'Una Sconosciuta a Tunisi': morire per rinascere alla libertà
Nelle sale italiane, con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, il magnifico film di Mehdi M. Barsaui che, mediante la storia di Aya, racconta la genitorialità oppressiva, la misoginia e il sessismo nella società tunisina
Mercoledi, 06/08/2025 - Già presentato all’81ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia in Concorso nella sezione Orizzonti, il film ‘Una Sconosciuta a Tunisi’ (titolo originale ‘Aïcha’), da pochi giorni nelle sale italiane distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, sta riscuotendo un notevole interesse da parte del pubblico.
Diretto dal regista tunisino Mehdi M. Barsaui, già apprezzato per il drammatico e pluripremiato ‘Un figlio’ - ambientato nel cuore della Rivoluzione dei Gelsomini del 2011 - film con cui Barsaui ha esordito alla regia nel 2019, ‘Una Sconosciuta a Tunisi’ denuncia, attraverso la storia della protagonista Aya, la condizione delle donne ed il posto loro assegnato in una società, come quella tunisina, che si considera moderna ma che è ancora in buona parte legata a tradizioni conservatrici e patriarcali, dove i genitori possono ancora esercitare il potere di decidere sulla vita delle figlie femmine, spingendole a matrimoni combinati per interessi economici.
Aya, quasi trentenne, vive infatti una vita senza sogni a Tozeur, una cittadina nel sud della Tunisia: costretta dalla famiglia a lavorare in un grande hotel turistico per portare i soldi a casa, la giovane donna si sente in trappola, obbligata ad abitare a casa con i genitori (che insistono a proporle per marito un ricco divorziato molto più grande di lei), per i quali paga l’affitto e le bollette, senza riuscire a vedere cambiamenti all’orizzonte.
Un giorno, il minivan-navetta che quotidianamente la porta dalla sua città natale all’hotel dove lavora, ha un tragico incidente, in cui lei risulta essere l’unica sopravvissuta, ma tutti la credono morta a causa delle fiamme che hanno distrutto il veicolo. Aya coglie al volo l’occasione per sparire, ricominciare da capo e reinventarsi: fugge così a Tunisi inventando per sé un nuovo nome e una nuova identità, sconosciuta in una città tutta da scoprire.
Ma le cose non saranno facili, sia per la mancanza di documenti della ragazza e sia per il suo ingenuo fidarsi di persone poco raccomandabili. Presto tutto inizia a vacillare, e la ritrovata libertà viene messa a repentaglio quando la ragazza è testimone di un abuso della polizia e di altri loschi figuri che pensava suoi amici: Aya, che ha cambiato il suo nome in Amira, si troverà così a mettere in gioco il suo futuro, la sua vita e la sua stessa identità. In un finale a sorpresa, dopo una serie di colpi di scena perfettamente dosati, all’interno di una sceneggiatura impeccabile, l’ultimo nome scelto dalla protagonista, Aïcha (libertà) le restituirà, finalmente, anche di fatto, il bene per lei più prezioso.
Il regista, Mehdi M. Barsaui si addentra nelle vite dei giovani tunisini, i cui sogni vengono troppo spesso negati. ‘Una Sconosciuta a Tunisi’ è un film sui nuovi inizi e sulle seconde possibilità, che mette in scena le contraddizioni e le molteplici pressioni presenti nella società tunisina, in particolare sulle donne. Per la giovane protagonista, la ricerca della libertà e il desiderio di vivere pienamente la vita si scontrano con un paradosso in cui la vera libertà può essere raggiunta solo attraverso la morte, che inaspettatamente le offre l'occasione di cambiare la propria vita.
“Nel 2019, una notizia ha scosso l'opinione pubblica in Tunisia - racconta il regista - Una giovane donna miracolosamente sopravvissuta a un incidente d'autobus decise di fingersi morta per mettere alla prova l'amore dei genitori. Abbandonare tutto, da un giorno all'altro, senza premeditazione, nascondersi, lasciarsi alle spalle la famiglia, il passato, le ferite...L'ho trovato affascinante, eroico e profondamente triste allo stesso tempo...Come si fa a diventare così disperati? Come si può, in un paese che santifica l'autorità genitoriale, dove si deve obbedire anima e corpo ai propri genitori, infliggere loro una tale sofferenza? E soprattutto, perché? Cercando di rispondere a queste domande mi è venuta l'idea del film. La giovane donna in questione ha resistito solo tre giorni al suo segreto nella vita reale, ma la storia è rimasta con me, perseguitandomi fino al giorno in cui ho scoperto che sarei diventato padre di una bambina. Allora mi si è accesa una lampadina: la genitorialità ti proietta inesorabilmente nel futuro, spingendoti a gettare le basi dei principi e dei valori che vuoi trasmettere ai tuoi figli”.
Ancora una volta il regista, sempre attento alla condizione femminile ed alle esigenze ed aspirazioni dei giovani, pone l’accento su numerosi temi, come l’autorità familiare, la remissività, la misoginia, il patriarcato e il ruolo che si vuole le donne mantengano nella società, denunciando anche con coraggio la corruzione e l’oppressione della polizia nei confronti dei civili.
“Nel definire le motivazioni che hanno spinto questo personaggio femminile verso una ricerca di ricostruzione - conclude il regista - la realtà della Tunisia mi ha raggiunto. Tra frustrazione, ingiustizia sociale, sollecitazioni familiari e diktat sociali e religiosi, questo personaggio impersonava una gioventù tunisina tormentata e imbrogliata, a cui sono state tarpate le ali...una gioventù privata del proprio libero arbitrio a favore di credenze ancestrali. Pieni di sogni e di sete di libertà, sacrificati sull'altare dell’ideologia sociale, religiosa ed economica di un paese. Nella sua ricerca della libertà, il mio personaggio deve affrontare diversi ostacoli: l'autorità familiare e il rapporto di sottomissione, la misoginia, il sessismo e, più in generale, il posto della donna nella società, ma anche la corruzione e la presenza oppressiva della polizia, la sua onnipresenza e onnipotenza sulla popolazione”.
Fra le/gli interpreti, oltre all’affascinante e talentuosa protagonista, Fatma Sfarr ed al noto attore tunisino Nidhal Saadi, da segnalare Yassmine Dimassi, Hela Ayed, Mohamed Ali Ben Jemaa, Ala Benhamad, Saoussen Maalej.
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