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Sguardi al femminile alla Festa del Cinema di Roma: l’impegno e la creatività delle registe

Sguardi al femminile alla Festa del Cinema di Roma: l’impegno e la creatività delle registe

Il corto ‘Ciao Varsavia’ di Diletta Di Nicolantonio contro la violenza, l’episodio ‘Blue Print’ dell’ambientalista Anne de Carbuccia e il premio ‘Womenlands’ al talento di Carla Simón

Mercoledi, 29/10/2025 - Fra i tanti esempi di impegno sociale e creatività legati all’arte cinematografica declinata al femminile, la Festa del Cinema di Roma, appena conclusa, ha saputo valorizzare alcune cineaste, esordienti o già note, le cui opere hanno offerto un particolare contributo, in ambiti differenti, alla prospettiva ed allo sguardo di genere.

• ‘Ciao Varsavia’ di Diletta Di Nicolantonio.

Di grande intensità il cortometraggio ‘Ciao, Varsavia’, scritto e diretto da Diletta Di Nicolantonio con Carlotta Gamba e Fortunato Cerlino e presentato in concorso nella sezione Onde Corte-Panorama Italia della 23ª edizione di Alice nella Città (sezione autonoma e parallela della Festa di Roma, dedicata alle giovani generazioni), dove si è aggiudicato il ‘Premio Andromeda Film’.

Girato tra l’Italia e la Polonia, il cortometraggio è frutto di un’urgenza sociale e del fortunato incontro professionale e artistico tra la giovane Diletta Di Nicolantonio e la nota attrice Sara Serraiocco - qui nell’inedito ruolo di produttrice esecutiva - ed esplora, con un approccio poetico ma anche realistico la complessità dell’essere giovani oggi, tra la ricerca di sé e la pressione dello sguardo altrui.

"Ciao, Varsavia nasce da un'urgenza personale e politica – ha affermato la regista - raccontare il corpo femminile non più come superficie da ammirare, ma come campo di battaglia. Volevo raccontare cosa significa vivere in un sistema che ti vuole magra, bella, silenziosa, e disponibile. Un sistema che ti ingabbia anche quando dice di volerti ‘guarire’.”

La storia racconta di come la protagonista Diana (la brava Carlotta Gamba), dopo un ricovero per disturbi alimentari, torni da sola nei sobborghi di Varsavia. Tra diete, pubblicità e specchi impietosi, cerca di dare un senso alla sua vita: quando riceve l’invito per un casting di lingerie, accetta senza essere davvero certa se vuole rinascere o sparire per sempre.

Per adattarsi a ideali estetici irraggiungibili, inseguendo modelli in cui la vita è misurata dalla forma fisica e dalla visibilità sociale, generazioni di ragazze e ragazzi perdono l’autostima senza rendersene conto e pagano un prezzo emotivo e psicologico altissimo.

“Ho girato questo in una Varsavia malinconica e decadente - prosegue la regista - simbolo di un’Europa fragile e vulnerabile come la protagonista: volevo esplorare le difficoltà e la solitudine di una giovane donna che fatica a inserirsi nella società, sviluppando un forte disagio interiore. Come tante ragazze, è esposta alla pressione sociale ed alla mercificazione del corpo, spesso legate ai social. Ho voluto anche raccontare un disordine alimentare, di cui conosco i meccanismi per motivi personali, che può essere legato a questi stati d’animo. Credo sia importante allontanarsi un po’ dall’impatto dei social e tornare alla vita reale, anche per costruire nuovi riferimenti per le generazioni future.”

‘Ciao, Varsavia’, con le musiche di Andrea Guerra, è una produzione Timber Production in co-produzione con Tak Mi Zle Films e Three Lions Production. Produttori esecutivi oltre a Sara Serraiocco, Teo Casani e Alexander Bilnik.


• ‘Blue Print’ (3° episodio della serie ‘Choose Earth’) di Anne de Carbuccia.


Altro importante sguardo al femminile, quello dell’artista ambientale, fotografa e regista franco-americana Anne de Carbuccia (nata in Corsica), che nell’ambito della serie ‘Choose Earth’, ha presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle, l’episodio ‘Blue Print’, il terzo di 5 episodi della serie prodotta da One Planet One Future Foundation, che documenta un decennio cruciale per il pianeta: quello che va dal 2014 al 2024, attraverso le storie degli Earth Protectors, donne e uomini, da tutto il mondo, impegnati a difendere gli ecosistemi e a costruire un futuro sostenibile.

La serie vuole documentare, in chiave antropologica, un decennio cruciale con un focus creativo sulla necessità di adattarsi, sull’importanza dell’eredità culturale e sui crescenti rischi per la democrazia così come la conosciamo.

“Si tratta di un racconto dedicato a chi lo vedrà nel 2050 – spiega la regista nella sua importante premessa rivolgendosi agli spettatori di domani - una testimonianza di come eravamo che guarda al futuro: girata senza l’ausilio dell’intelligenza artificiale tra il 2014 e il 2024 per cercare di mostrare cosa sapevamo, cosa temevamo e soprattutto cosa speravamo di realizzare. Solo voi sapete se ci siamo riusciti o meno”.

Un invito a riflettere sul nostro tempo come epoca di transizione e come opportunità di cambiamento ed un monito alla consapevolezza e alla speranza per il futuro del pianeta, al bivio tra la possibile salvezza e il non ritorno. Anne de Carbuccia esplora un mondo in continua trasformazione tra adattamento, perdita culturale e attivismo in cui la tecnologia e il cambiamento della società generano alternative ancora percorribili.

“Il problema non è l’intelligenza artificiale in sé - afferma la regista - ma come la useremo: per questo ho voluto specificare di non averne fatto uso in questa serie, per evidenziare questo periodo storico. Uno dei motivi per cui ho deciso di realizzare questo episodio è perché fin da ragazza ho trascorso molto tempo al mare, immersa in una profonda comunione con questo “Grande Blu”, che è nostro ed è unico perché connette ogni cosa, e ci unisce anziché dividerci”

Blue Print, terzo episodio della serie, è dedicato al tema degli oceani, cuore pulsante della vita sul nostro pianeta e risorsa fondamentale per il nostro ecosistema oggi gravemente minacciato da inquinamento, microplastiche, sfruttamento e cambiamenti climatici.

Girato tra Italia e Messico, Blue Print intreccia le testimonianze di scienziati, attivisti e comunità locali, tra cui in particolare la nota biologa marina Mariasole Bianco, il ricercatore Roberto Ambrosini, la comunità Jóvenes por Xcalak e l’attivista messicana Liliana Rodriguez Cortes, rappresentante dell’International Ocean Institute alle Nazioni Unite, per raccontare come la salute dei mari sia indissolubilmente legata a quella dell’umanità che abita il pianeta.

“Ho conosciuto Anne alla Giornata Mondiale degli Oceani, presso le Nazioni Unite - racconta Mariasole Bianco - sul tema Gender & Ocean, dove si discuteva di come le donne, in diversi ambiti della società, contribuiscano alla conservazione del mare, oltre che al suo studio e alla sua interpretazione artistica. È stato quindi anche un bel riconoscimento per noi, permettendoci di sentire altre storie di donne da ogni parte del mondo che fanno la differenza. Io credo molto nella collaborazione e nella partecipazione al cambiamento e credo che mettendo insieme l’ambito scientifico e quello artistico, il messaggio che veicoliamo possa raggiungere un pubblico più ampio”.

Dopo l’anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma e la presentazione in altri Festival, dal 10 dicembre 2025, quattro episodi della serie saranno disponibile su Amazon Prime Video. Ogni episodio esplora un tema specifico affrontando le potenti sfide dell’ultimo decennio: dalla perdita culturale nell’Himalaya causata dal collasso climatico ai movimenti giovanili nel nord del pianeta, che diventano sempre più fragorosi ed estremi.

Blue Print, episodio della serie Choose Earth, è stato scritto da Anne de Carbuccia con Luigi Montebello, anche direttore della fotografia. Il montaggio è di Giulia Baciocchi, le musiche originali di Vittorio Cosma. Una produzione One Planet One Future Foundation.


• A Carla Simón il premio ‘Womenlands Excellence Award’ di Alice nella Città


Un riconoscimento importante, per la regista Carla Simón, l’assegnazione del Womenlands Excellence Award, premio dedicato alle eccellenze femminili italiane e internazionali del mondo della cultura, dello spettacolo, dell'imprenditoria e dell’attivismo, consegnatole in occasione della sua partecipazione alla 23ª edizione del festival Alice nella città (Festa del Cinema di Roma) nell'ambito del "Fuori Sala" presso l’Hotel De La Ville.

«Sono felice di essere a Roma - racconta la regista - per me si chiude un cerchio perché, quando uscì "Alcarràs" non ho potuto esserci, dato che stavo per partorire. Tutti i miei film raccontano la mia infanzia, sono come un trittico sulla mia famiglia. Ho voluto riflettere molto sulla mia infanzia perché mi preoccupa il tema della memoria: entrambi i miei genitori sono morti quando ero bambina, quindi raccontare l’infanzia nei miei film è un modo per non perdere questa memoria. Ma ora sento l’esigenza di cambiare e, il mio prossimo film, sarà un flamenco musical».

Come omaggio speciale le è stata dedicata, nel corso del Festival, la proiezione della sua trilogia: "Estate 1993", "Alcarràs" (vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino) ed il suo nuovo film "Romería", proiettato in anteprima in Italia, dopo la presentazione ufficiale al Festival di Cannes.

Carla Simón, nel suo stile calmo ed improntato all’estrema semplicità esteriore, si esprime anche sul rapporto tra registe donne e cinema, affermando:

«È un ottimo momento per le registe donne. Quando penso al periodo in cui ho iniziato io, era veramente difficile trovare punti di riferimento femminili, invece ora ci sono tante registe e sceneggiatrici, ed è importante ascoltare la loro voce. Il governo spagnolo ha varato una straordinaria politica che pone rimedio a un disequilibrio storico, attribuendo più punteggi alle registe donne e consentendo loro di ricevere più fondi per i loro film. Questo continuerà, speriamo, finché non ci sarà una reale parità tra uomini e donne alla regia.
I Festival sono molto importanti perché aiutano a mettere i film sul mercato, ed essendo i miei film indipendenti, i Festival sono importantissimi, poiché consentono ai film di andare in sala ed essere visti dagli spettatori».

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