Violenza sulle donne: presentati i dati dell’indagine del CLES
Il Centro Lametino Educazione Sociale presenta i risultati di un’indagine dedicata al fenomeno violenza condotta in occasione della Campagna del Fiocco Bianco
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell'iniziativa.
Il Campione comprende 111 ragazzi tra i 15 e i 19 anni frequentanti le scuole di secondo grado del territorio Lametino. La tecnica adottata per la rilevazione dei dati è stata quella del questionario semi-strutturato, in cui sono state previste domande con risposte fisse predeterminate e domande aperte. L’indagine misura quattro diversi tipi di violenza e molestia: fisica, psicologica, sessuale, economica. La violenza è stata intesa come azione volontaria e coercitiva volta a colpire la persona con attacchi diretti ed aggressivi, in maniera tale da costringerla a fare o subire un atto contro la propria volontà. Mentre per molestia si è inteso qualsiasi comportamento intrusivo, persistente ed insidioso, che per una delle parti risulta essere indesiderato e, pertanto, lesivo della libertà. A monte della somministrazione del questionario ai ragazzi è stato fornito un foglio informativo in cui venivano spiegati i contenuti della classificazione adottata. Gli indicatori non sono stati ulteriormente graduati o suddivisi, benché questo avrebbe comportato una valutazione più dettagliata e approfondita. L’indagine si è volutamente fermata su di un piano esplorativo, allo scopo di evitare di intimidire i ragazzi ed inibirne le risposte, considerata la delicatezza delle tematiche inerenti ad aspetti intimi della persona. La scelta di condurre l’indagine nelle scuole è stata motivata da due significative considerazioni: 1) osservare l’andamento del fenomeno fra gli adolescenti, in un contesto -quello della modernità- in cui la violenza sembra profilarsi come modalità espressiva dotata di capacità strutturante della realtà (Corradi, 2008); 2) la scuola, essendo luogo educativo per eccellenza, ci è sembrato l’humus adatto in cui far seguire una riflessione corale di approfondimento in un’ottica di divulgazione di conoscenza, prevenzione e opposizione al fenomeno, con particolare attenzione alla violenza di genere, dove gli uomini sono aggressori e le donne vittime. In uno scenario in cui è aumentata l’attenzione per la violenza contro le donne e in cui i ruoli sessuali sono in mutamento, il fenomeno continua a manifestare il suo carattere endemico, penetrando trasversalmente nel tessuto sociale fra i diversi status (Istat, 2006).
Principali risultati
Sono stimati in 27 i ragazzi vittime di comportamenti lesivi (il 29,97% del campione). 12 ragazzi hanno subito episodi di violenza (13,32%), 10 hanno subito episodi di molestia (11,1%), 5 hanno subito episodi di violenza e molestia insieme (5,55%). Il prospetto n°3 (in cui il dato non è puro ma è stato cumulato per esigenza di rilevazione), ci informa che di questi il 23,31% ha subito episodi di violenza/molestia di tipo psicologico, il 12,21% di tipo fisico, il 2,22% ha subito episodi di violenza sessuale, l’1,11% di tipo economico. Questo a testimonianza del fatto che la violenza si manifesta in vari modi e attraverso varie forme. (l’1,11% non specifica la tipologia).
L’istogramma n°4 evidenzia che il tasso di denunce è minore. L’11,1% del campione, a fronte del 18,87% che non effettua denuncia rispetto all’episodio di violenza/molestia subito. Fra coloro che non denunciano, cartello n°5, l’1,11% non lo fa per paura, il 3,33% per vergogna, il 13,33% per altro. L’1,11 non specifica il motivo della mancata denuncia. Il dato ci segnala la reticenza e il silenzio delle vittime, ed è indicativo di quanto ancora il sommerso sia diffuso.
Nel questionario una delle domande aperte richiedeva agli intervistati di fornire una breve definizione di violenza e una breve definizione di molestia. Il dato qualitativo, per la varietà di risposte date, è risultato essere difficilmente operazionalizzabile. Si può commentare, però, che i ragazzi hanno effettuato un distinguo fra violenza e molestia attribuendo alla prima caratteristica di azione diretta e alla seconda modalità di comportamento insidioso e fastidioso. In entrambi i casi veniva evidenziata l’asimmetria della relazione e lo squilibrio di potere.
La figura n°6 rileva l’argomento inerente al tema trattato suscettibile di approfondimento per i ragazzi. Il 21,9% del campione è interessato a saperne di più sulla violenza contro le donne, il 18,87% sulla violenza psicologica e fisica, il 13,22% sulla pedofilia, il 7,77% sulle molestie. Ancora il 7,77% è interessato a capire da dove origina il fenomeno violenza, lo stato d’animo delle vittime, quali interventi per superare il trauma. Il 6,66% come comportarsi ex-ante (consigli utili per scongiurare l’aggressione) ed ex-post, quali gli interventi legislativi, sociali e culturali. Segue: interesse per la violenza economica 4,44% del campione, bullismo 3,33%, stalking 2,22%, violenza contro le donne mussulmane 2,22%, violenza contro gli immigrati 1,11%. A fronte di questi dati c’è un 17,76% del campione che dichiara di non voler approfondire nessun argomento e un 16,75% che non specifica. La quasi totalità del campione (89,51%) si mostra interessato ad approfondire la conoscenza del fenomeno, come del resto hanno dimostrato i ragazzi nel corso degli incontri organizzati dal C.L.E.S. successivamente alla ricerca, dove la stessa è stata presentata, con vivacità e puntualità di domande. Tuttavia ci sembra significativa la percentuale di coloro che, dichiarando disinteresse all’argomento o non specificandolo (34,51), potremmo definire ignavi.
Cosi come non ci sembrano da sottovalutare i numeri della violenza in quanto a diffusione. Quasi un ragazzo su tre ne è vittima. E ciò è tanto più grave considerata la giovane età. Inoltre c’è ancora una grossa resistenza a parlare della violenza subita. La ricerca condotta dal C.L.E.S., anche se in piccolo dato il suo carattere esplorativo-descrittivo, dimostra che il fenomeno segue l’andamento delle stime registrato su scala nazionale. A nostro avviso si rende necessario ed urgente implementare interventi di promozione sociale e culturale nelle istituzioni, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, adottando il modello relazionale come nuovo paradigma della socializzazione, in cui l’identità si forma attraverso il riconoscimento dell’Altro da sé. Il modello relazionale sembra offrire una lettura più adeguata del tempo presente e intercettare meglio i bisogni emergenti dalla pluralità che caratterizza la società post-moderna. Come dimostra la ricerca Istat 2006, la rete sociale può essere uno strumento decisivo non solo per rispondere alla domanda di accoglienza delle vittime, ma anche a contenere e ad arginare, se strutturata adeguatamente, il fenomeno violenza.
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