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Stereotipi e pregiudizi: Un sorriso per riflettere!

Stereotipi e pregiudizi: Un sorriso per riflettere!

Stereotipi e pregiudizi. Un sorriso per riflettere! Considerazioni e spunti di riflessione a seguito della mia partecipazione al Corso c/o Università Roma 3 dello scorso autunno 2008.

Venerdi, 21/08/2009 - “Guida degli stereotipi sessisti negli albi. Quante donne puoi diventare?”



Stereotipi e pregiudizi: Un sorriso per riflettere!





Vediamo il significato della parola stereotipo e pregiudizio dal vocabolario Zingarelli.

STEREOTIPO [da stereotipia, con stereo- e tipo]

A agg. Stereotipato Edizione stereotipa, ristampa identica di un testo, eseguita sulla stereotipia.

B s.m. 1 (psicol.) Percezione o concetto relativamente rigido ed eccessivamente semplificato o distorto di un aspetto della realtà , in particolare di persone o di gruppi sociali: pensare per stereotipi. 2 (ling.) Successione fissa e ripetuta di parole, che assume un significato lessicale globale e autonomo. SIN. Frase fatta.



PREGIUDIZIO [vc, dotta lat. praeiudiciu (m) comp. Di prae – ‘pre’ e ‘iudicium ‘ giudizio] Idea od opinione errata, anteriore alla diretta conoscenza di determinati fatti o persone, fondata su convincimenti tradizionali e comuni ai più, atta a impedire un giudizio retto e spassionato.

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Lo scorso autunno ho frequentato un Corso presso l’Università di Roma 3 dal titolo “Donne Politica Istituzioni” promosso e finanziato dall’Unione Europea. Un Corso che inizia in tutte le Università italiane lo stesso giorno quasi a voler simboleggiare la forza e l’impegno di tutti i partecipanti, docenti ed allievi, nella promozione delle Pari Opportunità a tutti i livelli. Dura tre mesi con frequenza bisettimanale. L’esperienza è stata entusiasmante! Quanta passione quanto impegno quanto cuore sono trapelati dalle docenti e docenti ma anche dagli “allievi” seppur velati da un’ombra di amarezza… eh sì, perché impegno, determinazione, cuore, mente non sempre producono il risultato sperato…allora mi sono chiesta ancora una volta perché le donne e le politiche di Pari Opportunità – in Italia – trovino così tanti ostacoli per affermarsi. Trapelava ma è stato anche detto chiaramente che uno degli obiettivi che si prefigeva il Corso era quello di trasferire alle “nuove” generazioni questa passione ed impegno per una società più equa. Ho messo “nuove” tra virgolette perchè di fatto non erano molte le giovani donne che partecipavano e credo che già questo dovrebbe essere un motivo di riflessione che però non tratteremo in questa sede…



Volevo approfondire i temi che trattava il Corso per cercare di capire meglio quali sono le dinamiche che tutt’oggi ostacolano l’ingresso delle donne nella vita pubblica della nostra società e devo dire in tutta franchezza che spesso sono uscita dall’aula con un senso di frustrazione. Cercavo risposte alle mie domande e soluzioni ai problemi irrisolti che vedono noi donne “vittime” di discriminazioni e palesi ingiustizie. Eppure le lezioni seppur molto interessanti e ben documentate non mi fornivano quegli elementi che cercavo…. Poi durante una lezione si è parlato di stereotipi e pregiudizi ed in particolare è stata distribuita la “Guida degli stereotipi sessisti negli albi”.



Non voglio certo dire di aver trovato la soluzione del problema (magari!) ma se non altro credo di aver trovato un valido ed interessante strumento che offre diversi spunti di riflessione ed analisi che mi stanno aiutando a capire meglio le dinamiche del problema o quantomeno aspetti rilevanti di esso. Vorrei condividere queste riflessioni con tutte /tutti coloro che avranno la pazienza di leggermi.



Durante il Corso ho “conosciuto” donne ed uomini che si sono battuti nel corso della Storia per il riconoscimento di diritti fondamentali, ne cito solo alcuni come:

- Francois Poullain de La Barre (Parigi 1647 – Ginevra 1726) sacerdote, filosofo e scrittore francese famoso per aver teorizzato il concetto di uguaglianza dei sessi “L’egalitè des deux sexes” (1673);

- Jean Antoine Nicolas de Caritat noto alla storia come Marchese di Condorcet (Ribemont 17 settembre 1743 – Bourg – la – Reine 29 marzo1794) matematico, economista, filosofo e politico francese si espresse a favore del diritto di voto alle donne scrivendo un articolo per il Journal de la Société (1789) e pubblicando De l’admission des femmes au droit de cité (1790). Considerava l’uomo in costante avvicinamento verso l’utopica società perfetta. Perché ciò fosse davvero possibile, comunque, Condorcet insisteva sulla necessità di unione tra gli uomini, indipendentemente da razza, religione, cultura o sesso;

- Olympe de Gouges (Montanban 7 luglio 1748 - Parigi 3 novembre 1793) drammaturga e giornalista francese che visse durante la rivoluzione francese e lottò affinché le donne ottenessero gli stessi diritti degli uomini;

- Cristina Trivulzio di Belgioioso (Milano 28 giugno 1808 – Milano 6 luglio 1871) patriota italiana che partecipò attivamente al Risorgimento italiano;

- Anna Maria Mozzoni (Rescaldina 5 maggio 1837 – Roma 14 giugno 1920) pioniera del femminismo. Dedicò tutta la sua vita per la concessione del voto alle donne.



Donne e uomini hanno quindi combattuto insieme nel corso della storia per una società più giusta dove ogni individuo è conscio di sé e dei propri diritti perseguendo l’uguaglianza e la parità.



Nel recente passato sono state tante in Italia le conquiste sociali e politiche delle donne, segnate nel tempo dal diritto di voto nel 1946 - quando il 2 giugno di quell’anno donne e uomini insieme andarono a votare per scegliere tra monarchia e repubblica - al riconoscimento della piena parità tra uomini e donne sancita dal testo fondamentale della Repubblica Italiana: la Costituzione.



Eppure a quasi 61 anni dalla sua entrata in vigore, il 1 gennaio 1948, la discriminazione di genere pare essere viva e vegeta sotto diverse forme. La Costituzione italiana ha gettato le fondamenta per l’affermazione del principio delle pari opportunità in Italia. Furono 21 le donne che sedettero sui banchi dell’Assemblea Costituente della Repubblica italiana e 5 di loro fecero parte della Commissione dei 75 che scrisse il testo della Carta Costituzionale.



Di seguito gli articoli più significativi della nostra Costituzione in tema di Pari Opportunità:



• Art. 1: “L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

• Art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

• Art. 29: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.

• Art. 37: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione.

La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.

La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione”.

• Art. 51 (il secondo periodo è aggiunto con legge costituzionale n. 1 del 30 maggio 2003): “Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.

• Art. 117 (testo introdotto dalla legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, sulla potestà legislativa di Stato e Regioni): “Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”.

Poi sono venute le leggi degli anni settanta ( 1970 divorzio – 1977 riforma diritto di famiglia – 1977 Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro), il riconoscimento della discriminazione indiretta, il recepimento delle direttive europee. Eppure le donne appaiono ancora discriminate nel lavoro come nella politica e nella società. I principi formali devono diventare diritti sostanziali.



Nonostante tutto permane significativa la disparità retributiva tra donne e uomini soprattutto per la maggiore presenza femminile nei settori d’attività meno retribuiti o più precari ed il discorso non è più roseo se da lavoro e conciliazione si passa alle sfere del potere dove le donne sono vistosamente sottorappresentate. Senza contare l’influenza ancora marcata che gli stereotipi sessisti hanno sulla scelta del percorso di studi e le conseguenti opportunità di carriera.



Non voglio certo avere la pretesa o presunzione di trovare una risposta al perché certi fenomeni così complessi siano fortemente radicati nella nostra società ma dopo la lettura della “Guida” credo che l’analisi debba partire proprio da noi, dal nostro modo di essere, di comportarci e soprattutto di educare i nostri figli.

Non basta essere super preparate con lauree, master e quant’altro se poi ripetiamo all’infinito modelli comportamentali che perpetueranno atteggiamenti e modi di pensare che ingessano le persone ad un ruolo e non al loro essere.



Se continuiamo a ripetere quei modelli che vedono per esempio il papà seduto in poltrona a leggere beatamente il giornale e la mamma con il grembiule alle prese con le faccende domestiche ed i bambini intorno non credo che riusciremo tanto presto ad uscire dal recinto e rompere il cosiddetto tetto di cristallo. Ci vuole equilibrio e la parole chiave è condivisione dei compiti nel lavoro di cura. Quindi ben venga il papà in poltrona che legge il giornale ma anche la mamma che fa altrettanto. Invito tutte e tutti a leggere questa “Guida degli stereotipi sessisti negli albi” con il sorriso sulle labbra e lo spirito critico che ci aiuterà col tempo a modificarci soprattutto se saremo veramente convinte della necessità di cambiare in meglio i nostri modelli educativi di riferimento e vivere con serenità il lavoro fuori casa insieme a quello di cura.



E’quindi auspicabile e deve essere obiettivo comune che donne e uomini insieme condividano i compiti che giornalmente ci attendono per una gestione della vita più equilibrata e serena. Questo potrà accadere, però, se fin da piccoli i bambini con tutta naturalezza vedranno già in casa questo equilibrio tra mamma e papà.

Vorrei, infine, chiudere con una lettera di Sarah Moore Grimkè (1792 – 1873) che mi sembra molto attuale nella sua analisi e ancora “adattabile” a noi e ai nostri giorni:



“Ora, mia cara sorella, ho completato la mia serie di lettere. Sono consapevole che contengono alcuni nuovi punti di vista; ma credo che siano basati sulle verità immutabili della Bibbia. Tutto ciò che desidero per essi è l'onesta e religiosa attenzione di cristiani. Se si scontrano con alcuni nostri peccati intimi, con nostri pregiudizi profondamente radicati, con le nostre opinioni a lungo nutrite, non condanniamoli per quel motivo, ma esaminiamoli coraggiosamente e religiosamente e non arretriamo di fronte all'esame; perché, se sono giusti, essi impongono gravi responsabilità alle donne. Nel proporli dinanzi al pubblico sono stata mossa solo dalla convinzione che se fossero messi in pratica, essi esalterebbero il carattere e renderebbero più utile il mio sesso, e contribuirebbero alla felicità e alla virtù dell'altro. Che ci sia una radice amara che continuamente spunta nelle famiglie e turba il riposo sia degli uomini che delle donne, deve essere chiaro perfino a un osservatore superficiale; e ritengo che sia la nozione errata dell'ineguaglianza dei sessi. Così come c'è una presunzione di superiorità da una parte, che non è sanzionata dal Signore, c'è un continuo sforzo dall'altra per arrivare a quel grado di dignità, che Dio ha destinato alle donne in comune cogli uomini, e di affermare quei diritti, e di esercitare quei privilegi che il buon senso di ogni donna, a parte i suoi pregiudizi d'educazione, dice a lei essere inalienabili; sono una parte della di lei natura morale, e possono cessare solo quando la sua anima immortale si estingue.

Una parola ancora. Sento che sto invitando il mio sesso a rinunciare a ciò che è stato, a ciò che è ancora caro ai loro cuori, l'adulazione, le attenzioni degli uomini frivoli. Sto loro chiedendo di respingere questi nemici insidiosi ogniqualvolta si approssimano; di manifestare con la loro condotta che, sebbene esse apprezzino altamente la compagnia di uomini pii e intelligenti, esse non trovano alcun gusto nella conversazione vana, e per quella sciocca preferenza che s'esprime nel favorire la loro comodità personale, spesso con grande disagio dei loro compagni maschi.

Tua nei vincoli della femminilità,

Sarah M. Grimké ".



Buona lettura!





Elena Valvo



















Roma, 26 maggio 2009

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