Una passeggiata romana al tempo della pandemia offre scorci di straordinaria e sconosciuta bellezza
Giovedi, 07/05/2020 - Un improvviso appuntamento con richiesta ufficiale unita alla mia autocertificazione mi suggerisce l’idea di approfittarne per raggiungere a piedi, per quanto possibile, l’indirizzo stabilito regalandomi in piena legittimità e correttezza la vista e un tentativo di osmosi col centro storico di Roma nella sua bellezza solitaria, cercando di cogliere qualche segmento della sua vita segreta in questi disperati e per molti disperanti giorni di coronavirus.
reclusione forzata, la macchina la porta via con sè. Macchine tante, mi ripeto e sottolineo: un disturbo alla bellezza di questa parte di città, anche se per assurdo sono proprio loro a garantire e raccontare, a modo loro, che la città è viva. Seppur nascoste tra le antiche, onorevoli mura dei palazzi che incontro ci sono famiglie, persone, voci e vita, per dirla in sintesi che nella rarefatta aria che mi circonda si fanno sentire fino alla strada in modo nitido. Precisazione utile per spiegarmi quel sentimento originale che provo percorrendo Via Condotti ed entrando in Piazza di Spagna , entrambe, quelle si, vuote e senza neanche macchine al di là di una presenza di carabinieri e vigili urbani, custodi protettori di tanta bellezza assente e lontana nella sua surreale alterità. È qui che ritrovo immediato quel sentimento già colto nei filmati nelle immagini divulgate di una Roma vuota e percorsa nei suoi monumenti, piazze, fontane, chiese più belle e famose. Quella Roma che sembra pulsare di una sua vita propria, laica e religiosa, che incrocia con la sua architettura dialogante i secoli e la storia, che prescinde da noi e che la rende magnifico “museo”. Ma museo non è un concetto che mi piace, che la rappresenti e definisca, altro che quando lo usiamo come battuta.
Eliseo mi sia apparso come una piccola magica sorpresa, venuta per caso, ma forse non del tutto, a sintetizzare tanti dei pensieri sulla Roma sul quel pezzetto di Roma e della sua storia che ho attraversato in questo ultimo giorno di uno strano aprile. Ed è stato proprio riflettendo e interrogandomi quale altra Roma, rispetto da quella da me sempre conosciuta, stessi attraversando? Quale il suo futuro con noi e quale altro risvolto ci sarà da vedere e da capire? Ed è lì che mi colpisce la solitudine imponente della Banca d’Italia , Il Traforo silenzioso e abbandonato al suo ruolo di semplice galleria, in attesa delle macchine che gli restituiscano vita, Il Palazzo delle Esposizioni chiuso e con un visibile lavoro di restauro, almeno così sembra, sulla scalinata, le panchine vuote in tutta la Via che è poi una delle pochissime strade romane che offra tali luoghi di riposo ed osservazione, forse soprattutto per i turisti. Viaggiatori oggi assenti, quelli che la percorrono in tempi normali da Piazza Venezia a Piazza della Repubblica, accompagnati dall’abbraccio di una Roma da sempre aperta a tutti e che tutti accoglie con sussiego e benevolenza, come conviene a una vecchia signora; ma sempre con quell’affetto sornione di chi nella vita ha visto tutto e tutto sopporta e ascolta in attesa che chi la guarda, l’osserva capisca e ne tragga riflessioni utili. Ed è allora proprio questo cercare di capire la città nel vuoto umano che in questi giorni l’attraversa , che diviene difficile e indefinibile. Al fine del mio cammino, pro tempore, mi è rimasto il desiderio di riprenderlo la prossima occasione per continuare a parlare con questa nostra capitale e cercare di interpretare quel che ha da dire, che non è ne semplice ne scontato, ma sicuramente trasuda della saggezza unica di chi già tutto ha visto e sa raccontare, e forse, sa consigliare come affrontarlo. Certo, penso mentre torno a casa, non è facile percepire il messaggio che Roma ci manda oggi che al Campidoglio non ci sono oche che starnazzando avvertano che il nemico avanza. Eppure se sappiamo ascoltare e guardare in silenzio, forse, il nemico che ci invade possiamo comunque preparare e progettare non solo per ricacciarlo indietro ma progettare un nuovo tempo e riprendere anche un colloquio intenso con questa nostra incredibile città. Che racconta di tutto e da infinite esperienze secolari …. Il dialogo, per me , continua.
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