienza. Non più una storia fatta solo di accademie, università, grandi scienziati, ma anche di laboratori marginali, di saperi pratici, di tradizioni femminili che hanno plasmato la conoscenza naturalistica e medica.
La mostra invita a riconsiderare la presenza delle donne nella scienza non come una recente conquista, ma come una costante storica troppo a lungo rimossa. Restituisce dignità a figure collettive e anonime, spesso prive di un nome ma centrali nel tessuto sociale e sanitario dei loro tempi.
Un invito al presente
In un momento in cui il dibattito sulla salute pubblica, la cura e il valore dei saperi tecnici è più attuale che mai, le “monache speziali” parlano anche a noi. Ricordano che la scienza nasce spesso nei luoghi inaspettati, che le donne ne sono state protagoniste per secoli e che recuperare la loro eredità significa immaginare un futuro più equo e inclusivo.
Sveva Avveduto
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