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Vera Luftig e Las mamàs belgas

Vera Luftig e Las mamàs belgas

Infermiere volontarie durante la guerra civile spagnola. Una storia eccezionale che vi raccontiamo per la prima volta in Italia

Martedi, 11/04/2023 - Poche sere fa, non in Italia, mi è capitato di assistere alla proiezione di un piccolo e prezioso documentario che racconta la storia di un gruppo di donne, le quali nel 1937 partirono dal Belgio per fare le infermiere in un ospedale di guerra e divennero le principali oppositrici del regime di Franco e anche di Hitler.
Il documentario si chiama “Las mamàs belgas” ed è stato realizzato nel 2016 da Sven Tuytens, regista, giornalista e documentarista belga corrispondente per VRT, una delle due emittenti pubbliche belghe.
Questa storia, come tante altre storie di donne, è stata per lungo tempo dimenticata, volutamente o no, finché è arrivata a Tuytens attraverso una fotografia che gli era stata data dallo storico Rudi Van Doorslaer.
La foto, scattata il primo maggio 1936, mostrava un gruppo di undici ragazze davanti all'Hotel Colón di Barcellona con un grande striscione PSUC (Partito Socialista Unificato di Catalogna). Erano le infermiere ebree che andavano a lavorare all'ospedale Ontinyent. Provenivano dal Belgio e non erano solo infermiere, ma combattenti per la libertà.
Tuytens, sentendo di avere tra le mani una storia di una certa importanza, si è recato sui luoghi ed è riuscito a trovare una delle testimoni di quell’epoca, Maria Rosario Llin Belda, che nel 1937 aveva solo quindici anni, lavorava in quell’ospedale e ricordava perfettamente nomi, fatti e circostanze.
Grazie alla testimonianza di questa donna quasi centenaria e ancora lucidissima e grazie anche all’aiuto del ricercatore Joan Torro, Tuytens ha potuto ricostruire tutta la storia, che ha documentato in un libro (pubblicato prima in olandese e poi in spagnolo), seguito da questo prezioso documentario, dove, in 26 minuti, ricostruisce questa fase della storia che ha visto il contributo importante delle donne, ma di cui non si parla mai nei libri di storia.
Dopo averlo visto, mi sono messa alla ricerca della storia delle mamàs belgas e della loro leader, Vera Luftig, ed ho trovato una discreta quantità di siti esteri che ne parlano: in lingua catalana, spagnola, francese e inglese.
Ho cercato dappertutto, ma in Italia non ho trovato nessuna piccola traccia per cui, orgogliosamente, posso affermare che questa piccola grande storia, in Italia, per la prima volta, è oggi raccontata da Noi Donne.
Il documentario di Tuyens ha già raggiunto almeno sette Paesi del mondo, è stato ampiamente dibattuto in convegni e incontri accademici, inoltre è stato pluripremiato in importanti festival cinematografici.
La storia racconta che questo eroico gruppo di infermiere ebree belghe e olandesi, si recarono all’ospedale Ontinyent, in Valencia, per curare i soldati repubblicani feriti combattendo il fascismo durante la guerra civile spagnola. Ecco i loro nomi: Vera, Golda e Rachela Luftig, Lya Berger, Henia Hass, Rachel Wacsman, Hilda Wajnsztejn, Rajza Gold-finger, Genia Gross, Lucy Blitzer, Frieda Buchhalter, Lily Friedman, Olga Harmat, Gutka Kinzclewska, Anna y Adela Korn, Rosa Leibovic, Marie Mehrel, Stunea Osnos, Rachel Oulianetsky e Cyla Vospe.
Il regista Tuyens ha affermato che «Le mamme belghe sono state doppiamente dimenticate: come donne e come ebree».
È necessario preservare questa storia dall’indifferenza e dall’oblio, per questo ho deciso di parlarvene.
L’ospedale Ontinyent era gestito dall'Internazionale operaia e socialista e dalla Federazione sindacale internazionale. Quell'ospedale, chiamato The Belgian, era uno dei meglio attrezzati in Spagna, con riscaldamento, celle frigorifere, laboratori, sale operatorie, radiologia e moderne attrezzature per anestesia, reparti ortopedici, un'innovativa équipe di chirurgia plastica e un crematorio dove venivano inceneriti gli arti amputati e i rifiuti ospedalieri.
Le infermiere venute a lavorarci furono istruite rapidamente e vi presero servizio il 2 maggio 1937. Esse, oltre a curare i feriti e i malati, svolsero anche un’apprezzabile lavoro di supporto psicologico e di solidarietà, rendendo l'ospedale un centro socio-culturale, con un coro, corsi di alfabetizzazione, laboratori, serate teatrali e l'edizione del piccolo giornale “La voz del herido”. Per questo furono stimate e benvolute dai feriti e dalla popolazione, che le chiamava affettuosamene “las mamàs belgas”.
Tra di esse, spicca la figura di Feigla Vera Luftig, conosciuta semplicemente come Vera o come Vera Akkerman, un'ebrea, polacca di nascita e belga d'adozione. Vera ebbe vita avventurosa. Aveva sposato il leader sindacale Emiel Akkerman, il quale si era arruolato come volontario nelle Brigate Internazionali, una formazione di sinistra nata con lo scopo di combattere contro il fascismo nella guerra civile spagnola. Inviato al fronte, egli morì poco dopo, come anche suo fratello Piet. A quesro punto Vera e le sue due sorelle, Golda e Rachele, ed un gruppo di donne da lei reclutato, decisero di intraprendere un viaggio che le avrebbe condotte in Spagna, per entrare a far parte delle mamàs belgas e per unirsi concretamente alla lotta antifascista. Con la vittoria di Franco, le tre sorelle, come le altre infermiere ebree e comuniste, dovettero lasciare rapidamente la Spagna per non essere imprigionate o fucilate. Si stabilirono a Bruxelles e Vera, avendo un’ottima presenza fisica, che curava molto, lavorava come modella per dei pittori. Fu proprio in quell’ambiente artistico che, quando iniziò la seconda guerra mondiale, ella incontrò Leopold Trepper, direttore dei servizi segreti sovietici, e si unì alla resistenza antinazista. Era un membro attivo della Die Rote Kapelle (L'orchestra rossa), un gruppo di spionaggio e sabotaggio. Il suo nome in codice era La Negra ed il suo compito era quello di digitare messaggi in codice. Nel gergo dello spionaggio, Vera Luftig era “la pianista” che premeva i tasti dell'apparecchiatura di emissione (“il carillon”). Il gruppo riuscì a scovare preziose informazioni sugli obiettivi della Wehrmacht, contribuendo così alla vittoria sovietica nella battaglia di Stalingrado.
Rachela Luftig faceva anche parte della rete di partigiani ebrei del Mobiel Corps. Detenuta dalla Gestapo, fu internata nel campo di Ravensbrück. Vera Luftig riuscì a fuggire in Francia e agì da collegamento tra due agenti sovietici: l'ebreo-tedesco Henri Robinson (Harry) e la russa Anna Maximovitch. La rete fu disarticolata, ma era di nuovo in grado di fuggire e visse nascosta tra Royat e Ayat-sur-Siule fino alla fine della guerra.
Invece i suoi genitori e la sorella Golda furono deportati ad Auschwitz-Birkenau, dove furono sterminati nelle camere a gas nel 1942. Sopravvisse solo il marito di Golda. Vera riuscì a sfuggire molte volte alla cattura. Alla fine della guerra poté tornare ad Anversa e pochi anni dopo partì per Bruxelles.
Nel 1951 ottenne un lavoro presso l'ospedale Sint-Pieters di Bruxelles grazie al dottor Dumont, ma visse per anni sotto l’attenzione costante dei servizi segreti belgi, in quanto sospettata di essere ancora una spia sovietica, ma nulla fu dimostrato in merito. Morì di cancro il 24 giugno 1959 a soli cinquant’anni.



Per anni la storiografia ebraica ha trascurato i brigatisti. La narrazione della Guerra Fredda li ha trasformati in sospetti alleati del comunismo sovietico, mentre in Israele sono stati disprezzati per aver combattuto una guerra straniera anziché rimanere a casa per combattere contro la Rivolta Araba del 1936-1939.
Col passare del tempo, questa immagine negativa è cambiata: i brigatisti per lo più non erano sionisti, ma Israele ha riconosciuto che, nella loro lotta, avevano difeso tutti gli altri ebrei. Allo stesso tempo, alcuni veterani emigrarono in Israele, trovandovi una maggiore accettazione rispetto, ad esempio, alla Polonia comunista, che li perseguitò dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967.
Nel 1980 lo storico belga Rudi Van Doorslaer è stato il primo a realizzare uno studio sui brigantisti belgi nella guerra di Spagna. Poi, nel 1991, nella sua tesi di dottorato ha documentato che ad essa avevano partecipato un gran numero di ebrei: più di duecento uomini e ventisette donne.
Su Internet ho trovato un breve riferimento ad uno studio che documenta che nella guerra civile spagnola ci furono anche mille infermiere italiane (link: https://spanje3639.org/2016/11/26/een-succesvolle-documentaire/). Dettagliati studi di genere su questo sanguinoso periodo della storia potrebbero, anche nel nostro Paese, rivelare particolari interessanti. Lo studio citato ci dice solo che le infermiere italiane furono mosse da motivazioni ideali e politiche.
Se volete approfondire la storia che vi ho raccontato, vi lascio una serie di riferimenti in basso.

SITOGRAFIA DI RIFERIMENTO

https://ca.wikipedia.org/wiki/Feigla_Vera_Luftig
https://guadarchivo.es/novedades/
https://nl.wikisage.org/wiki/Vera_Luftig
https://spanje3639.org/2016/11/26/een-succesvolle-documentaire/
https://internationale-frauen-im-spanischen-krieg-1936-1939.de/Luftig,%20Faigla.html
https://www.elnacional.cat/ca/cultura/sven-tuytens-mamas-belgas_373123_102.html
https://www.cercleshoah.org/spip.php?article787
https://www.libreriaprimerapagina.es/producto/las-mamas-belgas/
Las_mamás_belgas_la_lucha_de_un_grupo_de_enfermeras_contra_Franco_y_Hitler (qui la storia completa au Academia.edu scritta in poche pagine da Sven Tuytens )
https://www.ancestry.com/genealogy/records/vera-feigla-luftig-24-xdj6gw
https://juventudperucuba.blogspot.com/2019/03/las-mujeres-comunistas-que-llegaron-de.html
https://filmfreeway.com/809285
www.thejc.com/news/all/the-heroes-of-spain-s-civil-war-1.507521

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